Dall'11 aprile al 22 maggio presidio del territorio dei Monti Peloritani per la salvaguardia delle specie migratorie in transito organizzato dal WWF Italia, dall’Associazione Mediterranea per la Natura e NABU
Tutto pronto per l’avvio del 28° campo internazionale per la protezione dei rapaci e delle cicogne in migrazione sullo Stretto di Messina che, dall’11 aprile al 22 maggio 2011, vedrà all’opera decine di volontari a tutela del flusso migratorio che ogni anno registra il transito di migliaia di uccelli sull’area dello Stretto, provenienti dall’Africa e diretti verso l’Europa continentale dopo aver attraversato il deserto del Sahara ed il Canale di Sicilia.
Il campo è organizzato da WWF Italia, dall’Associazione Mediterranea per la Natura e da NABU e rappresenta un’occasione unica anche dal punto scientifico per il monitoraggio annuale del numero di volatili che attraversano le coste peloritane e calabresi.
Grandi successi caratterizzano l’attività che da quasi trent’anni viene assicurata sui Monti Peloritani: nel 1984, in occasione del primo campo, fortemente voluto da Anna Giordano del WWF Messina, i dati rilevati risultarono sconfortanti con appena 3.198 rapaci censiti e ben 1.185 colpi di fucile registrati mentre nel 2009 i rapaci conteggiati risultarono 42.406 e solo 8 gli spari rilevati.
I bunker realizzati sui Peloritani ed utilizzati in passato quali luoghi di appostamento, in questo trentennio, sono stati trasformati in punti di osservazione per gli ambientalisti mentre la repressione e la prevenzione della caccia illegale ha portato, sul versante siciliano, ad una drastica diminuzione del fenomeno del bracconaggio mentre, seppur in misura minore, il fenomeno della caccia di frodo è ancora presente sul versante della Calabria.
Un ulteriore intervento è mirato al sequestro dei richiami elettronici usati nella caccia alle quaglie che vengono attirate durante la loro migrazione notturna e poi abbattute alle prime luci dell’alba.
I dati parziali relativi all’anno in corso hanno registrato, a tutt’oggi, la presenza di 1.450 uccelli di ben 18 specie diverse, tra cui il raro grillaio, il capovaccaio e l’albanella pallida, un dato eccezionale che conferma l’incremento registrato degli ultimi anni.
Le iniziative a tutela degli uccelli migratori, oltre al controllo del territorio, prevedono campi di studio e di sorveglianza puntando a verificare lo stato di salute dei volatili che, in base alle stime degli esperti, prima di giungere nelle aree di nidificazione del nord Europa subiscono, per varie cause naturali, una moria del 50% sul numero di capi in partenza dai territori africani.
La rotta migratoria dello Stretto è una delle più importanti del bacino del Mediterraneo perché punto di passaggio di numerose specie protette quali il falco pecchiaiolo (la specie migratoria più numerosa), il falco di palude, l’albanella pallida, il grillaio, il gheppio, il falco della regina, la poiana delle steppe, la poiana codabianca, il lodolaio, il nibbio bruno, l’albanella minore, il capovaccaio, il falco pellegrino, l’aquila minore, la cicogna bianca e quella nera, l’aquila imperiale, il falco sacro e l’aquila delle steppe per un totale di 38 varietà.
Differenti i flussi in base ai vari periodi di transito: ad inizio aprile tra i primi ad apparire nella zona dei Peloritani sono le albanelle ed i falchi di palude mentre nelle prime settimane di maggio solitamente si ha il maggior numero di migratori che, nei giorni in cui si registrano condizioni meteo ottimali, possono arrivare anche ad oltre 5.000 rapaci al giorno, in maggior parte falchi pecchiaioli.