Nel processo ai Pennisi entrano le intercettazioni delle inchieste catanesi sulle estorsioni nella zona dell'Alcantara
MESSINA – Il clan Cinturino di Calatabiano e quello catanese dei Di Mauro condiziona ancora i lavori della zona jonica del messinese, imponendo il pizzo ai cantieri e alle ditte edili di tutto il territorio dell’Alcantara. La conferma è arrivata ieri all’udienza del processo “Affari di Famiglia” che ha portato al commissariamento del Comune di Mojo.
Al processo in corso davanti al Tribunale hanno infatti deposto gli investigatori che hanno effettuato gli accertamenti in ambito di altre inchieste, effettuate sul versante catanese. In particolare gli investigatori che hanno lavorato alle inchieste “Fiori di Pesco” e “Terracium”. Durante quelle indagini, hanno spiegato, hanno scoperto che la criminalità organizzata che si muove a cavallo tra le province di Messina e Catania controlla a tappetto l’attività economica dell’Alcantara, in particolare il settore edile ovviamente. E che alcuni di quei soggetti incriminati avevano rapporti ” di conoscenza e frequentazione” con Carmelo e Giuseppe Pennisi.
Le intercettazioni di quelle inchieste sono quindi state acquisite agli atti del processo messinese, come richiesto alla scorsa udienza dalla Procura. Per l’Accusa è un tassello importante della propria tesi, quella che i Pennisi siano direttamente collegati alla criminalità organizzata. Una tesi che i difensori – nel collegio gli avvocati Nunzio e Franco Rosso del Foro di Messina) contestano con forza, e che ora sarà il centro del processo. Starà ai giudici alla fine del dibattimento decidere se si tratta di un’accusa supportata da prove solide o meno. Tutto è stato poi aggiornato a gennaio per sentire altri testimoni.