Il fenomeno dell'erosione costiera sulle spiagge messinesi rischia di aggravarsi in mancanza di interventi definitivi, entro pochi anni molte spiagge, esistenti fin dai tempi della Piccola Era Glaciale, verranno inghiottite definitivamente dal mare
Da anni ormai l’intero litorale messinese è fortemente vulnerato dal fenomeno dell’erosione, diventato una vera e propria emergenza per molti villaggi della città, sia a nord che a sud. Ultimamente il fenomeno è tornato nuovamente alla ribalta, soprattutto lungo la costa ionica messinese, dove molti tratti di spiaggia sono già scomparsi, pregiudicando la tenuta di diverse infrastrutture e in qualche caso, come a Galati o a Tremestieri, persino di interi centri abitati, ridossati alla linea di costa. Sul litorale di Galati il processo erosivo, nel giro di questi ultimi 3 anni, ha subito una accelerazione davvero impressionante, tanto da spiazzare persino i geologi. Ma anche nei villaggi della zona nord della città la situazione rischia davvero di sfuggire di mano, in caso di forti mareggiate da ponente e maestrale. Basta vedere in che condizioni si trova il tratto di costa fra Ortoliuzzo e Santo Saba, dove gran parte della sabbia e della ghiaia, tipica della zona, è stata inghiottita dal mare, a seguito delle recenti risacche. Delle dune di sabbia, che una volta dominavano il paesaggio costiero messinese non vi è più traccia. Purtroppo quello dell’erosione è un fenomeno che affligge la quasi totalità delle coste italiane, ma non solo (tutti i paesi mediterranei sono a rischio).
Recenti studi hanno messo in evidenza come solo il 30% delle coste italiane risulta immune all’erosione, una cifra troppo piccola. Bisogna però considerare che quello dell’erosione delle coste è un fenomeno che ha delle origini prettamente naturali e cicliche nei decenni. A queste cause naturali, purtroppo, si aggiungono delle cause prettamente antropiche che tendono ad amplificarlo, rendendo l’erosione costiera ancora più distruttiva. In sostanza, fra queste cause antropiche, possiamo citare: 1) la riduzione dei trasporti fluviali di materiale sabbioso 2) la fitta urbanizzazione delle coste 3) la costruzione di imponenti infrastrutture (come porti, approdi, dighe foranee che alterano il profilo delle correnti marine e del moto ondoso). Per quel che concerne la riduzione dei trasporti fluviali di materiale sabbioso le bonifiche e l’imbrigliamento dei corsi d’acqua, unito all’asporto di sabbia e ghiaia dagli alvei dei fiumi e dei torrenti, hanno provocano la drastica riduzione degli apporti di sedimenti (sabbie, ghiaie, limi) al mare. In particolare, la quantità di sabbia portata a mare dai fiumi è notevolmente diminuita negli ultimi anni per le indiscriminate escavazioni degli alvei e la costruzione di opere di regimazione nei fiumi. Una delle cause principali è anche da ricondurre alla fitta urbanizzazione delle coste, con la costruzione di immensi impianti balneari e palazzi a ridosso della battigia che hanno provocato l’alterazione dell’equilibrio della costa. Molte di queste opere sono state costruite lì dove prima esistevano le dune di sabbia, con vegetazione spontanea che faceva da cornice. La scomparsa dell’ambiente dunale, nella maggior parte dei casi, ha reso i litorali molto più vulnerabili alla furia dei marosi.
Ora, con la scomparsa delle dune, il limite delle costruzioni stradali e degli edifici costruiti attorno le aree litoranee si trova a qualche decina di metri dalla linea raggiunta dalle massime ondate. Ciò significa che le stesse opere dell’uomo sono destinate ad essere erose dalle mareggiate, man mano che scompare l’arenile. Sul territorio messinese l’erosione costiera è divenuto un fenomeno peculiare, sia lungo la costa tirreniche, che lungo il litorale dello Stretto e l’area ionica. Le situazioni più critiche al momento si riscontrano lungo la zona sud della città, fra gli abitati di Galati Marina e Santa Margherita, dove nel giro di pochi anni sono spariti circa 20-25 metri di spiaggia, tanto che li dove prima esisteva una ampia spiaggia di sabbia e ghiaia (le tipiche spiagge della costa messinese) ora c’è il mare che rompe il moto ondoso, trascinando via un enorme mole di detriti e materiale sabbioso che tende ad andare alla deriva, secondo la spinta delle correnti marine prevalenti. Tutto il sedimento trasportato su fondali profondi 10-15 metri non ritornerà più indietro per il ripascimento delle spiagge, aggravando l’erosione. Finora l’erosione è stata affrontata solo con interventi tampone, che hanno avuto il merito di mitigarne gli effetti solo per qualche mese, salvo poi tornare punto e a capo con i soliti problemi. La situazione che si è venuta a creare impone l’attuazione di interventi di lunga durata, definitivi e rispettosi della bellezza dei luoghi. Se si vuole conservare la bellezza naturale bisogna riprodurre artificialmente, con sedimenti stabilizzanti e dello stesso tipo di quelli esistenti, il ripascimento attuato dalla natura fin dai tempi della Piccola Età Glaciale.
Daniele Ingemi