Accuse archiviate per 7 medici del Papardo indagati per la morte di Paolo Currò, avvenuta a maggio 2015 per le complicanze di una polmonite
“La ricostruzione della vicenda operata dal collegio di consulenti ha consentito di escludere ogni profilo di responsabilità in capo ai medici, ai quali non è ascrivibile alcuna condotta colposa”.
Così il Giudice per le indagini preliminari Tiziana Leanza scagiona i dottori Pietro Caracciolo, Giovanna Picciolo, Roberto D’Anneo, Giovanni Condorelli, Domenico Cannuli, Nicola Zanghì e Salvatore Nunnari, inizialmente indagati per la morte di Paolo Currò.
Il settantasettenne era spirato al Papardo l’8 maggio del 2015, dopo aver lottato 8 giorni tra la vita e la morte.
Il figlio, assistito dall’avvocato Bonni Candido, aveva chiesto alla magistratura di accertare se la morte del padre poteva essere evitata, e la Procura ha avviato gli accertamenti, iscrivendo nel registro degli indagati tutti i camici bianchi che si erano occupati di lui.
Paolo Currò si era presentato al Pronto soccorso dell’ospedale di Sperone con una polmonite, e da qui era stato ricoverato in pneumologia. Il 30 aprile successivo le sue condizioni si erano fatte critiche ed era stato trasferito in Rianimazione, dove è stato dichiarato deceduto a tarda sera dell’8 maggio.
L’autopsia disposta dalla magistratura durante le indagini, però, ha rivelato che i medici si sono occupati di lui correttamente, e non ci sono responsabilità nel decesso del paziente.
Il gip Leanza, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero, ha quindi archiviato l’indagine, facendo cadere le ipotesi di reato nei confronti dei sanitari, difesi dall’avvocato Lori Olivo.