Per la Cgil la rimodulazione della rete ospedaliera che l'assessore regionale Borsellino si appresta a varare penalizza i livelli assistenziali nella provincia di Messina e può creare forti difficoltà anche sul fronte occupazionale.
La riconversione della rete ospedaliera proposta dall’Assessore regionale alla Salute, che ora sembra in dirittura d’arrivo, rischia – affermano il segretario generale della CGIL di Messina Lillo Oceano e il responsabile Dipartimento Salute Franco Di Renzo – di penalizzare fortemente i livelli assistenziali nella Provincia di Messina anche perché mantiene inalterato testo, e di conseguenza vizi e limiti, della bozza originaria”.
I tagli operati, si osserva, sono pesanti: dal 2008 al 2014 si perderebbero 388 posti letto, di questi ben 268 quelli che verrebbero meno con questa proposta del Governo Regionale, con la probabile scomparsa di strutture importanti per la salute dei cittadini.
“Inoltre – sottolineano Oceano e Di Renzo – non si riesce a comprendere quali sono stati i criteri utilizzati nella rimodulazione della rete ospedaliera, con la conseguenza che l’offerta di salute rischia di non migliorare, soprattutto in considerazione di un mancato potenziamento dei servizi sul territorio. I risparmi della riconversione dovrebbero servire per realizzare strutture territoriali, la sensazione è che ancora una volta si provi a fare cassa sulla pelle dei cittadini. Non è con una politica dei tagli lineari che si riesce ad incidere sulle cause profonde che determinano il buco della spesa sanitaria”.
E i tagli rischiano di incidere anche sul piano occupazionale per il rapporto stretto tra posti letto/personale medico, infermieristico ed ausiliario.
Tutto ciò a fronte del fatto che sono sempre di più gli italiani che, se ne hanno la possibilità, pagano di tasca propria i servizi sanitari che il pubblico non garantisce più o che garantisce con tempi incompatibili con la salvaguardia della salute. Infatti la spesa sanitaria privata degli italiani è così arrivata a quota 26,9 miliardi di euro nel 2013 ed è aumentata del 3%, in termini reali, rispetto al 2007. Nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria pubblica è rimasta quasi ferma (+0,6%).
Per la Cgil si tratta di una vera e propria emergenza che rischia di mettere fortemente in dubbio lo stesso Servizio Sanitario pubblico nel nostro territorio.