Fondi pubblici ai clan, dalle truffe Agea ai falsi fondi agricoli: ecco perché il Protocollo

Fondi pubblici ai clan, dalle truffe Agea ai falsi fondi agricoli: ecco perché il Protocollo

Veronica Crocitti

Fondi pubblici ai clan, dalle truffe Agea ai falsi fondi agricoli: ecco perché il Protocollo

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mercoledì 18 Marzo 2015 - 23:18

Non è un caso che la campagna di Protocolli di Legalità inizi proprio a Messina, su spinta del Prefetto Stefano Trotta. Il settore dell'agricoltura, infatti, proprio per le sue caratteristiche è un crocevia di finanziamenti europei e denaro pubblico che da tempo finisce ormai nelle tasche della malavita. FOTO DI SERENA CAPPARELLI

“Sarà una lotta dura contro la mafia dei pascoli, delle campagne, dei terreni rubati alle Regioni”. Parole decise quelle del Presidente della Regione, Rosario Crocetta, mentre apponeva la sua firma sul Protocollo d’Intesa che stamani ha visto la luce nella Prefettura di Messina su iniziativa del Prefetto Stefano Trotta. Ed è proprio da questa città e dalla sua provincia che prende avvio questa campagna di Protocolli di Legalità il cui fine ultimo è quello di eliminare la presenza malavitosa e mafiosa dal settore agricolo.

Non è un caso che l’attività di Cosa Nostra si concentri, con particolare dedizione, proprio in quel campo in cui vanno e vengono ingenti flussi di denaro pubblico e di finanziamenti europei, a cui molto spesso non seguono adeguati controlli. Non è un caso che, negli ultimi mesi, siano state tante le operazioni scattate nell’ambito delle truffe agricole, soprattutto in provincia. Associazioni che si erano organizzate con una certa sistematicità per dichiarare il falso, utilizzare terreni agricoli esistenti, produrre false autocertificazioni ed intascarsi, senza colpo ferire, fiumi di finanziamenti europei. Solo lo scorso febbraio, a finire nel mirino della Guardia di Finanza di Catania fu un sistema organizzatissimo che si estendeva da Catania ai Nebrodi e che si avvaleva di 3 Centri di Assistenza Agricola che “dimenticavano” di controllare le domande presentate e ne attestavano falsamente la regolarità, per poi ottenere i finanziamenti. Nove in tutto le persone finite ai domiciliari, 3 milioni di euro la somma dei sequestri, 57 denunciati, tra cui anche “volti noti” e ben legati alla criminalità organizzata tortoriciana vicina alla famiglia Conti Taguali. Un’operazione vastissima che seguì di poco quella denominata “Terra Bruciata”, scattata per la denuncia di un proprietario terriero che, dopo essersi rivolto al un CAA per presentare una domanda di finanziamento, scoprì che il suo terreno era già stato destinatario di incentivi.

Ancora a Tortorici, lo scorso dicembre,i militari dell’Arma svelavano un sistema malato che ruotava attorno al centro di assistenza agricola UNSIC. Un Centro ad hoc che istruiva richieste di contributi dichiarando, per i suoi associati, il possesso di numerosissimi terreni che in realtà non erano loro, bensì di soggetti completamente ignari. Alcuni di questi, addirittura, comparivano nella disponibilità del Comune, tanto che poi fu lo stesso Sindaco di Tortorici ad alzare la testa ed accorgersi che dal 2011 mancavano ben 800 ettari di proprietà destinati a pascolo, bosco e colture produttive. Da lì poi scattò la denuncia e il cerchio si chiuse attorno a diversi soggetti arrestati ed a molti altri indagati.

Ma quella non fu l’unica volta che la malavita truffò l’Agea. Lo scorso ottobre, grazie anche alla complicità di alcuni dipendenti della stessa Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, si scoprì un altro sistema contorto che comportava l’istruzione di pratiche false e la richiesta di contributi comunitari per terreni agricoli che, in realtà, di agricolo non avevano proprio nulla. Altri fiumi di denaro pubblico che così finivano nelle tasche di falsi e truffatori. Ma ancora, nel 2013, sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Patti finirono ben 36 indagati che tentavano di ottenere finanziamenti comunitari per diversi centri dei Nebrodi. Ed anche in questo caso il ruolo decisivo delle truffe era affidato ai CCA, ossia ai Centri di Assistenza Agricola.

Dalle pratiche false ai mancati accertamenti, passando per l’affitto di terreni a poche decine di euro al metro quadro e la richiesta, contestuale, di finanziamenti europei per aree adibite al “pascolo”. Quando in realtà, su quegli stessi terreni, non ha mai messo piede neanche una pecora. Soldi facili e illeciti, insomma, a cui il Protocollo di Legalità firmato stamattina tenterà di dare un freno deciso. Lo stop, almeno sulla carta, a quel sistema marcio che alla fine penalizza tutti, a partire dalle nuove generazioni e dai quei giovani costretti ad andarsene da questa terra ormai controllata e infruttuosa, per emigrare chissà dove, in cerca di un futuro migliore. (Veronica Crocitti)

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