Iniziativa in presenza e online della costituenda sezione dell'Anpi "Condò". A portare la loro voce, l'artista ebreo e il segretario italiano di Fatah
Oggi pomeriggio a partire dalle 17,30 si discuterà – in presenza e online – di Palestina su iniziativa della Costituenda sezione Anpi “Ruggero Condò”.
A qualificare l’iniziativa, sul tema Riconoscere lo Stato palestinese – La sua urgenza, le sue ragioni, i prestigiosi interventi dell’attore, cantante e musicista klezmer e scrittore Moni Ovadia (bulgaro di nascita, ma milanese d’adozione) e del giornalista palestinese e segretario di Fatah Italia Bassam Saleh.
Ovadia, tra l’altro destinatario di una laurea honoris causa in Musicologia e Scienze dello spettacolo da parte dell’Università di Palermo, è un ebreo “controverso” nella sua comunità d’appartenenza, proprio per la storica attenzione alla causa palestinese. Saleh ha ovviamente portato avanti numerose iniziative relative al “caso Palestina”: non ultimo, il comitato “Per non dimenticare Sabra e Chatila”, il 16 settembre del 1982 teatro di massacri che contarono un tuttora imprecisato numero di vittime, stimato però intorno alle 3.500 unità.
L’iniziativa verrà introdotta e coordinata dalla fiduciaria della “Condò” Maria Lucia Parisi e vedrà anche la partecipazione del referente reggino del Bds (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l’apartheid israeliano) Danilo Nocera. Oltre che alla sede della “Condò” di via Pio XI, 94 l’evento potrà essere seguito via Facebook. Questo l’indirizzo da digitare:
https://www.facebook.com/events/331770121877296/ .
La “Condò”, si fa sapere, ha aderito al documento sottoscritto dall’Anpi e varie altre realtà sociali e culturali italiane, Riconoscere lo Stato di Palestina per disinnescare odio e violenze. L’evento odierno, poi, viene promosso nello spirito del «sostenere vecchie e nuove resistenze», afferma Maria Lucia Parisi.
Questo perché, si evidenzia, «condannare la violenza e dire “due stati per due popoli” non basta, bisogna riconoscere lo Stato di Palestina per disinnescare odio, morte e violenza». Da quasi un secolo, rileva la Parisi, a esplosioni di violenza e ondate di sdegno s’alternano profondi e lunghi silenzi della comunità internazionale. L’idea, con iniziative come quella di oggi pomeriggio, è di contribuire a impedire che sulla Questione palestinese calino ulteriormente quei prolungati silenzi. Anche perché, osserva la Parisi, «un popolo, quello israeliano, ha ottenuto il diritto di vivere in un proprio stato sovrano ed indipendente, mentre un altro, quello palestinese, non ce l’ha e vive sotto occupazione, governato da un’autorità con poteri limitati e dipendente dalla forza occupante, in condizioni di quotidiane vessazioni, umiliazioni, discriminazioni, restrizioni delle libertà, demolizioni ed espropri».