Sabato 28 dicembre, al Palacultura, Messina ha ricordato anche quest’anno il ferale evento che distrusse quasi tutta la città
MESSINA – Sabato 28 dicembre, al Palacultura, Messina ha ricordato anche quest’anno il ferale evento che distrusse quasi tutta la città, con migliaia di morti, il tremendo terremoto, accompagnato da un altrettanto terribile maremoto, avuto luogo alle 05,21 del dicembre del 1908.
Esattamente alle ore 17,21, orario non casuale, che richiama le fatidiche 05,21, è iniziata la Commemorazione del 116° anniversario del terremoto di Messina, condotta efficacemente dalla giornalista Rosaria Brancato, sobria e precisa nella sua conduzione, che ha avuto anche il non indifferente merito di contingentare perfettamente i vari interventi, evitando tempi morti.
Evento ricco e denso, che ha messo il focus sull’attività di soccorso di una straordinaria persona, Giuseppe Micheli – assai poco ricordata gli anni passati, che ebbe un ruolo fondamentale nell’organizzazione dei soccorsi – e che ha visto la partecipazione di attori, la riproduzione di interessantissimi video, e si è conclusa con uno straordinario concerto, ospitato dalla Associazione musicale V. Bellini.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Federico Basile e dell’assessore alla Cultura Enzo Caruso, e in seguito del vescovo ausiliare monsignor Cesare Di Pietro, è stato proiettato un emozionante quanto commovente video dell’architetto Luciano Giannone, con il supporto tecnico di Andrea Parisi, Antonio Grasso e Giovanni Rando. Una ricostruzione di Messina prima del terremoto, con le immagini dei messinesi che passeggiavano lungo le strade e le piazze della splendida Messina che fu. Poi la simulazione di quei terrificanti 32 secondi, con l’assordante rumore che ha fatto tremare il Palacultura, mentre scorrevano le immagini del sismografo quasi impazzito, infine le immagini della distruzione e delle macerie ovunque.
Gli attori Daniele Gonciaruk e Nino Femminò, accompagnati con la tastiera da Cesare Natoli, hanno narrato le gesta di questo angelo venuto da Parma, Giuseppe Micheli, deputato e consigliere di amministrazione della Cassa di Risparmio della città emiliana, che, portando con sé 20.000 lire, riuscì ad organizzare i soccorsi, scontrandosi sovente con l’ottusa burocrazia del tempo.
Ampio spazio è stato quindi dedicato all’attività di Protezione civile, con l’intervento dell’assessore al ramo Massimiliano Minutoli, visibilmente commosso, filmati sull’attività e l’attuale organizzazione della protezione civile, gli interventi dell’ingegnere Antonio Rizzo, esperto per la Protezione civile dell’Amministrazione comunale, insieme ad una trentina d volontari, saliti sul palco.
Infine, il concerto dell’Orchestra e Coro Exsultate Jubilate – Cappella S., Maria Assunta, diretti da Nazzareno De Benedetto, con la partecipazione dei cantanti Jennifer Schittino (soprano), Haruna Nagai (contralto) – Davide Benigno (tenore) e Maurizio Muscolino (basso). Il direttore artistico dell’Associazione Musicale, Antonio Ramires, invitato sul palco, ha sottolineato come la musica, grazie soprattutto alle tre storiche associazioni musicali Filarmonica Laudamo, Accademia Filarmonica e V. Bellini, abbia contribuito non poco alla rinascita della città.
Emozionante il momento in cui Antonio Rizzo, che è anche vicepresidente dell’Accademia Filarmonica, ha consegnato al direttore d’orchestra, gesto di grande valore simbolico, la bacchetta, gelosamente custodita dall’Associazione musicale, con la quale il Maestro Franco Paolantonio diresse l’ultimo spettacolo prima del terremoto al Teatro V. E., l’Aida di Verdi, il 27 dicembre 1908. Anche Paolantonio trovò la morte durante il terremoto.
L’Orchestra Exsultate Jubilate – Cappella S., Maria Assunta ha eseguito prima la Marcia Trionfale dall’Aida verdiana, in commemorazione dell’ultima opera rappresentata a Messina nel teatro cittadino, teatro che riaprirà soltanto il 25 aprile del 1985.
A seguire, due straordinari capolavori di Wolfgang Amadeus Mozart, composti entrambi nel 1791, l’ultimo anno della sua breve vita.
L’Orchestra si è dapprima esibita nel più celebre e sicuramente più bello dei concerti per clarinetto mai scritti, il Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore K 622, con al clarinetto solista Giuseppe Corpina.
“Fino ad oggi non è nata altra opera che abbia reso così piena giustizia allo spirito di questo strumento. È un pezzo unico nel suo genere anche fra le composizioni concertistiche di Mozart”, così si esprime il musicologo Paumgartner sull’ultimo brano orchestrale composto dal grande genio austriaco, appena due mesi prima di morire. In effetti è unanimemente riconosciuto che il concerto per clarinetto di Mozart costituisca la vetta assoluta nel campo della musica riservata a questo strumento. Dedicato al suo amico clarinettista Anton Stadler, il concerto rappresenta il momento più alto di quella seconda giovinezza mozartiana, ove la musica si libera di ogni inutile apparato per ridursi all’essenziale, ed esprime quella leggiadra malinconia, quel sorriso amaro, quella sublime ironia tipica delle ultime composizioni di Mozart. L’atmosfera è molto vicina a quella del Flauto Magico, e anche il concerto per clarinetto può essere considerato un inno alla fratellanza. Perfettamente equilibrato nei tre movimenti, presenta un continuo modulare da tonalità maggiore a minore, e sfrutta in maniera miracolosa il timbro dello strumento, creando effetti indimenticabili. Il momento più alto è forse raggiunto nel famoso “Adagio”, una pagina celestiale (gli appassionati di cinema lo ricorderanno nel film “La mia Africa”) ove la profonda intensità espressiva è raggiunta attraverso una sconcertante semplicità, un momento di purissima ispirazione. Molto convincente la prova dell’orchestra, diretta sapientemente e con il necessario equilibrio dal Maestro De Benedetto; ottima la prova di Giuseppe Corpina al clarinetto, che ha interpretato mirabilmente il concerto di Mozart, eseguito tutto a memoria, mostrando un’eccellente padronanza dello strumento, suonato con estrema sensibilità e naturalezza.
Infine, il momento attesissimo, il Requiem K 626 in re minore.
Autentico testamento spirituale, il Requiem mozartiano costituisce probabilmente la più alta espressione musicale volta a descrivere l’uomo al cospetto della morte. Già le prime note dell’incipit rivelano tutto il mistero e l’angoscia del sentimento della morte, tuttavia, nel suo complesso, questo capolavoro è contrassegnato piuttosto da una intima e serena rassegnazione di fronte alla morte, quella che Mozart, negli ultimi anni della sua vita, considerava “un’amica”. Ciò si può particolarmente avvertire nel sublime “Recordare”, così colmo di dolcezza. Anche il celebre “Confutatis”, impetuoso, terrificante nell’evocare i maledetti condannati alle fiamme ardenti, contiene una celestiale preghiera “Voca me cum benedictis” e si conclude col commovente “Gere curam mei finis” (prenditi cura della mia fine). Dopo il “Confutatis” segue l’ultimo brano composto da Mozart, il celeberrimo “Lacrimosa”; infatti, Il Requiem rimane uno straordinario capolavoro incompiuto, che venne portato a termine, meritoriamente, da un fidato allievo di Mozart, F. Sussmayer, che lo completò sulla base di alcuni schizzi lasciati dal suo Maestro. Ascoltando questo semplice quanto profondissimo brano, che si conclude con “Dona eis requiem. Amen” (dona loro l’eterno riposo, Così sia), ci commuoviamo due volte, per la sua miracolosa intensità, in così poche battute, e perché consapevoli di ascoltare le ultime note uscite dalla penna d Mozart.
Nessun altro brano poteva commemorare in maniera più incisiva le migliaia di persone vittime del sisma del 1908, si è trattato pertanto di un momento assai partecipato e gradito, grazie anche ad una esecuzione davvero encomiabile dell’Orchestra e della sua direzione, lasciando emergere l’approfondito e puntuale studio della partitura mozartiana. Ottimo il Coro, fondamentale protagonista del capolavoro sacro, assai convincenti i quattro cantanti, interpreti di una performance davvero impeccabile e molto sentita.
Meritatissimi, pertanto, i lunghi e convinti applausi del numeroso pubblico, spettatore di una serata memorabile.