“Ciao capo”. Il ricordo di un uomo che è stato un maestro di giornalismo

“Ciao capo”. Il ricordo di un uomo che è stato un maestro di giornalismo

Marco Ipsale

“Ciao capo”. Il ricordo di un uomo che è stato un maestro di giornalismo

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lunedì 30 Marzo 2015 - 22:53

L’ultimo saluto all’ex direttore della redazione messinese de La Sicilia, della quale mi onoro di avere fatto parte

Avevo solo 18 anni quando entrai per la prima volta in quella redazione. Agli occhi di un ragazzino si presentavano cose assurde, che facevano scappare i più. Tante persone di cui non ricordo neppure il nome, perché “duravano” un paio di giorni, al massimo una settimana. Io, invece, nella redazione messinese de La Sicilia rimasi per diversi anni, fino all’ultimo giorno, quando, ancora troppo giovane, non riuscivo a capire tante cose che, forse, non ho capito del tutto ancora adesso. In certi momenti, Gino Mauro l’ho anche “odiato”. Far fronte a certi ritmi, certe sfuriate, certe pressioni, per me era davvero troppo e lavorare tanto per pochi soldi era dura e lo sentivo anche ingiusto. Eppure ho “resistito”, fino a conquistarmi la sua fiducia, fino a diventare “l’orgoglio del Fitalia”, questo il mio soprannome in omaggio alle origini nebroidee del mio cognome.

Potrei raccontare mille storie, alcune tristi, molte divertenti. Ricordo i suoi “veloceeeeeeeeee” mentre scrivevo un articolo, e avevo anche difficoltà a ragionare, e le serate passate a riguardare le pagine prima di mandarle in stampa, alla ricerca del minimo errore o anche di una sola ripetizione. La tastiera con le lettere cancellate, che mi consente ancora oggi di digitare velocemente senza mai staccare gli occhi dal monitor. Le discussioni sul Messina, del quale sono tifoso e anche lui lo era, nonostante la sua avversione per i messinesi.

Il “capo”, così si faceva chiamare, era sui generis e lo dimostrava in ogni occasione. Come quando, una volta, mandò a quel paese un tizio che lo aveva chiamato per fargli gli auguri di buon compleanno, perché lui non aveva “tempo da perdere per queste minchiate”. Ogni giorno era una corsa contro il tempo per realizzare un bel giornale, curato nei minimi particolari. Se io Gino Mauro per un verso l’ho "mal sopportato", per un altro non posso che ringraziarlo, perché la stessa cura cerco di usarla quotidianamente nel mio mestiere, che dopo tanti anni è ancora quello, nonostante le enormi difficoltà del settore.

Negli ultimi tempi ci siamo visti poco, ma quelle poche volte era sempre prodigo di complimenti nei miei confronti, si diceva felice di avermi formato e non perdeva occasione di dire alle persone vicine che io venivo fuori dalla sua scuola. Ecco, questo “diceva” vicino a quel “dire” non me lo avrebbe perdonato, ma in un contesto simile ha poca importanza.

Quando ieri mattina Danila mi ha mandato quel messaggio è stato un colpo. Una miriade di pensieri in testa e nessuna voglia di buttarli giù. Poi il solito lavoro di una giornata, come sempre, perché un giornale non può fermarsi neanche in queste occasioni. Su facebook, ho letto i pensieri di tanti colleghi, sia di quelli che mi hanno accompagnato nell’esperienza a La Sicilia, sia di altri che neppure sapevo fossero passati sotto la sua ala. La voglia di scrivere anch’io, in contrasto con la volontà di lasciar perdere, perché tendo sempre a rimuovere gli eventi tristi, per non stare male. La morte mi fa paura, anche solo parlarne. Stavolta, per te ho fatto un’eccezione.

Ciao capo.

(Marco Ipsale)

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