Isolabella, Salina, la costa dei Nebrodi. Senza una cabina di regia e un piano ambientale i fondi in arrivo rischiano di peggiorare la situazione dei litorali messinesi anziché fermare l'erosione. Il dossier di Legambiente e Goletta Verde su cosa c'è davvero dietro la corsa ai finanziamenti.
Trentuno milioni di euro del Po Fesr Sicilia 2014-2017e i fondi del Patto per la Sicilia. Una pioggia di finanziamenti destinati ad arginare l'erosione della costa siciliana. Fondi che per lo più ogni comune gestisce localmente, con micro progetti tampone che non risolvono la situazione alla lunga e anzi rischiano di peggiorarlo. Di più: in alcuni casi progetti spacciati per lavori di protezione e ripascimento finiscono per celare veri scempi o realizzazione di nuove opere.
E' un rischio concreto, secondo le associazioni ambientaliste, quello che annuncia per la provincia di Messina. Lo spiegano Goletta Verde e Legambiente Sicilia, che nei prossimi giorni sono in diversi comuni dell'area per presentare il dossier sullo stato dei nostri mari e delle nostre coste.
Stamane tocca a Legambiente approfondire il capitolo dei rischi che corrono le coste con i progetti già finanziati ma che mancano di programmazione, una vera e propria corsa al finanziamento che non tiene realmente il conto l'esigenza di salvare il litorale ma solo accaparrarsi i fondi.
A Isola Bella, riserva naturale, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha messo a disposizione della Regione Siciliana e del Comune di Taormina 2 milioni 900 mila euro per un piano di interventi di riqualificazione ambientale. L'intervento programmato, però, sembra non tenere conto della geologia, della storia e del valore ambientale del luogo. Rischia analoga sorte Pollara, sull'sola di Salina, patrimonio dell'umanità Unesco.
Per la costa dei Nebrodi è stato avviato un “Contratto di Costa” che ha ricondotto al la struttura del Commissario Regionale per la mitigazione del dissesto idrogeologico la titolarità della progettazione degli interventi a tutela delle spiagge. Un primo atto di pianificazione voluto dal Presidente della Regione che rimane però un’eccezione nel panorama regionale.
Anche qui, malgrado il piano, non sono statu fermati il progetto del nuovo porto turistico di Santo Stefano di Camastra, la cui diga foranea, aggettante 500 metri circa, priverà di alimentazione naturale le spiagge ad est, né la nuova strada litoranea di Torrenova a meno di 150 metri dalla battigia, che costituirà un irrigidimento della linea di costa.
Nessuno di questi progetti – il Porto costa 48 milioni di euro, 6 milioni di euro sono stati assertgnati a Torrenova – prevede una valutazione di impatto sulle spiagge limitrofe, comprese quelle che ricadono nel Contratto di Costa, o una valutazione suggli interventi anti dissesto in atto.
L’aggressione alle spiagge siciliane è il tempo della conferenza stampa di Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, Salvatore Granata di Legambiente Nebrodi, e il prof. Giovanni Randazzo, docente di Dinamica dei litorali dell’Università degli Studi di Messina, che si terrà stamane alla Lega Navale dalle 11.