A processo l'ex direttore generale Amam e gli imprenditori accusati di gestire in cartello i lavori all'acquedotto di Messina
Comincerà a marzo del prossimo anno il processo sul presunto “cartello” di ditte che monopolizzava gli appalti di Amam Messina. Lo ha deciso il giudice alla fine del vaglio preliminare, rinviando a giudizio imprenditori e dirigenti della municipalizzata acquedotti.
Scagionato soltanto il dirigente Amam Francesco Cardile, assistito dall’avvocato Ernesto Marcianò. Il Giudice per l’udienza preliminare Simona Finocchiaro lo ha prosciolto perché il fatto non sussiste.
Il giudice ha anche stralciato un’accusa ai fratelli imprenditori Natale e Gaetano Micali, rinviando alla Procura perché mancavano alcuni atti. Entrambi vanno però a processo per le altre contestazioni insieme all’ex direttore generale Luigi La Rosa e gli appaltatori Salvatore Celesti e Salvatore Brischetto (di Acireale).
Il processo partirà il 18 marzo 2021 e sarà davanti ai giudici della I sezione Penale del Tribunale che i difensori, gli avvocati Alberto Gullino, Enzo Grosso, Alessandro Billè, Silvano Martella e Antonio Strangio, sosterranno l’infondatezza delle accuse, che sono corruzione, frode e abuso d’ufficio in una gara del 2015 per l’appalto di controllo e manutenzione degli impianti di sollevamento Fiumefreddo, Bufardo Torrerossa, del serbatoio di Piedimonte Etneo e delle condotte che attraversano il territorio catanese. Comune di Messina e Amam saranno parti civili, assistiti dagli avvocati Carmelo Vinci e Giovanni Mannuccia.
Il processo viene fuori dagli accertamenti della sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato che passò in rassegna i lavori affidati dall’Amam tra il 2013 e il 2016, compreso il periodo dei maggiori disservizi per i cittadini messinesi, rimasti a lungo senz’acqua, nel 2015.
Nel fascicolo ci sono anche le dichiarazioni dell’ex presidente Leonardo Termini che ha rivelato come in più di una occasione gli venne offerta una “mazzetta” del 15% sui lavori se si fosse affidato al “cartello”.