Purtroppo la sanità sta sempre più diventando un bene riservato a chi ha la disponibilità economica per pagare di tasca propria le prestazioni, oppure può avvalersi di una polizza sanitaria
MESSINA – Segnalazione WhatsApp al 366.8726275: “Il 15 luglio 2024 porto mia mamma di 93 anni a un visita cardiologica e l’elettrocardiogramma prenotata dal mese di marzo presso una struttura privata convenzionata. Il cardiologo chiede di fare un ulteriore esame: un ecocolordoppler, con la richiesta del medico di base. Ieri, 16 luglio, vado dal medico di famiglia, per la richiesta di tale esame, e successivamente mi reco presso la stessa struttura privata convenzionata per la prenotazione. Mi risponde la segretaria che c’è la disponibiltà a febbraio 2025. In alternativa mi propone la data del 17 luglio a pagamento, oppure, telefonando al Cup, posso verificare se c’è qualche struttura che può darmi una data più’ vicina. Chiamo al numero di prenotazione e mi informano che ci sono solo due strutture disponibili per questo esame: il Policlinico a dicembre 2024 o la struttura privata convenzionata presso cui ero già andata, il 27 gennaio 2025″.
Continua la signora: “Non riesco a credere che una signora di 93 anni debba aspettare così a lungo con l’Asp. Posso fare aspettare mia mamma così lungo tempo? Sarà costretta a farlo a pagamento.”
Un paio di mesi fa scrivevamo che l’Asp di Messina ha messo a punto un piano straordinario per abbattere le liste d’attesa per visite ed esami. Questo proposito stride con la testimonianza della nostra lettrice. Purtroppo, in realtà, va detto che la sanità sta sempre più diventando un bene riservato a chi ha il denaro per pagare di tasca propria le prestazioni oppure può avvalersi di una polizza sanitaria.
Nella foto il il commissario straordinario dell’Asp di Messina, Giuseppe Cuccì.
La coperta è corta. BIsognerebbe, poter garantire gli standards di personale per ogni reparto o struttura sanitaria, NON basarsi sul ridotto personale esistente, sopravvissuto a dimissioni e pensionamenti). Ma questo aggraverebbe la spesa sanitaria pubblica per il nostro Stato. Ora, in questa fase cosa succede, da noi come nel resto del Paese ? Che i migliori professionisti passano dal settore pubblico a quello privato, attratti dalle migliori condizioni economiche offerte loro. E questo, sta portando, in pratica alla disapplicazione dell’art. 32 della Costituzione. Ricordo ancora che l’idea originaria del legislatore (legge 502/1992 e successive ), era quella di trasformare le Usl in aziende, prevedendo anche la creazione di un sistema sanitario parallelo e alternativo al servizio sanitario nazionale, in mano alle assicurazioni e alle mutue volontarie. Si voleva insomma creare le basi di una virtuosa “competizione” tra pubblico e privato. In particolare, con la Riforma bis del 1992-1995 ( D.Lgs 502/1992 e L. 724/1994) si ebbe introduzione di
elementi di “concorrenza amministrata”con l’istituzione delle aziende
sanitarie ( aziende USL e aziende ospedaliere con un direttore generale,
dotata di autonomia gestionale e tenute ad adottare una contabilità
economico-patrimoniale e l’introduzione del pagamento a tariffa per la gran
parte delle prestazioni (tariffe DRG per i ricoveri). Ancora : con la Riforma ter del 1998-99 (D.Lgs 229/1999 e L. 419/1998) si riconobbe l’ autonomia
finanziaria regionale (D.Lgs 446/1997). Il SSN sarebbe dovuto diventare , allora, un sistema di Servizi sanitari Regionali finanziati con tributi “propri”(IRAP e addizionale IRPEF), si crearono i LEA, si introdusse la libera professione intramuraria, si cercò di avere maggiore controllo delle aziende sanitarie da parte delle comunità locali; si attuarono correttivi alle tariffe per aumentare equità ed efficienza. In ultimo, si giunse alla Fase del federalismo fiscale (art.10 D.Lgs 56/2000 (anche richiamando la L. 133/1999). Certo, si emano’, si dispose, di pianificò ….. Ma con quali risultati ? Non certo quelli sperati. Perchè purtroppo, la realtà dei fatti ,mostra altro (vedi articolo) : continua ad essere rappresentata dal divario tra le diverse parti del nostro Paese, in questo campo, col risultato , da parte dei Centri sanitari (pubblici e privati) del Nord Italia, di attrarre professionisti dalle parti piu’ meridionali d’Italia (e non puo’ essere certo l’operato un singolo Direttore Generale, di una qualsiasi Asp italiana a cambiarla). Personalmente a me fa ridere quando sento dire in giro, con sussiego e presunzione che in sanità “tutti devono saper fare tutto”. Io invece ritengo che vadano valorizzate le competenze specifiche, ovvero la cultura del saper fare e le buone pratiche. Concludendo : dobbiamo sperare nei giovani che in questi anni stanno ultimando la Laurea di Medicina e frequentano le Scuole di Specializzazione. Sono loro, il futuro. Noi, stiamo finendo di dare (ed abbiamo dato davvero tanto).
.. priorità è il Ponte sullo Stretto cara signora, non è polemica ma un dato di fatto.
Una storia del genere come tante altre dovrebbe indignare ma mi rendo conto che per molti il vile denaro va utilizzato per altri fini.
Mi dispiace per sua mamma ed ha tutta la mia solidarietà.
Spero che l’esame che dovrà fare sua mamma abbia tempi brevi e certi.
Le auguro giorni più sereni.