Accusa aggravata per i Centorrino, sotto processo per le "botte" al comandante della Polizia locale
MESSINA – C’è una svolta al processo per l’aggressione subita dal comandante Giovanni Giardina il 19 ottobre scorso. Il quadro delle accuse ai due ambulanti responsabili è cambiato. Lo ha reso noto la giudice monocratica Adriana Sciglio alla udienza di ieri. Da oggi l’imputazione per Salvatore e Carmelo Centorrino, padre e figlio, costituitisi la sera stessa dell’aggressione, è lesioni aggravate e non lesioni personali semplici. Una accusa più “pesante” e che potrebbe costare loro una pena più rilevante, in caso di condanna.
Le complicanze dell’aggressione
Il capo della Polizia Metropolitana all’udienza precedente aveva infatti deposto in aula e nel confermare la denuncia ha spiegato che dopo essere stato medicato, a caldo, ha continuato ad accusare fastidi e problemi e i medici gli hanno refertato complicanze più gravi rispetto a quanto inizialmente sembrava. In particolare Giardina, difeso dagli avvocati Gianmarco e Salvatore Silvestro, ha avuto problemi ad un occhio per i quali è stato sotto cura quasi due mesi. La giudice ha quindi rinviato tutto al prossimo 19 aprile per consentire tutti gli adempimenti procedurali.
La versione degli ambulanti
I due ambulanti, difesi dall’avvocato Filippo Pagano, valuteranno quindi ora se andare avanti col processo, sentendo i testimoni, o chiudere “la partita” accedendo ad un rito alternativo. I Centorrino hanno sempre sostenuto di aver reagito ad una sorta di abuso di potere del comandante, che li “tartassava” ingiustamente.