8 marzo, la Uiltec riesuma le lotte per i diritti delle gelsominaie: «Il gelsomino diventi il simbolo della Giornata della donna in Calabria»
C’era una volta la lotta per i diritti delle gelsominaie. Sembrerebbe cinque secoli addietro: in realtà, accadeva in Calabria (e non solo) circa cinquant’anni fa.
Riesuma quelle antiche, nobili battaglie la responsabile Pari opportunità della Uiltec calabrese Anna Rita Mancuso, chiedendo che proprio quel fiore “della discordia” fra operaie e datori di lavoro, il gelsomino, diventi oggi il simbolo della Giornata internazionale della donna su scala regionale.
Infatti «il gelsomino, la sua raccolta, le donne-bambine impegnate in questo delicato ma pesante lavoro, le lotte sindacali che, fra gli anni Quaranta e Sessanta del secolo scorso, hanno contrassegnato la storia della Calabria» fanno sì che oggi più che mai, ad avviso dell’organismo paritario del sindacato di categoria della Uil, sia indispensabile «recuperare questa storia tutta al femminile, ricordare la condizione lavorativa delle gelsominaie, il loro sacrificio, tornando a valorizzare questa risorsa della nostra terra, appunto il gelsomino, che ha contribuito a far parlare della Calabria oltre i confini nazionali». Battaglie in seno a una delle poche forme di lavoro organizzato “al femminile” prezioso per l’industria profumiera specialmente in Francia, battaglie in cui la vittoria magari non consentiva giusto di conquistare « un cappello per ripararsi dal sole cocente, degli stivali per isolarsi dal fango e dall’acqua o un mezzo di trasporto per raggiungere i campi di gelsomino ogni giorno prima dell’alba».
La proposta d’identificare il gelsomino quale simbolo dell’8 marzo in Calabria arriva peraltro in un anno-Covid, «che – evidenzia la Mancuso – ha rivoluzionato il nostro modo di essere, segnato il mondo del lavoro e, ancora una volta e di più, allargato la forbice della differenza di genere, con le donne purtroppo al primo posto nella classifica della disoccupazione». Ecco perché non lasciare che scenda l’oblio su «una storia di fierezza, d’abnegazione, di ribellione allo sfruttamento» che merita d’essere conosciuta in tutt’Italia e fuori.