Miti, leggende, tradizioni e credenze popolari: l’affascinante mondo che si origina dall’epica dei tempi antichi continua a vivere ancora oggi nei borghi Appenninici circondati da fertili campagne che consentono ancora oggi attività agricole e stili di vita rurali e campestri.
La Calabria in modo particolare, è una delle Regioni più ricche di storie leggendarie, proverbi e credenze popolari. E, avvicinandoci alle festività natalizie nel mese di dicembre, non possiamo non parlare del mito meteorologico di ‘Catamisi e Catamisicchj’.
-Catamisi- è un termine greco che si attribuisce ai dodici giorni che vanno dal 13 al 24 dicembre, mentre i -Catamisicchj- iniziano il 25 dicembre per finire il 5 Gennaio: i giorni di questi due periodi sono considerati i -meteorologi- dei dodici mesi dell’anno successivo. Osservando, infatti, le condizioni del tempo di quei giorni, si potrà prevedere il tempo dei mesi successivi. I catamisi dovrebbero prevedere il tempo dei primi 15 giorni dei mesi successivi, i catamisicchj, invece, il tempo dei secondi 15 giorni di ogni mese. Ogni giorno dei catamisi e dei catamisicchj corrisponde a un mese degli anni successivi, per quanto riguarda i catamisi in ordine cronologico, per quanto riguarda invece i catamisicchj la conta è a ritroso: il 13 dicembre e il 5 gennaio, ad esempio, corrispondono alla prima e alla seconda metà del gennaio successivo, il 14 dicembre e il 4 gennaio corrispondono alla prima e alla seconda metà del febbraio, il 15 e il 3 gennaio corrispondono alla prima e alla seconda metà del marzo e così via, fino al 24 e al 25 dicembre che corrispondono alla prima e alla seconda metà del dicembre dell’anno successivo. Se nel giorno -x- del catamisi e nel giorno -y- del catamisicchj farà bel tempo, sarà buon segno per il mese corrispondente. Se, invece, pioverà, tirerà vento e farà molto freddo, significa che il mese corrispondente sarà meteorologicamente funesto. Ogni giorno del catamisi e del catamisicchj dovrebbe, quindi, riflettere le condizioni del tempo dei mesi dell’anno successivo.
Ma da dove nasce questa leggenda?
Il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, prima della riforma gregoriana del calendario, segnava il giorno più corto dell’anno e perciò in tale giorno si traevano gli auspici del nuovo anno.
Il termine -kata- veniva adoperato nella lingua greca anche come locuzione avverbiale per indicare -giù- o anche -sopra-, per cui l’intera parola andrebbe a significare -mese giù e sopra Natale-, indicando pertanto i dodici giorni che precedevano il Natale e i dodici giorni che lo seguivano.
Il mito di ‘Catamisi e Catamisicchj’ era molto vivo e sentito nel mondo agricolo e da essa il saggio contadino traeva gli auspici annuali. Nessun contratto di scambio, nessuna seminazione o raccolto veniva fatta senza consultare queste previsioni.
Dopo 24 giorni di appunti e osservazioni, il contadino nella notte del 5 Gennaio, detta ‘La Notte del Battesimo dei tempi’ faceva la veglia e allo scoccare della mezzanotte usciva allo scoperto e nei primi cinque minuti scrutava attentamente la volta celeste osservando la direzione delle nubi e quindi dei venti. Da ciò riusciva a trarre le sue previsioni annuali: eventi lieti e copiosi raccolti si attendevano se le nubi seguivano la direzione del vento che soffiava da Levante e infatti si era soliti dire “Levanti linchi i vacanti”; un cattivo anno invece si preannunciava per tutto il mondo agricolo se le nubi seguivano la direzione di libeccio, vento che soffia da sud-ovest, pertanto si sentenziava “Lapici mai benefici”; mentre nessun rilievo era possibile ricavare se le nubi seguivano la direzione di ponente, quindi il detto “Ponenti non faci nenti”.
Consuetudini come queste erano numerose e caratterizzavano la cultura contadina di tanto tempo fa, quando la sopravvivenza era strettamente legata all’andamento dei raccolti e, quindi, alle condizioni del tempo che determinano le buone o brutte stagioni agricole. Per questo motivo esisteva l’esigenza di una previsione degli eventi meteorologici dell’anno per regolare i comportamenti da un punto di vista strettamente pratico e anche per ricorrere a una serie di propiziazioni simboliche che, anche se non garantivano risultati, certamente offrivano un margine di tranquillità che affiancava il fragile mondo contadino da avversità di ogni genere.