A chiederlo Cgil e Uil, anche alla luce dell’esito del referendum che boccia l’affidamento a privati del servizio pubblico locale: «Basta con illusionismi e scaricabarile, urge un piano sulla scorta di quello per l’Amt di Catania»
Basta con gli «illusionismi» e con rimpalli di responsabilità. Va immediatamente attivato un confronto con la Regione al fine di individuare un percorso comune che metta realmente al riparo l’Atm e il trasporto pubblico messinese, sulla scorta dello stesso impegno già profuso per l’Amt di Catania. Ad affermarlo sono Pino Foti e Silvio Lasagni, segretari rispettivamente della Filt Cgil e della Uil Trasporti, che chiedono all’assessore regionale Trasporti ed Infrastrutture di fissare un incontro con il prefetto di Messina, l’amministrazione comunale di Messina, il commissario straordinario dell’Atm, i sindacati e la deputazione regionale. Spunto fondamentale: l’applicazione nel concreto degli effetti del referendum del 12 e 13 giugno scorsi. Cgil e Uil, infatti, evidenziano che «con l’abrogazione delle norme sui servizi pubblici sancita con il referendum, perde ogni significato anche l’artificiosa manovra che l’amministrazione comunale aveva architettato per l’Atm, e che aveva già riscosso anche la bocciatura da parte dell’apposita commissione consiliare. Con il superamento del divieto per gli enti locali di affidare le gestioni a proprie aziende in house e senza gara, tutto insomma viene rimesso in discussione e perciò, in attesa di sapere come il legislatore intenderà d’ora in poi regolare la materia, che ricordiamo riguarda il diritto alla mobilità per i milioni di abitanti delle città italiane, sarebbe azzardato, ed oltremodo ridicolo, ostinarsi ad attuare un progetto scaturito dalle vecchie norme che prevede addirittura la messa in liquidazione dell’azienda». Questo non significa, specificano Foti e Lasagni, che il Comune e l’Atm non debbano adottare, anche con una certa urgenza, «misure che salvaguardino il futuro dell’azienda, consentano il risanamento dei conti, garantiscano il rinnovo e soprattutto l’aumento del parco mezzi e dei servizi, e tutelino così utenti e lavoratori».
I nodi sono ormai noti e arcinoti: «I bilanci di quell’azienda maturano da anni disavanzi, ma chi è preposto non li certifica e né li approva, sia perché è impossibile certificare servizi resi senza uno straccio di contratto e sia per il timore che anche questi, come dovrebbero, finiscano nel bilancio comunale. Ma questa prassi produce, come si è visto, due effetti complementari e pericolosissimi, da un lato una deresponsabilizzazione dell’azienda, ovvero la rinuncia da parte della proprietà di fissare obiettivi di risanamento e quindi di effettuare seri controlli ed imporre conseguenti sanzioni, e dall’altro un aumento incontrollato dei costi che una azienda abbandonata a se stessa in queste condizioni logicamente produce». Sarebbe cambiato qualcosa coi privati? Secondo Cgil e Uil no, perché «nessun operatore privato avrebbe garantito gli stessi servizi che eroga l’Atm se il Comune di Messina li avesse voluti pagare, come fa ancora oggi, con un importo bloccato a 12 anni addietro, ma allo stesso modo nessuna azienda privata in queste condizioni avrebbe fatto ricorso a consulenze esterne».
Non è certo non approvando i bilanci o liquidando l’azienda, affermano Foti e Lasagni, che si può risolvere tutto. Anzi, in questo modo «la proprietà comunale si è spesso dimenticata di richiedere alla sua partecipata più sofferente comportamenti idonei, e ciò ha determinato che i mezzi a poco a poco si fermassero, che i pezzi di ricambio non si comprassero e che gli stipendi venissero rinviati, tanto che il ritardo di ben due mensilità è ormai diventato regola, costringendo i lavoratori a fare debiti ed a non poter onorare nemmeno le scadenze delle rate. Di fronte a ciò l’amministrazione comunale non può assistere indifferente ed ha adesso il preciso obbligo di cambiare passo iniziando intanto dal ritiro della delibera di giunta inviata al consiglio. La nuova realtà legislativa che può aprirsi con la gestione in house da parte dei comuni, e l’assenza di certezze per gli operatori privati, deve spingere il Comune di Messina a fronteggiare i prossimi mesi eliminando nel frattempo le minacce oggi esistenti nello striminzito bilancio dell’Atm che sono costituite, da un lato dagli insufficienti trasferimenti comunali e dall’altro dal taglio che l’assessorato regionale intende praticare sui trasferimenti di sua competenza per il recupero dei debiti contratti dall’azienda».
SIGNORI si balla
e’ ora di ballare ,fimmini schetti e maritati
che Dio ci protegga da questa onda anomala
dobbiamo lavorare senza lo (gli) stipendio/i
dare il c.lo e stare zitti
sono depresso senza soldi e sempre con il mutuo da
pagare,ancora questi incapaci hanno la faccia da c.lo
di parlare,ma andate tutti a ca..re
avete fatto sempre i vostri interessi e non quelli dei lavoratori ONESTI,avete preferito la politica clientelare,anzichè fare serio e vero SINDACATO.
Meditate meditate