Giampilieri, Pina Maugeri: l'alluvione ha cambiato la mia vita

Giampilieri, Pina Maugeri: l’alluvione ha cambiato la mia vita

Alessandra Serio

Giampilieri, Pina Maugeri: l’alluvione ha cambiato la mia vita

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lunedì 30 Settembre 2019 - 07:30

Per Pina Maugeri, il ricordo della sua Giampilieri è tutta in due foto. Quella del padre, appesa insieme a quella degli altri cari, e dei nipoti Leo e Cristian, figli del fratello, schiacciati poco più che ventenni nelle rovine della propria abitazione, i cui volti sorridono attraverso il vetro di plastica della teca, sotto una pioggia di stelle finte. La foto della ruspa che scavava tra le macerie, nei primi giorni di ottobre 2009, portando alla luce il costume rosso da Gabibbo che era dei fratelli, è stata una delle immagini simbolo della tragedia.

Leo e Cristian sono i nomi che hanno adesso i suoi nipoti, di 9 e 7 anni, il primo era in grembo alla figlia mentre il fango travolgeva tutto quello che era loro.

Dei miei nipoti non è rimasto nulla, tutto è sotto il fango e le macerie di casa. Non un oggetto, un ricordo. La loro madre, mia cognata, è riuscita a recuperare qualche foto grazie ai loro compagni”, racconta Pina, che non vuole farsi riprendere né fotografare, e in questi anni ha schivato il chiasso delle celebrazioni e delle interviste, perché il dolore le spezza il fiato. Ancora oggi.

Così, quando mi accoglie nella sua nuova casa di Galati Marina, a pochi chilometri dal suo paese, e comincia a raccontarmi la sua versione , lo fa con le lacrime che si affacciano ad ogni parola, con la necessità di riprendere fiato a ogni frase.

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Lillo Maugeri, suo padre, aveva 76 anni, era in pensione dopo una vita passata a lavorare in ospedale. E’ uscito di casa nel pieno della bomba d’acqua, proprio mentre arrivava la lava di fango che lo ha schiantato su un albero. Lo hanno sentito lamentarsi e chiedere aiuto per ore, ma nessuno è riuscito a salvarlo. Poi, alle prime ore del mattino, la sua voce ha taciuto per sempre. Adesso riposa al cimitero di Molino, poco sopra Giampilieri, mentre i nipoti sono al cimitero monumentale centrale di Messina.
Pina era tornata ad abitare a Giampilieri da qualche anno, dopo aver vissuto a Messina, per stare più vicina al padre. Abitava in una via laterale a quelle colpite dalla colata di fango e detriti, i suoi muri hanno retto. “Pioveva fortissimo, è andata via la luce, attorno c’era un rumore infernale e non si vedeva nulla. Dalla finestra vedevo arrivare fumo dal centro del paese ma non riuscivo a capire esattamente cosa stesse succedendo. Per telefono ci hanno avvisato di chiudere il gas e non muoverci di casa, e così abbiamo fatto. I telefoni di nessuno della mia famiglia rispondevano più. Ogni tanto un lampo squarciava il buio e illuminava la strada, e in quei secondi potevo vedere la strada ammassarsi di auto. Pensavo fossero state spostate e parcheggiate perché da lì non ci si poteva più muovere. Invece la mattina dopo ho scoperto che erano state letteralmente ammassate e trascinate dall’acqua e dal fango, accatastate una sopra l’altra. Fino alla mattina dopo non sapevo cosa era accaduto esattamente, ma l’angoscia e quelle immagini mi avevano fatto capire che sarebbe stato comunque qualcosa di terribile. Appena è stato possibile muoverci, è stata tutta una corsa: verso casa di mio padre, verso quella dei miei nipoti, verso l’ospedale per portare mia figlia incinta a controllo”.

Pina Maugeri oggi abita a Galati Marina: “La mia vita da quel giorno è cambiata totalmente. Eravamo realizzati, poi tutti si è fermato e abbiamo dovuto ricominciare da capo: le difficoltà economiche, dover trovare una nuova casa, dover seppellire i propri cari. Inizialmente abitavo ancor più vicino al mare, ma ho dovuto trasferirmi perché l’acqua mi faceva paura. D’inverno sentivo il mare gonfiarsi e non dormivo, a ogni goccia di pioggia guardavo il cielo angosciata. E ancora oggi è così, tutte le volte. La mia casa è rimasta quasi intatta. Ma io a Giampilieri non riesco a tornare. A ogni angolo di strada conto un morto, e il dolore dentro di me è ancora troppo vivo. Ognuno lo vive come sa, vi fa fronte come può, e io non riuscirei mai a tornare a vivere lì, ne sarei schiacciata”.

Oggi a casa Maugeri sono i nipoti a riportare il sorriso e la speranza. La mamma Alice racconta loro di quella tremenda notte come si fa con una fiaba che ha al suo interno racconti terribili, parla dei cuginetti,andati via troppo presto, due ragazzotti alti e simpatici. Il più grande dei bambini ha passato i primi anni scolastici al plesso di Giampilieri. “A ogni pioggia – racconta – tornava a casa terrorizzato: Mamma, arriva l’alluvione, mi diceva. Io penso invece che questa parola vada onorata ma non deve essere una ossessione. Dobbiamo vivere, non possiamo avere paura, dobbiamo ricostruirci dentro, altrimenti la ricostruzione delle strade non serve a nulla.”

Alice avrebbe dovuto sposarsi a dicembre 2009. Ma l’alluvione ha cambiato anche quello. “Qualche settimana dopo – racconta – sono andata al Comune per dire di annullare. L’addetta allo sportello mi ha guardato quasi in lacrime, mi ha invitato a farlo comunque. Io non ce l’avevo proprio in animo, di celebrare il matrimonio, avevo una paura quasi superstiziosa. L’ho raccontato a mio marito, che è molto devoto alla Madonna delle Grazie di Giampilieri. Nei giorni del battesimo di nostro figlio, la statua della Madonna era esposta nella chiesa dove sarebbe stato celebrato il battesimo appunto. E’ stato lui a quel punto a dire: “sposiamoci anche, lo stesso giorno, qui”.

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