L'evento religioso oggi pomeriggio. Pubblichiamo una sintesi della Lettera pastorale di monsignor Accolla
MESSINA – Inizio del nuovo anno pastorale in cattedrale con preghiera e programma presieduti dall’arcivescovo monsignor Giovanni Accolla. Sono presenti oggi pomeriggio i rappresentanti di tutte le comunità parrocchiali e religiose della diocesi guidati dai diversi parroci e i rappresentanti degli ordini religiosi maschili e femminili, delle associazioni e movimenti ecclesiali, confraternite e cappelle.
Di seguito una sintesi della Lettera pastorale a cura dell’arcivescovo Giovanni Accolla a cura dell’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali.
La Lettera pastorale
«Veramente Santo sei tu, o Padre»
Il prossimo 8 ottobre, in occasione dell’Assemblea Diocesana che segna l’inizio del nuovo anno pastorale, l’arcivescovo Giovanni Accolla consegnerà la sua Lettera Pastorale.
Nell’incipit della sua Lettera, il presule si rivolge all’intera comunità diocesana esprimendo il suo desiderio di raggiungere tutti per manifestare la sua «paterna vicinanza e la sentita riconoscenza per il tanto bene che ogni giorno» viene seminato.
Il titolo è eco di quell’espressione che ogni giorno ci raggiunge quando, celebrando o partecipando all’Eucaristia, ascoltiamo le parole iniziali del racconto dell’istituzione dell’Eucaristia che ci pone dinanzi alla santità del Padre.
L’arcivescovo inizia con il delineare la cornice all’interno della quale la Chiesa che è in Messina – Lipari – S. Lucia del Mela vive e muove i suoi passi, ponendosi in ascolto della voce dello Spirito che progressivamente permette lungo il cammino di «liberare il proprio servizio da quegli aspetti che lo rendono più faticoso e riscoprire sempre più la missione di annunciare la Parola e riunire la comunità spezzando il pane».
Quindi, ricorda i principali eventi che ne stanno segnando il cammino: la Visita Pastorale – già compiuta in oltre 140 parrocchie – quale tempo di «verifica e rilancio della testimonianza della fede», il Giubileo Ordinario che invita tutti a farsi «pellegrini di speranza in un mondo che tante volte sembra averla smarrita» e il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, «il primo grande Concilio della Chiesa indivisa» che ha affermato il Cristo vero Dio e vero uomo.
Quindi, la lettera si articola in tre parti. La prima – ricca di riferimenti biblici – è una riflessione teologica sulla paternità di Dio e sulla partecipazione dei credenti a tale paternità. È un continuo ascoltare in accogliere la Parola perché si concretizzi nella vita di ciascuno. L’arcivescovo Giovanni si sofferma nell’evidenziare come dal rapporto con la paternità di Dio discendano l’ascolto attento della Parola che conduce a «ricercare e fare la volontà del Padre», l’«essere nelle cose del Padre come modo di
esistere, scelta vocazionale di fondo a cui tutti siamo chiamati» e rivolgendosi in particolare ai presbiteri raccomanda loro che sia cercata la volontà di Dio «ogni giorno, nella preghiera, nel confronto spirituale con i confratelli per lavorare con entusiasmo nella vigna del Signore come gioiosi ministri della grazia e della misericordia traboccate del Buon Pastore».
Nel contempo si rivolge ai fedeli laici indicando «quanto mai importante e urgente valorizzare il rapporto tra ministri ordinati e fedeli laici per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria».
Nella seconda parte l’arcivescovo presenta alcuni «modelli di santità che rappresentano al vivo la paternità di Dio». Vescovi e sacerdoti che hanno manifestato il dono della santità – riconosciuta e “della porta accanto” – di questa Chiesa messinese, ai quali si aggiunge un giovane sedicenne che ha vissuto la sua breve a gioiosa esistenza innamorato dell’Eucaristia.
Infine, nella terza parte suggerisce proposte pratiche per le attività pastorali rivolgendosi ai presbiteri, specialmente parroci, ai diaconi e ai laici.
Nella conclusione, pur consapevole delle sfide di un mondo in continuo cambiamento, ancora una volta indica la parrocchia come «baluardo di speranza, faro di carità e luogo di sana aggregazione» e invita a guardare alla paternità di Dio e ai rapporti trinitari per vivere bene la pastorale, l’essere Chiesa e le relazioni tra presbiteri e fedeli laici.