Indagini condotte dai militari dell'Arma della Compagnia di Sant'Agata di Militello, in collaborazione con le Stazioni di Tortorici, Rocca di Capri Leone, Galati Mamertino, Milazzo, Centuripe (Enna) e Catania.
Non esisteva “piazza di spaccio” in tutto il territorio nebroideo che non rispondesse agli ordini di Francesco Conti Mica e della sua vastissima organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina, hashish e cannabis. Ventisette anni, tortoriciano, figlio del killer ergastolano Sebastiano “u bellocciu”, nipote del capo Clan dei Batanesi Sebastiano Bontempo detto “vappu”, il giovane Conti Mica teneva sotto il suo comando altre 21 persone, organizzate e ramificate in gran parte del territorio siciliano, la cui base stabile era Tortorici.
La maxi retata di stanotte ha fatto scattare, per tutte loro, le manette ai polsi. Finiscono in carcere: Francesco Conti Mica, 27 anni, i gemelli Alessandro e Mirko Talamo, entrambi di 27 anni, Andrea Calà Campana, 26 anni, Sebastiano Galati Massaro, 43 anni, Giuseppe Barbagiovanni (detto Gnupinu), 28 anni, tutti tortoriciani. Carcere anche per Michele Bontempo Ventre, 29 anni di Rocca di Capri Leone, Tindaro La Monica, 37 anni di Librino (Catania), Phil Joe La Monica, 24 anni di Librino (Catania), Simone Costanzo Zammataro, 23 anni di Centuripe (Enna). Domiciliari per Luisa Bontempo, 43 anni, Antonio Massimo Conti Mica, 36 anni, Maurizio Arcodia, 26 anni, Carmelo Calà Campana, 30 anni, Antonino Costanzo Zammataro, 32 anni, Salvatore Marino Gammazza, 26 anni, tutti tortoriciani. Domiciliari anche per Francesco Anastasi, 31 anni di Galati Mamertino, Calogero Salvatore Conti Bellocchi, 26 anni di Torrenova, Samuele Chillemi, 32 anni di Milazzo. Obbligo di dimora per Giuseppe Consales, 30 anni di Tortorici, Valentino Conti Bellocchi, 23 anni di Torrenova, Luca Talamo, 25 anni di Milazzo. Tutti rispondono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e diversi episodi di spaccio.
La maxi inchiesta condotta dai militari del Nucleo operativo della Compagnia di Sant’Agata di Militello e della Stazione di Tortorici comandata da Filippo Battaglia, tutti coordinati dal Sostituto Procuratore di Patti Rosanna Casabona, ha preso avvio nel giugno del 2011 e porta il nome di “Affari di Famiglia” perché era proprio la famiglia del giovane Francesco Conti Mica a controllare l’intera attività di spaccio. Figlio d’arte, il ragazzo impartiva gli ordini direttamente dal carcere di Messina Gazzi, dove era detenuto per aver rapinato a Tortorici un’anziana signora. E proprio lì hanno avuto inizio le operazioni di intercettazione, nonché pedinamenti, perquisizioni e sequestri. Era esattamente durante i colloqui con i famigliari, in particolare con la madre Luisa Bontempo e con lo zio Antonio Conti Mica, che il tortoriciano faceva passare messaggi e ordini, talvolta con pizzini, talvolta con un linguaggio in codice.
Le indagini hanno poi appurato come l’intera organizzazione criminale fosse strettamente legata, soprattutto per rapporti di parentela e affiliazione, alla storica cosca mafiosa dei Batanesi i cui componenti avevano diretto controllo delle numerose “piazze di spaccio” ramificare nell’intero territorio dei Nebrodi. I militari hanno svelato come tra le più attive rientrassero quelle nei centri di Rocca di Capri Leone e Capo d’Orlando gestite da Michele Bontempo Ventre e i fratelli Salvatore e Valentino Bellocchi, quella di Galati Mamertino gestita da Francesco Anastasi, e quella nella stessa Tortorici gestita da Alessandro Talamo, Maurizio (detto mafia) Arcodia, Sebastiano (detto Jano) Galati Massaro, e Giuseppe Barbagiovanni detto Gnupino. Altre piazze “celebri”, poi, erano quelle di Torrenova e Sant’Agata di Militello.
Un anno di pedinamenti, intercettazioni e sequestri ha inoltre permesso ai carabinieri di delineare chiaramente i modi in cui la droga veniva presa e trasportata in tutta la Sicilia. Le aree di approvvigionamento erano sostanzialmente tre, Palermo, Catania e Centuripe (Enna). Solitamente a fare il carico di sostanza erano in dieci, dodici, con diverse macchine. Durante il tragitto, per evitare soprese, il carico veniva più volte spostato di auto in auto, fino a quando non si giungeva nelle varie piazze di destinazione. Nel corso dell’imponente operazione sono stati impegnati circa 100 militari, 35 automezzi, diverse unità cinofile ed un elicottero di ricognizione. (Veronica Crocitti)
I tortoriciani, evidentemente, sono geneticamente destinati a delinquere.
George
I tortoriciani, evidentemente, sono geneticamente destinati a delinquere.
George