Addio a Giovanni Arigò 9 giorni dopo l'esplosione

Addio a Giovanni Arigò 9 giorni dopo l’esplosione

Marco Olivieri

Addio a Giovanni Arigò 9 giorni dopo l’esplosione

sabato 13 Luglio 2024 - 10:44

Dopo l'esplosione al Villaggio Santo era ricoverato al Centro Grandi ustioni di Genova

MESSINA – È morto Giovanni Arigò in seguito alle ferite provocate dall’esplosione del 4 luglio a Santo Bordonaro. Era ricoverato al Centro grandi ustionati di Genova, con ustioni di terzo grado, ovvero sul novanta per cento del corpo. Le condizioni del titolare della Arigò Fireworks di Contrada Calorenne, ditta di fuochi d’artificio, erano apparse subito gravissime. Da qui il trasferimento in aereo militare a Genova.

Giovanni Arigò aveva 42 anni, era sposato e padre di due bambini. Aveva ereditato un’impresa storica nel campo dei fuochi pirotecnici. Tra i suoi ultimi post, il video dei giochi d’artificio in occasione della Madonna della Lettera. Tra i tanti messaggi sui social d’incoraggiamento, in questo periodo, quello del Nucleo diocesano di protezione civile, dove Arigò aveva in passato fatto volontariato.

Dalla ricostruzione di quel tragico 4 luglio emerge che il titolare dell’impresa stava lavorando dentro un piccolo bunker, la struttura per la lavorazione delle polveri, quando è avvenuto l’innesco. L’uomo è stato investito dall’esplosione ed è stata distrutta una struttura di venti metri quadri. Madre e sorella lo hanno soccorso, rimanendo ferite a loro volta. La madre, Giusi Costa, si trova all’ospedale Civico di Palermo, con ustioni del venticinque cento sul corpo. Cristina Arigò, la sorella, meno grave, è rimasta ricoverata al Policlinico.

Che cosa sia successo di anomalo, quella tarda mattinata di nove giorni fa, è ancora sottoposto a valutazioni, dopo i controlli degli artificieri. Erano mani esperte, nel campo dei fuochi d’artificio, quelle di Giovanni Arigò. Gesti quotidiani e movimenti, nel mescolare e maneggiare le polveri, ripetuti all’infinito.

“Gli dedicheremo la Vara 2024”

Ha scritto su Facebook Francesco Forami, presidente del Comitato storico Vara e Giganti: “In accordo con l’assessore Caruso, la Vara di quest’anno sarà intitolata a lui, in sintonia con il sindaco e tutta la Giunta comunale”.

“Un imprenditore innamorato di Messina e della Vara”

A rendere omaggio a Giovanni Arigò è anche la senatrice messinese di Italia Viva Dafne Musolino: “Un imprenditore messinese, innamorato della sua città e della Vara, la manifestazione per la quale Arigò e la sua famiglia preparavano i fuochi d’artificio che tutti apprezzavano. Il pensiero va alla sua famiglia, a sua madre e alla sorella, ancora ricoverate per le conseguenze di quella esplosione che alla fine si è portata via Giovanni. Madre e sorella che, per tentare di sottrarlo alle fiamme, sono rimaste gravemente ustionate. A loro il mio cordoglio e la mia vicinanza. Apprendo che la Vara di Messina sarà quest’anno intitolata a Giovanni Arigò. Un apprezzabile gesto dovuto per ricordarne l’impegno e la professionalità”.

Giovanni Arigò (foto dall'ufficio stampa Musolino)

La Arigò Fireworks fondata nel 1897

Si parla di un’azienda nata nel 1897, fondata da Giuseppe Arigò, un gran maestro dei fuochi pirotecnici, conosciuto con il soprannome “castiddaru”. La sua fama di creatore di fiaccole e fuochi artificiali lo ha portato ad arricchire i monumenti di Messina e diversi castelli in Sicilia. E non a caso la famiglia Arigò è una delle più antiche d’Italia nel ramo dei fuochi d’artificio.

Nel ricordo di Giacomo Arigò

La Vara, la Madonna della Lettera, la festa di Sant’Antonio e tante altre manifestazioni: la ditta Arigò era un’istituzione per le feste messinesi. Su una pagina Facebook dedicata alla Vara così viene ricordato Giacomo Arigò, il padre di Giovanni: “Giacomo, con i propri fuochi pirotecnici, ha scandito per decenni i momenti clou della manifestazione religiosa più importante per il popolo messinese. Mi piace ricordarlo perché i suoi spettacoli pirotecnici hanno allietato per tanti anni i messinesi e i turisti che hanno partecipato a questo importante evento. Per lui non è stato previsto nessun tipo di encomio, è sempre stata una persona discreta e schiva, non ha mai amato mettersi in mostra. Se non con la sua arte, che lo ha reso celebre”.

La seconda foto è stata inviata dall’ufficio stampa della senatrice Musolino.

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