La denuncia di Confartigianato: "Buste paga più basse, politiche di welfare assenti"
MESSINA – Un’impresa su 4 in Sicilia è capitanata da una donna. Un dato in crescita in tutti i settori. Anche in provincia di Messina, dove a contare un maggior numero di imprenditrici è l’artigianato. Che però non cresce, o cresce poco. Il dato emerge dal report dell’Osservatorio di Confartigianato Sicilia, che in occasione della Festa della donna denuncia le criticità nel mondo del lavoro, sotto il profilo del genere. Le donne fanno più fatica a rimanere nel mondo del lavoro e le loro buste paga sono più basse, denuncia in sostanza la sigla degli artigiani. Ecco i numeri e i nodi da sciogliere.
IL QUADRO GENERALE
Mancata partecipazione al lavoro, bassa paga, occupati sovra istruiti e part-time involontario. Sono questi i punti a sfavore delle donne sul fronte del lavoro, in un’analisi condotta dall’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia, in vista dell’8 marzo. Nei confronti di genere, uomo-donna, emerge come le disparità siano a favore delle donne sul fronte istruzione-formazione (persone con almeno un diploma, laureati, passaggio all’università, uscita precoce dal sistema istruzione/formazione) ma a sfavore proprio sul fronte lavoro. Per quel che riguarda l’ambito formazione-istruzione, le donne, presentano quote inferiori a quelle maschili relativamente alle competenze digitali elevate (10,7% < 18,3%) e alla formazione Stem la cui quota di donne con titolo si attesta all’1%, inferiore, seppur di poco, a quella registrata dai colleghi uomini per cui è pari all’1,52%. Evidenza, quest’ultima, da non sottovalutare e su cui è necessario volgere l’attenzione con lo scopo di migliorare i risultati oltre a recuperare il gap di genere, partendo da un adeguato orientamento delle giovani leve, poiché è proprio su digitale e tecnologie che si giocano le più accattivanti sfide del prossimo futuro.
IL WELFARE CHE NON C’E’
“Le imprenditrici e in generale le donne si ritrovano a fare i conti con la carenza di politiche a favore dell’occupazione femminile e con un welfare che non aiuta a conciliare il lavoro con la cura della famiglia – dice Maria Grazia Bonsignore, presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Sicilia –. Occorre trovare, fattivamente, delle strategie per favorire la piena e duratura partecipazione delle donne al mercato del lavoro. È indispensabile investire sull’occupazione delle donne, in particolare sostenendo l’imprenditorialità femminile, sia nelle fasi di avvio dell’azienda che nel passaggio generazionale. Un’attenzione particolare va dedicata alla formazione delle competenze delle nuove generazioni”. Ecco, nel dettaglio, la fotografia scattata dall’Osservatorio economico d Confartigianato Sicilia.
I NUMERI DELLE LAVORATRICI INDIPENDENTI
Le lavoratrici indipendenti siciliane – imprenditrici, libere professioniste, lavoratrici autonome, etc. nel 2022 (media ultimi quattro trimestri IV trimestre 2021-III trimestre 2022) sono 86 mila pari al 17,7% delle occupate, al 29,0% dei lavoratori indipendenti e al 6,4% del numero complessivo di occupati. Rispetto al 2019, anno pre crisi Covid-19, ne contiamo mille in più (+1,1%), dinamica migliore rispetto a quella rilevata per il totale occupazione femminile dell’Isola (+0,2%).
IMPRESE “GUIDATE” DA DONNE, I NUMERI
Nel 2022 in Sicilia sono 116.637 le imprese registrate gestite da donne, si tratta di un’impresa su quattro (24,3%) che opera sul nostro territorio. Di queste imprese il 9,8%, pari a 11.475 unità sono artigiane, il 15,7% dell’artigianato totale. A livello territoriale si osserva un maggior peso delle imprese gestite da donne sul totale imprese in provincia di Enna (27,5%), Trapani (26,0%) e Siracusa (25,7%). Mentre, per per l’artigianato, l’incidenza delle imprese femminili sul totale artigianato è più elevata nei territori di Siracusa (18,0%), Messina (17,9%) e Enna (16,3%). L’artigianato capitanato da donne rappresenta quote maggiori dell’imprenditoria femminile nelle realtà di Messina (13,1%), Enna (11,4%) e Siracusa (10,7%).
Nello specifico, in Sicilia delle 11mila imprese femminili artigiane quelle gestite da giovani donne con meno di 35 anni sono 1.447, pari al 12,6% dell’artigianato femminile e al 10,5% delle imprese totali gestite da giovani donne; mentre quelle gestite da donne straniere sono 767, pari al 6,7% dell’artigianato femminile e al 9,1% delle imprese totali gestite da straniere. A livello provinciale l’artigianato ‘capitanato’ da giovani donne ha peso più elevato sul totale artigianato femminile a Enna (17,2%), Siracusa (13,3%) e Palermo (13,0%); mentre quello gestito da donne straniere ha peso più elevato sul totale artigianato a Enna (11,8%) e Agrigento (9,6%).
LE DINAMICHE
Il numero di imprese gestite da imprenditrici sull’Isola registra, a fine 2022, una dinamica tendenziale pari al -0,1% rispetto all’anno precedente, con 85 imprese in meno; e pari al +2,1% rispetto all’anno pre-crisi Covid (2019), con 2.362 unità in più. Per le sole realtà artigiane guidate da donne si osserva una variazione tendenziale pari al -0,8% rispetto al 2021, con 91 unità in meno; e pari al -0,3% rispetto al 2019, con 36 imprese in meno. A livello provinciale le imprese totali femminili registrate nel 2022, rispetto al 2021, presenta la dinamica più sostenuta a Palermo (+0,8%) e, al contrario, contrazioni più accentuate a Caltanissetta (-3,5%) e Trapani (-1,2%). Rispetto all’anno pre- Covid-19 dinamiche di crescita più robuste si osservano per Palermo (+3,5%) eRagusa (+3,0%); mentre all’opposto marcate riduzioni si rilevano per Caltanissetta (-2,7%) e Enna (-1,2%). Per l’artigianato femminile nel 2022, rispetto al 2021, si osserva una dinamica di crescita sostenuta per Ragusa (+1,4%); e, al contrario, contrazioni più accentuate per Enna (-3,1%) e Caltanissetta e Messina (-1,8%). Rispetto all’anno pre-Covid- 19 dinamiche di crescita più robuste si osservano per Palermo (+2,7%) e Agrigento (+2,1%); mentre all’opposto marcate riduzioni si rilevano per Enna (-4,0%), Catania (-3,1%) e Trapani (-2,3%).
non c’è lavoro neanche per gli uomini; come la mandi avanti la famiglia se l’uomo non lavora?