Dipinto realizzato nel 1940 dall’artista siciliano Alessandro Abate, adornava la volta centrale della Chiesa dei Gesuiti distrutta nel 1975. Gli stessi Gesuiti hanno poi acquistato un nuovo spazio di 200 metri quadri nel quale è stata realizzata una nuova piccola Chiesa Cappella dedicata a Santa Maria della Scala, alla quale si accede da via Ugo Bassi. L’artista Nunzio Ardiri ha realizzato una riproduzione di quel dipinto che verrà collocata domenica prossima
Dal 1933 al 1975, nel quadrangolo tra le via Nicola Fabrizi, Ugo Bassi, XXVII luglio e piazza Cairoli, sorgeva la Chiesa di Santa Maria della Scala. Oggi, purtroppo, quella bellissima Chiesa non esiste più.
La Chiesa, progettata dall’ingegnere palermitano Antonio Zanca, in stile arabo-normanno, con una snella merlatura che proseguiva quella dell’intero edificio, il Collegio Sant’Ignazio, era stata completata con tre belle cupole e due torri campanarie. Iniziata nel 1926, è stata inaugurata il 29 giugno 1933.
Numerosi affreschi a “finto mosaico”, decori e pale d’altare, tutte realizzate da Alessandro Abate, impreziosivano questa che era una Chiesa molto raccolta con l’interno a tre navate, con archi e finestre a sesto acuto, robuste colonne sormontate da artistici capitelli, eleganti rosoni e belle vetrate istoriate. All’interno erano custoditi, tra l’altro, la “Deposizione dalla Croce” di Cesare Maccari, la “Madonna della Scala”, realizzata su legno a “finto mosaico” da Salvatore De Pasquale nel 1933, e un pregevole organo della Ditta Tamburini per letteratura organistica romantica. La Chiesa faceva corpo unico con il Collegio, un edificio in stile arabo-normanno costruito qualche anno prima (1925), che ospitava le Scuole Elementari, la Scuola Media, il Ginnasio ed i Licei Classico e Scientifico.
All’interno del Collegio, era stata ricavata anche una artistica Cappella dedicata a San Giuseppe, ricca di affreschi a “finto mosaico”, con un prezioso soffitto a cassettoni dorati e azzurri e punti luce a vetri colorati. Il Collegio e la Chiesa erano proprietà dei Padri della “Compagnia di Gesù” – Gesuiti – che ne curavano tutte le attività scolastiche e religiose.
Nel 1972, un insieme di fattori determinava la sorprendente e controversa scelta di alienare l’immobile che, per qualità architettoniche e valenze religiose e culturali, spiccava al centro della città di Messina. Nel mese di ottobre di quello stesso anno, ragioni finanziarie costringevano i Gesuiti a porre in vendita l’intero complesso, nonostante i tentativi di salvare la Chiesa di S. Maria della Scala.
Il 17 luglio 1973 l’immobile veniva acquistato da una società e, nel dicembre dello stesso anno, le “ruspe” iniziavano i lavori con la demolizione del Collegio. Il 30 aprile 1975 un caterpillar aggrediva la Chiesa entrando dalla porta del cortile interno del Collegio completando, così, la distruzione di quanto in tanti anni era stato risparmiato dai bombardamenti e dai terremoti.
Al suo interno, era presente il “Cristo Benedicente”, un dipinto a “finto mosaico” realizzato, nel febbraio del 1940, dall’artista siciliano Alessandro Abate e che, grande e maestoso, adornava la volta centrale della Chiesa di S. Maria della Scala.
Al suo posto, è sorta una struttura che ospita una banca, uffici vari e grandi magazzini. I Gesuiti – su istanza dell’Arcivescovo Mons. Francesco Fasola – comprarono dal nuovo proprietario uno spazio di circa 200 metri quadri dove oggi sorge una Cappella sempre dedicata a S. Maria della Scala, alla quale si accede dalla via Ugo Bassi.
Oggi, l’artista Nunzio Ardiri ha realizzato una “riproduzione” su foto amatoriale del “Cristo Benedicente”, allo scopo di rendere omaggio a quel dipinto che oggi esiste solo nel ricordo nostalgico di molti messinesi.
Si è riportata la sacra “icona” nello stesso luogo occupato nel passato recuperando, in tal modo, un “ricordo” dell’antica Chiesa per le future generazioni per custodire la memoria di quanto andò perduto nel 1975 con discutibili e dolorose decisioni. L’iniziativa verrà portata a termine domenica 14 aprile con la collocazione della riproduzione.
Farebbero meglio a ricollocare l’antico dipinto con la Madonna della Scala piuttosto che l’ennesimo dipinto amatoriale…. la storia antica ci ha consegnato nelle chiese belle opere d’arte, ora le riempiamo di opere amatoriali….