Successo al Castello Bauso per il pianoforte barocco di Andrea Bacchetti

Successo al Castello Bauso per il pianoforte barocco di Andrea Bacchetti

Giovanni Francio

Successo al Castello Bauso per il pianoforte barocco di Andrea Bacchetti

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lunedì 07 Dicembre 2015 - 10:58

Nel Castello tardo cinquecentesco di Villafranca pregevole esibizione per il noto pianista già impegnato venerdì sera nell'accompagnamento al violinista Uto Ughi

Sabato 5 Dicembre è andato in scena al Castello di Bauso di Villafranca Tirrena, sito monumentale appartenente al demanio culturale regionale, in gestione alla Soprintendenza di Messina, il concerto del celebre pianista Andrea Bacchetti, già esibitosi con il grande Uto Ughi la sera prima al Palacultura di Messina. L’evento è stato organizzato dal Centro sperimentale di didattica e divulgazione musicale “Progetto Suono”, in collaborazione con l’Accademia Filarmonica di Messina, nell’ambito del progetto “Castello…in aria”, per la rassegna “Natale al Castello”.

Nella prima parte il pianista ha eseguito un repertorio interamente bachiano, suonando nell’ordine, senza soluzione di continuità (e pertanto senza interruzione di applausi) la suite inglese n. 5, la suite francese n. 5, la suite inglese n. 2, la suite francese n. 2 ed infine il concerto in stile italiano bwv 971, tutti brani di Johann Sebastian Bach. Nonostante l’acustica non fosse comparabile a quella delle sale da concerto, nonostante il pianoforte, per ovvi motivi, non fosse a coda intera, e nonostante ancora qualche rumore di troppo proveniente da una processione religiosa che si celebrava contemporaneamente nella piazza adiacente, e che ha costretto il pianista ad interrompere per poi riprendere dall’inizio il primo pezzo, la magica atmosfera del castello tardo cinquecentesco, unita alla straordinaria bravura di Bacchetti, hanno reso il concerto un evento emozionante e difficilmente dimenticabile per i fortunati ed abbastanza numerosi spettatori. Le suites francesi furono composte da Bach durante il suo soggiorno a Kothen in qualità di Kappelmeister alla corte del principe Leopold (1717-1722). La loro denominazione deriva probabilmente dall’intitolazione in francese delle danze contenute (allemanda, bourrèe, polonaise, ecc.), tuttavia in tali brani è assai evidente piuttosto l’influenza dei clavicembalisti italiani. La scelta felice operata da Bacchetti – la n. 2 in la minore e la n. 5 in sol maggiore – ci ha consentito tra l’altro di ascoltare la bellissima giga della Suite n. 5, forse la più difficile di tutte le suites, con il suo ritmo incessante in 12/16. Anche le suites inglesi furono composte nello stesso periodo di Kothen e non si conosce bene il motivo di tale denominazione, forse a causa del committente, un nobile inglese. A differenza delle suites francesi, tuttavia, la loro strutturazione è tipicamente tedesca, soprattutto nel movimento di apertura, costituito da un ampio preludio, mentre gli altri brani riprendono la denominazione francese delle danze. Il pianista ha eseguito la n. 5, in mi minore, con il suo bellissimo preludio dal tono concitato e drammatico, e la n. 2 in la minore, croce e delizia di tutti gli studenti di conservatorio. Bacchetti ha concluso la prima parte con il Concerto in stile italiano, composto a Lipsia nel 1731, facente parte della raccolta intitolata “Clavier-Ubung, parte seconda” (esercizi per la tastiera). Si tratta di una sorta di versione per tastiera (clavicembalo) di un concerto solista, alla maniera di Vivaldi, che Bach amava e che contribuì a riscoprire, grazie anche alle sue trascrizioni di alcuni concerti grossi.

L’esecuzione di Andrea Bacchetti è stata pregevolissima, perfetta nella tecnica caratterizzata da un suono cristallino, grazie al quale i vari temi che si succedono e si sovrappongono in contrappunto, soprattutto nei preludi delle suites inglesi, sono perfettamente percepiti ed identificati dall’ascoltatore. La seconda parte del concerto è stata dedicata a Chopin, del quale il pianista ha eseguito due dei più famosi e popolari notturni, il n. 1 ed il n. 2 dell’op. 9. Come la maggior parte dei notturni di Chopin, ma con significative eccezioni, i due brani eseguiti, se pure creazioni liriche ed ispirate, risentono forse di un certo gusto di musica “da salotto”, assai in voga ai tempi di Chopin, ma che oggi appare un po’ superato. È stata l’occasione comunque per ascoltare, in una efficace interpretazione sobria che ha concesso quasi nulla al sentimentalismo, due brani conosciutissimi ma tuttavia sempre di meno frequentazione nelle sale da concerto. Molto più importanti i brani eseguiti successivamente, due studi, il n. 2 in fa minore dell’op. 25 ed il n. 5 in sol bemolle maggiore dell’op. 10. Le due raccolte di studi rappresentano composizioni pianistiche fra le più straordinarie di ogni tempo, ed hanno anche una enorme importanza storica per lo sviluppo della tecnica pianistica, assolutamente rivoluzionaria rispetto ai musicisti contemporanei e che getta le basi per il pianismo moderno. Il n. 2 dell’op. 25, definito da Schumann “fantastico e lieve come il canto di un bimbo nel sonno” è uno studio di agilità per la mano destra ed insieme mira all’indipendenza delle mani, che eseguono figurazioni ritmiche diverse. Il n. 5 dell’op. 10 è uno studio di agilità per la mano destra, impegnata nell’esecuzione di rapidissime terzine sui tasti neri. Si narra che Chopin compose il pezzo per scommessa, per improvvisare un pezzo di bravura su un pianoforte la cui tastiera era stata coperta con un panno. Si tratta in ogni caso di uno studio di difficile esecuzione, dove è necessario quel tocco “perlato” che caratterizza con evidenza il modo di suonare di Bacchetti, che ha eseguito entrambi gli studi in maniera impeccabile, ad una velocità molto sostenuta (il discorso vale anche per il preludio della suite inglese n. 2) dando prova di una tecnica ma anche di una capacità interpretativa che non teme confronti. Il pianista ha infine concesso un bis, “Pulcinella” di Villa-Lobos, un breve pezzo rapido caratterizzato dalla continua sovrapposizione delle due mani, di grande effetto.

Hanno preso la parola in chiusura per rivolgere i ringraziamenti al Maestro Rocco Edoardo Ottanà, presidente dell’Associazione promotrice dell’evento, e la dott.ssa Tommasa Siragusa, dirigente responsabile dell’U.O. Gestione del Demanio Culturale presso la Soprintendenza di Messina. Ultima nota: è un vero peccato che fra il pubblico ci fossero così pochi giovani, sarebbe stata una imperdibile occasione per gli studenti di pianoforte del Conservatorio quella di assistere ad una esecuzione praticamente perfetta di alcuni dei pezzi più importanti del percorso di studi, come la suite inglese n. 2 di Bach e gli studi di Chopin.

Giovanni Franciò

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