Crescere insieme senza discriminazioni e violenze legate al genere si può. Il progetto del Cedav con il provveditorato
MESSINA – A scuola di educazione di genere, sia per i giovani tra gli 11 e i 13 anni che per gli allievi degli Istituti superiori cittadini. Alle ragazze e ai ragazzi sarà insegnato come crescere insieme, senza discriminazioni e prevaricazioni legate al sesso, in quante più scuole cittadine possibili.
E’ questo l’obiettivo del protocollo che il provveditore Stello Vadalà ha siglato col Centro donne antiviolenza, guidato dalla presidente Maria Gianquinto. “Il protocollo rende permanente una intesa che c’era già di fatto con diverse scuole cittadine – spiega l’avvocata che guida il Cedav – dove in passato abbiamo già svolto tanti interventi formativi e di sensibilizzazione. Da oggi grazie al provveditorato ancora più ragazzi e ragazze potranno avere informazioni su un argomento che è ogni giorno più importante”.
Non si tratta però di un semplice protocollo operativo per programmare ed effettuare diverse iniziative negli istituti scolastici, precisa il provveditore Vadalà. Crescere insieme senza discriminazioni e violenze legate al genere si può. Parola del Cedav che grazie al provveditorato vuole entrare in tutte le scuole di Messina.
“Attivare a scuola tutti gli interventi necessari”
Al tavolo c’erano infatti anche il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, il sindaco Federico Basile, il prefetto vicario Patrizia Adorno, il Prorettore di Unime Giovanna Spatari, il magistrato Domenico Armaleo componente della Giunta Anm – Associazione nazionale magistrati e l’avvocato Vincent Molina del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Tutti soggetti che offriranno supporto ai progetti ma anche coinvolti nella costruzione di una rete stabile di rapporti in grado di attivare tutti i necessari interventi quando le “sirene d’allarme” suoneranno nelle scuole. Quando cioè, grazie anche a questi progetti, sarà più facile intercettare e combattere episodi di violenza sulle donne.
“I casi di violenza sono in costante aumento, soprattutto con il lockdown”, svela infatti Di Giorgio. Il Centro anti violenza in questi anni ha già iniziato un percorso stabile con alcune scuole, per esempio col Caio Duilio, entrando negli istituti di tutti i quartieri cittadini, dal centro città alle zone periferiche o così dette “a rischio”.