13 faldoni di accuse all'ex sindaco più chiacchierato delle Eolie, dipinto dai carabinieri come un podestà d'altri tempi. Gli esposti contri di lui, il braccio di ferro tra investigatori e procura
Dopo aver chiuso una serie di partite giudiziarie in primo grado con assoluzioni e prescrizioni, e in particolare il processo che lo vedeva opposto al suo predecessore Umberto Pergola, Massimo Lo Schiavo ragionava di tornare in politica. Lo aveva detto a molti, nell’isola. Lo aveva anche in qualche modo annunciato sui suoi profili social, a maggio scorso, esultando per quel verdetto favorevole. Adesso l’ex sindaco di Salina si trova invece alle prese con un altro guaio giudiziario. Perché “Isola Verde”, l’inchiesta dei Carabinieri e della Procura di Barcellona sfociata in 84 avvisi di garanzia per un lungo elenco di casi di abusivismo, sembra uno scoglio piuttosto duro contro il quale “sbattere le corna”, per dirla alla isolana.
Oltre 9 mila 500 pagine di documenti, 13 faldoni ben organizzati, zeppi di fotografie, rilievi, atti pubblici, esposti anonimi e denunce siglate, e un bel brogliaccio di intercettazioni telefoniche divisi in due “capitoli”, incentrati rispettivamente su Malfa e Santa Marina di Salina, che raccontano cinque anni di vita sull’isola che si intrecciano con la vita dell’ex primo cittadino Lo Schiavo, dipinto dai carabinieri come una sorta di rais che dell’isola si sentiva il padrone. Una mappatura a tutto tondo, quella del maresciallo GabrieleBianchi, comandante della stazione isolana e siglatario del dossier, che si è occupato di tutte le zone di Salina, trovando abusi ovunque – soltanto Leni non compare nella corposa informativa. Alla fine ne vengono fuori numerosi abusi di ogni genere: incarichi andati ad amici, soprusi a nemici, abusi tollerati in cambio di mazzette, una lunga lista di persone che oggi sono sotto la lente della magistratura, alcune delle quali con Lo Schiavo ci si sono aspramente scontrati, anche nelle aule giudiziarie e non soltanto per gli altipiani dell’isola.
Abuso d’ufficio, falso, peculato, rivelazione di segreti d’ufficio i reati contestati a vario titolo, oltre ad una lunga serie di singoli casi di abusi edilizi. I carabinieri avevano adombrato nell’informativa la possibilità di richiedere una misura cautelare per l’ex sindaco, ma il sostituto procuratore Federica Paiola, titolare del caso, non ha condiviso questa tesi, ed ha siglato l’avviso di conclusione indagine che al momento riguarda ben 84 persone, appunto. La Procura ha già effettuato un primo stralcio e chiesto l’archiviazione per una serie di fatti già andati in prescrizione, altri episodi che compaiono nel provvedimento recentemente notificato sono ad un passo dalla stessa sorte. Ma per i fatti più gravi e i soggetti più coinvolti, visto l’attenta analisi effettuata dagli investigatori, la strada sembra tutta in salita. Per Lo Schiavo, al geometra del Comune di Santa Marina Giuseppe Garavaglio – fratello del patron dell’omonima azienda vinicola – ed al tecnico ed ex sindaco di Leni Antonio Podetti la Procura ipotizza anche l’associazione a delinquere.
Proprio oggi il PM Paiola ha salutato i suoi colleghi d’ufficio, lascia il posto a Barcellona, come il suo collega De Micheli. Tra poco toccherà anche all’altro sostituto procuratore in organico, Alessandro Liprino, e il procuratore capo Emanuele Crescenti si troverà alle prese con quella spaventosa carenza di organico che ha cercato di scongiurare con ripetute denunce e appelli. Per il capo dell’ufficio di giustizia del comprensorio del Longano, Isola Verde è una di quelle indagini che soltanto una “procura di prossimità” può garantire, e che non è certo meno importante delle operazioni antimafia, per garantire la legalità. (vedi qui l’intervista a Crescenti)
In questi giorni i difensori impegnati, gli avvocati David Bongiovanni Fabrizio Formica, Alessandro Oliva, Filippo Barbera, Giovanni Villari, Carmelo Scillia, Gabriele Vancheri, Francesco La Face, Rosario Venuto, Giovanni Currò, Andrea Calderone, Antonio Todaro, stanno visionando il corposo materiale di indagine e soltanto dopo valuteranno il da farsi, ma la sensazione è che molti degli indagati vorranno essere ascoltanti dalla Procura già in questa fase, per chiarire la loro posizione. Soltanto in pochissimi, infatti, in questi atti di indagine, hanno ricevuto comunicazione ufficiale degli accertamenti in corso.
Tra gli 84 indagati, quindi, le posizioni sono molto diversificate, e alcuni nomi spiccano. C’è per esempio anche l’ex carabiniere Stefano Gimmi, un’altra viticoltrice nota, Daniela Virgona, la neo sovrintendente ai Beni Culturali di Messina Mirella Vinci, e l’avvocato Pietro Maria Aiello, già componente del Corecom. Ancora, tra gli altri: il sindaco di Santa Marina Domenico Arabia, l’assessore di Malfa Lorenzo Cincotta, il presidente del consiglio comunale di Malfa Mario Virgona. C’è anche la responsabile dell’Ufficio Tecnico di Santa Marina, Elena Caruso, che nel processo “contro “ Pergola era imputata insieme a Lo Schiavo e che seduta sul banco degli imputati, quando è toccato a lei essere ascoltata, è scoppiata in un pianto a dirotto, raccontando tra le lacrime di essere stata “costretta” dal suo sindaco a commettere l’atto illegittimo imputatole, non “se la sentiva”, lei precaria, di dire no al suo sindaco.
Le vicende ricostruite, come detto, sono diverse, e nei prossimi giorni racconteremo le più significative. Al centro dell’inchiesta, però, c’è ovviamente la figura di Lo Schiavo, dipinto come un vero e proprio podestà. Attivissimo nel dispensare favori agli amici e tagliare le gambe a quelli che non lo erano, come detto. Tra le denunce raccolte dai Carabinieri, per esempio, c’è quella di un isolano considerato vicino all’avversario di Lo Schiavo, Francesco Gullo (anche lui indagato), che per questo a suo dire non sarebbe riuscito a lavorare. In una conversazione intercettata, il responsabile di una coop chiama Lo Schiavo, gli preannuncia che vorrebbe assumerlo. “Di questo ne parliamo di presenza”, dice il primo cittadino. Il soggetto in questione non verrà mai assunto.
Lo Schiavo chiude gli occhi sugli abusi edilizi, soprattutto, scrivono i Carabinieri. In cambio di denaro, in qualche caso, che cerca vorticosamente. I militari lo “beccano” persino ad usare i soldi raccolti durante una delle consuete collette dell’Airc, l’associazione che raccoglie i fondi per la ricerca contro il cancro, per saldare delle bollette comunali non pagate.
Per gli investigatori Lo Schiavo è un soggetto che mal sopporta la presenza delle autorità pubbliche sul “suo” territorio, dalla Guardia Costiera ai militari. Un altro episodio raccontato nell’informativa: durante la commemorazione dei caduti del piroscafo Santa Marina, il 9 maggio, alla tradizionale deposizione di corona di fiori in mare, l’allora primo cittadino avrebbe preteso che gli ufficiali delle forze dell’ordine restassero tutti un passo indietro a lui.