Nella zona maggiormente colpita sono caduti più di 300mm di pioggia in poco più di due ore. Il 2009 è stato un anno record ma anche questo 2010 è stato fin qui piovosissimo. Le frane sui Nebrodi (Caronia e San Fratello sono solo due esempi) testimoniano le condizioni di gave dissesto di tutto il territorio Provinciale, ad alto rischio per i prossimi mesi invernali
Che da queste parti sarebbe successo un dramma, lo sapevano un po’ tutti. Già due anni prima, il 25 settembre 2007, piogge molto forti avevano provocato frane, smottamenti e inondazioni, portando fango e acqua per le vie di tutti i paesi poi devastati dal fenomeno più violento, verificatosi il 1° ottobre 2009 con un vero e proprio temporale monsonico che ha fatto cadere più di 300mm di pioggia (la metà dell’acqua che solitamente cade nell’intero arco dell’anno!) in meno di tre ore, nel tardo pomeriggio.
Con correnti di sud/est al suolo e sud/ovest in quota, quel pomeriggio di poco più di un anno fa nel Messinese Jonico s’è creata un’area di convergenza meteorologica davvero mostruosa, tale da provocare piogge violentissime.
Sulle abitazioni di Giampilieri Superiore, Altolia, Molino e Scaletta Zanclea sono precipitati costoni di montagna, lì dove quei borghi vivevano regolarmente e serenamente da centinaia di anni.
Il 1° ottobre 2009, però, a causa della violenza della natura ben 37 persone morirono soffocate dal fango, letteralmente sommerse dalle colate provenienti dai monti. Sei cadaveri non sono mai stati recuperati, probabilmente dispersi in mare dove l’acqua li ha trascinati furiosamente.
Quel giorno morirono 37 persone, tra cui Simone Neri, l’eroe di Giampilieri, che prima di arrendersi al fangò mise in salvo 8 amici e parenti tra cui alcuni bambini. Sottocapo di prima classe della Marina, dopo 9 giorni da quella tragedia avrebbe compiuto 30 anni. Ma ha deciso di sacrificare la sua vita per salvare quella degli altri. Alle 21 di quella maledetta sera, Simone fece l’ultima telefonata alla sua fidanzata dicendole: “C’è un bambino che piange, vado a salvarlo. Qualsiasi cosa succeda, ricordati che io ti amo”. Quel bambino oggi è vivo grazie a Simone, che però non ce l’ha fatta.
Sei cadaveri non sono ancora stati recuperati, e quindi la nostra legislazione li considera ancora “dispersi”, per questo i morti ufficiali sono 31.
Il territorio fu devastato, e la bufala dell’abusivismo (assolutamente inesistente nei centri urbani di quei paesini, che sorgevano lì da lunghi secoli) è stato un ulteriore schiaffo gratuito affibiato dai media e da alcune istituzioni nazionali su una popolazione che ancora oggi dimostra grande dignità, nonostante le promesse disattese.
Dal punto di vista meteorologico, quella di un anno fa nel Messinese Jonico è stata una vera e propria alluvione, con accumuli pluviometrici superiori ai 300mm in un arco di tempo inferiore alle tre ore. Una quantità d’acqua davvero eccezionale, che farebbe danni ovunque nel mondo. A maggior ragione in zone dalla conformazione geo-morfologica fragile, già per natura, come quella dell’Appennino Italiano.
L’acqua caduta al suolo ha determinato vari tipi di impatto: una parte ha ruscellato ed ha raggiunto le fiumare che l’hanno smaltita in mare; lungo i versanti una parte si è infiltrata nel suolo e nella porzione alterata del substrato ed ha determinato una spinta imbibizione della copertura superficiale con scadenti caratteristiche geotecniche; nelle aree sub pianeggianti di fondo valle e costiere una parte si è infiltrata andando ad alimentare la falda.
L’acqua caduta al suolo ha esaltato le precarie condizioni di stabilità delle coltri superficiali che ricoprono i versanti ripidi impostati, in prevalenza, su rocce metamorfiche innescando numerosi dissesti che hanno interessato, rovinosamente, anche le aree urbane e le infrastrutture.
Purtroppo eventi naturali come le intense precipitazioni piovose innescano normali fenomeni di instabilità lungo i versanti che possono trasformarsi in disastri e catastrofi quando interessano aree abitate.
I morti di Giampilieri, Altolia, Molino e Scaletta Zanclea sono stati provocati da rapide colate di fango e detriti che si sono attivate lungo i versanti Peloritani al di sopra dei centri abitati.
I dettagli tecnici dell’evento calamitoso sono stati ben illustrati dagli esperti: Franco Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università di Napoli Federico II e il Tenente Colonnello Massimo Morico del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare e Presidente onorario dell’Associazione MeteoWeb ONLUS che in un’intervista dopo l’alluvione ci ha spiegato che -Si è trattato di un fenomeno meteorologico eccezionalmente estremo, ma non è il primo e non sarà l’ultimo. Nel nostro Paese abbiamo sempre vissuto, sia al nord che al centro e anche al sud, eventi meteorologici così violenti e distruttivi perchè l’orografia del territorio, tipicamente Mediterranea, espone alcune aree a questo tipo di rischio. Avere a che fare con questo tipo di fenomeni rientra nella normalità climatica dell’Italia-.
Il prof. Ortolani, proprio su quest’aspetto, ha pubblicato studi approfonditi e ha allertato autorità e popolazioni in modo inequivocabile.
La nuova stagione autunnale, in questo settembre già pivosissima, è appena iniziata. E poi ci sarà l’inverno. Nei prossimi sei mesi avremo tantissimi episodi di piogge e temporali, anche violenti, che potrebbero far rivivere l’incubo di un anno fa se non arginati per tempo.