Attive le linee guida per accelerare i tempi delle deomolizioni, a cominciare dall'abusivismo nelle aree protette.
Dalla dichiarazione di abusivismo alla demolizione dei fabbricati che non avrebbero dovuto esistere, o che sono sorti in posti dove non è possibile costruire, il passo non è sempre breve come dovrebbe, e spesso costruzioni fatiscenti o illegali restano in piedi per decenni. Da diverso tempo se ne occupa la Procura di Messina, che già nel 2010 ha firmato un protocollo con tutti gli enti interessati per mappare il fenomeno in provincia di Messina e individuare le priorità. Oggi il protocollo compie un significativo passo avanti, che fa ben sperare nell’applicazione. Il procuratore generale Vincenzo Barbaro ha infatti siglato un decreto che individua le priorità nelle demolizioni e ne definisce l’iter. Una sorta di decalogo operativo, che aiuta a superare molti dei problemi di procedura, dovuta soprattutto al sovrapporsi delle competenze tra enti locali e giustizia penale.
Lì dove saranno individuati gli abusivismi, detta il decreto, la Procura darà priorità per le demolizioni ai fabbricati che sorgono in zone demaniali protette, sottoposte a vincolo paesaggistico, in zona sismica o che sono per qualunque motivo pericolose. Si procederà poi “a scalare”: subito dopo vengono gli edifici in zona demaniale “non rossi”, poi gli edifici privati commerciali, infine gli edifici privati abitativi in zona privata. Insomma, prima la tutela pubblica ovviamente.
Poiché alle demolizioni può provvedere sia il Comune che la Procura, la giustizia deve prima assicurarsi, chiedendo all’ente locale, che non siano state sanate le costruzioni o che per lo stesso immobile non stia provvedendo l’ente locale. Se il Comune non sta agendo, la Procura chiederà all’ente locale l’anticipo delle spese per il procedimento. Soltanto l’ente locale, infatti, può fare ricorso al fondo istituito presso la Cassa depositi e prestiti espressamente destinato alle demolizioni. E se il Comune non anticipa? La Procura nomina il consulente tecnico e fa ricorso al Ministero della Difesa per abbattere le costruzioni abusive, poi copre le spese col fondo per le spese di giustizia, rifacendosi sul responsabile dell’abusivismo.