Disastro immane nel sud/est asiatico
Connotati sempre più catastrofici: la Birmania è stata devastata dal Ciclone Nargis che ha causato decine di migliaia di vittime: una catastrofe naturale che, nel sud/est Asiatico, ricorda lo tsunami del 26 dicembre 2004: il bilancio dei morti è purtroppo destinato ancora a salire.
BIRMANIA: OLTRE 10.000 MORTI PER CICLONE, SI’ AD AIUTI /ANSA
GIUNTA MILITARE APRE A ONU. DECINE DI MIGLIAIA DI SENZATETTO (ANSA-AFP-REUTERS) – RANGOON, 5 MAG –
Sono molte migliaia le vittime del ciclone Nargis che ha devastato il sud-ovest della Birmania, colpendo in particolare le regioni di Rangoon e del delta del fiume Irrawaddy, dove ha lasciato dietro di se’ decine di migliaia di senzatetto. Il ministro birmano degli affari esteri Nyan Win, intervenendo alla televisione di stato, ha parlato di -piu’ di diecimila morti- e 92 mila senzatetto, ma l’agenzia Nuova Cina, citando -dati ufficiali- diffusi dalle autorita’ locali, ha riferito di oltre 15.000 persone uccise dal ciclone. Certo il bilancio non e’ definitivo perche’ sono molte le zone che non sono ancora state raggiunte dai soccorsi. Si tratta comunque di cifre che delineano un quadro disastroso della situazione, tanto grave da aver indotto i militari che da 45 anni governano il paese col pugno di ferro, mantenendolo isolato dal mondo, ad accettare aiuti internazionali sotto la supervisione dell’Onu. Paul Risley, portavoce del Programma alimentare mondiale (Wfp) a Bangkok, ha infatti annunciato che -il governo birmano ha mostrato la volonta’ di accettare l’aiuto internazionale attraverso le Agenzie delle Nazioni Unite-. Da Ginevra la portavoce dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), Elysabeth Byrs, ha affermato che si stanno mettendo a punto i dettagli per poter intervenire concretamente. La Commissione Europea ha stanziato due milioni di euro ed anche la Casa Bianca ha annunciato l’invio di aiuti, ma ha sottolineato che prendera’ precauzioni per evitare che i fondi possano essere usati in altro modo dalla giunta militare birmana. La macchina dei soccorsi internazionali si e’ comunque gia’ messa in movimento: la Croce Rossa ha cominciato a distribuire cibo e vestiario nelle zone piu’ colpite, mentre un aereo con viveri e medicinali inviato dalla Thailandia e’ potuto atterrare nell’aeroporto di Rangoon, riaperto al traffico oggi pomeriggio, e due navi con generi di prima necessita’ sono salpate da Port Blair, capoluogo dell’arcipelago indiano delle Andamane e Nicobare, che dista 390 miglia dal porto di Rangoon. L’ -hunraken-, come – dal nome del dio delle tempeste – i cicloni vengono chiamati nell’Oceano Indiano, si e’ abbattuto sulla costa sud-occidentale della Birmania sin dalla tarda serata di venerdi’, con venti violentissimi che hanno soffiato fino a 240 km orari, spazzando letteralmente via decine di villaggi di pescatori e distruggendo oltre il 70% delle abitazioni di due localita’ situate nel delta dell’Irrawaddy, Laputta e Kyaik Lat. La maggior parte delle vittime e dei dispersi sarebbe concentrata nell’isola di Haing Gyi, all’estremita’ occidentale del delta, investita da enormi ondate di marea, ma la furia di Nargis ha provocato ingenti danni anche nelle regioni di Bago, negli stati Karen e Mon, nonche’ a Rangoon, la maggiore citta’ ed ex capitale della Birmania, dove le strade appaiono ingombre dei detriti delle abitazioni crollate e degli alberi divelti. Dai rilievi effettuati con l’aiuto dei satelliti, gli esperti calcolano che nel paese, gia’ uno dei piu’ poveri del mondo, i sinistrati ammontino a circa due milioni. La Croce Rossa giudica che le priorita’ immediate dell’azione umanitaria siano provvedere acqua pulita e rifugi di emergenza per gli sfollati. Quindi abiti, cibo, articoli per l’igiene e zanzariere contro la malaria. Se hanno accettato gli aiuti umanitari, i militari che governano la Birmania non hanno pero’ cambiato idea sul referendum per la nuova costituzione, osteggiata dalla comunita’ internazionale e dal Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che lo giudicano un espediente per perpetuare il predominio dell’esercito nella conduzione degli affari di Stato. La giunta ha infatti deciso che malgrado la situazione di emergenza causata dal ciclone, la consultazione popolare si terra’ come previsto il prossimo sabato 10 maggio. Lo si legge oggi sulla stampa ufficiale birmana: -Il referendum si terra’ tra qualche giorno e la popolazione attende con impazienza l’appuntamento-, scrive il quotidiano governativo New Light. (ANSA-AFP-REUTERS).
BIRMANIA: CICLONE; USA, RIFIUTATA NOSTRA ASSISTENZA (ANSA) – WASHINGTON, 5 mag – La Birmania ha fin d’ora rifiutato l’offerta di aiuti americani per il ciclone che ha colpito il Paese. Lo ha reso noto oggi a Washington il portavoce del Dipartimento di Stato, Tom Casey. -Noi abbiamo una squadra specializzata pronta a partire per portare aiuto e assistenza a chi ne ha bisogno – ha detto Casey -. Ma a tutt’ora a quanto capisco il governo birmano non le ha dato il permesso di entrare nel Paese-. Casey ha riferito anche che l’ambasciata americana in Birmania ha autorizzato l’immediato versamento di 250 mila dollari a favore delle popolazioni colpite. Nei confronti della Birmania gli Stati Uniti da tempo hanno approvato sanzioni commerciali, accusando la giunta militare di non rispettare i diritti umani e le normali regole della democrazia, a cominciare da quella del diritto di espressione. (ANSA).
MYANMAR: CICLONE NARGIS, PROTEZIONE CIVILE ITALIANA PRONTA AD INTERVENIRE Roma, 5 mag. – (Adnkronos) –
La Protezione civile italiana si mobilita per i soccorsi alle popolazioni del Myanmar colpite dal ciclone Nargis. La disponibilita’ ad intervenire nell’ambito di un’eventuale missione di soccorso e’ stata avanzata dal Dipartimento della Protezione Civile al competente servizio dell’Unione Europea. La comunicazione e’ stata inviata al Mic (Monitoring Information Center) a Bruxelles, struttura che, nell’ambito dell’Unione Europea, svolge la funzione di coordinamento in relazione alle diverse esigenze, legate a calamita’, che provengono da Paesi interessati da un’emergenza, sia in ambito comunitario che internazionale. L’eventuale invio di team italiani per la valutazione degli interventi necessari a fronteggiare l’emergenza e per le operazioni di assistenza alle popolazioni colpite dall’uragano avverra’ comunque nel contesto di una missione di soccorso internazionale coordinata dall’Unione Europea. Proprio il fattore tempo e la distanza dall’Italia del Myanmar sono decisivi rispetto all’assetto ed alla composizione della missione di soccorso, che comunque sara’ pianificata in funzione delle richieste che arriveranno, per il tramite dell’Unione Europea, da Naypyidaw, capitale dell’ex Birmania. (Mac/Pn/Adnkronos)