Il territorio comunale di Messina è caratterizzato da numerose valli che dai versanti dei Peloritani scendono verso il Mare Ionio; quelle settentrionali, attorno al nucleo storico di Messina, sono state urbanizzate e parte degli originari alvei sono stati ricoperti e trasformati in strade. Le valli fluviali più vaste sono quelle della parte meridionale del territorio comunale e sono caratterizzate da una fascia costiera molto urbanizzata e da alcuni nuclei urbani ubicati prevalentemente nell’entroterra, come ad esempio Larderia, Galati, S. Stefano di Briga, Mili San Marco e Mili San Pietro, Giampilieri Superiore (figura 1). Un elemento morfologico importante è individuabile nell’altezza dello spartiacque peloritano che è a quota superiore nella parte meridionale del territorio (da circa 1000m a circa 800 m) rappresentando una barriera continua a breve distanza dal mare ionio. Da Larderia verso nord lo spartiacque è significativamente più basso.
La parte meridionale del territorio comunale di Messina negli ultimi anni è stata flagellata da eventi piovosi particolarmente significativi che hanno innescato diffusi fenomeni franosi culminati con le distruttive colate di fango e detriti del 1 ottobre 2009 che hanno causato alcune decine di vittime. In particolare sono da ricordare gli eventi del 2007 e dell’ottobre 2009 che hanno colpito l’area compresa tra Giampilieri Superiore e Santo Stefano di Briga e gli eventi del 2010 e del 1 marzo 2011 che hanno interessato Mili San Marco e Mili San Pietro.
Tra il 28 febbraio e il 1 marzo 2011 la valle della Fiumara di Mili è stata interessata da eventi piovosi copiosi che hanno innescato numerose colate di fango e crolli di prismi rocciosi dai versanti a monte dell’abitato di Mili San Pietro e sul versante destro orografico della fiumara, di fronte alla Chiesa Normanna Santa Maria.
Le colate di fango hanno alimentato un potente flusso fangoso detritico che ha inondato rovinosamente la via Vallone trascinando alcune decine di auto senza creare, fortunatamente, vittime. La frana di crollo che si è verificata sul versante di fronte alla chiesa Normanna ha causato l’invasione dell’alveo da parte di alcune centinaia di metri cubi di detriti rocciosi che hanno anche invaso la pianura alluvionale in sinistra orografica dopo avere parzialmente distrutto un muro arginale (figure 2, 3 e 4 nella Photogallery).
La riduzione dei fondi pubblici per la difesa del suolo e dei cittadini è molto preoccupante ed è una via per raggiungere uno sciagurato obiettivo: protezione ambientale preventiva zero.
Gli eventi di Mili San Marco del 2010 e Mili San Pietro del 1 marzo 2011 hanno evidenziato che gli alvei strada rappresentano un grave pericolo che mette a rischio la vita di migliaia di cittadini. Basta che a monte degli alvei strada urbani vi sia un bacino imbrifero di dimensioni variabili da 10 a 25 ettari, con versanti ripidi impostati su una copertura di sedimenti sciolti non incastrati nel substrato che in seguito a precipitazioni piovose intense e prolungate possano innescare colate rapide di fango per trasformare in torrenti, percorsi da flussi impetuosi, le vie urbane realizzate coprendo gli alvei originari,
Non si tratta di portate causate dall’acqua di ruscellamento ma di flussi fangoso-detritici derivanti da colate di fango incanalate in alveo e provenienti dai ripidi versanti del bacino imbrifero.
Le ricerche eseguite in Campania nelle aree devastate dalle colate di fango (es. sarnese, Cervinara, Ischia) hanno messo in evidenza che le colate di fango innescatesi ed evolutesi lungo i versanti possono incanalarsi negli alvei trasformandosi in flussi veloci che possono percorrere tutta l’asta torrentizia inglobando i detriti ivi presenti. Si tenga conto che da un ettaro di versante interessato da colate di fango possono mobilizzarsi circa 10.000 metri cubi di sedimenti saturi d’acqua (compresa la vegetazione d’alto fusto) che scorrendo in alveo possono inglobare altre migliaia di metri cubi di detriti e vegetazione arbustiva ed arborea.
In tal modo l’alveo e l’alveo strada possono essere invasi da flussi molto veloci e distruttivi. Più è lungo il percorso in alveo il flusso tende a diluirsi trasformandosi in un’onda di piena.
L’effetto lungo l’alveo strada è quello di un deflusso torrentizio alimentato dall’acqua di ruscellamento.
La corretta comprensione del fenomeno evita di programmare in maniera non efficace eventuali interventi di sistemazione idraulica e idrogeologica.
In effetti se non si innescano le colate di fango dai ripidi versanti non si possono avere portate massime simili a quelle del 1 marzo 2011.
Gli eventi disastrosi tipo Mili San Pietro non sono fenomeni irripetibili e isolati; essi sono molto preoccupanti perchè gli alvei strada nelle aree urbane sono moltissimi.
Gli alvei-strada sono mine innescate nei centri abitati. Non credo che si sappia quanti sono e dove sono nè il loro attuale livello di funzionamento.
Nè quante persone sono a rischio e quando sono a rischio mancando ogni controllo.
A livello comunale, regionale e nazionale si deve fare il censimento degli alvei strada e aggiornare lo stato di degrado e dissesto dei bacini imbriferi incombenti sugli alvei-strada e sullo stato degli alvei coperti.
Occorre poi mettere in funzione un sistema di allerta circa gli eventi tipo Mili San Pietro ed Atrani.
I cambiamenti ambientali che stanno avvenendo naturalmente causano un ispessimento dei suoli e dello strato alterato che diventa instabile in occasione di eventi piovosi continui e intensi. Si aggiunga che la stabilità del suolo viene continuamente alterata dagli incendi e da interventi non appropriati lungo i versanti.
Un progetto di copertura di alveo in area urbana poteva andare bene qualora il bacino imbrifero fosse stato continuamente oggetto di manutenzione e sotto controllo.
La copertura di un tratto urbano di alveo con sezioni idrauliche idonee, in un quadro di manutenzione del sistema bacino imbrifero-alveo-alveo coperto, si può trasformare in un pericolo serio per l’area urbana quando il delicato sistema viene abbandonato ed è privo di manutenzione continua e di attento monitoraggio.
La situazione ambientale sta rapidamente modificandosi per cui si deve intervenire per rendere sicuri gli alvei-strada. Basta un evento meno grave di quello del 1 ottobre 2009 nel messinese per causare numerose colate di fango e detriti, anche piccole, che complessivamente riversano sul fondovalle migliaia di metri cubi di detriti che causano il veloce e progressivo colmamento dell’alveo e conseguente riduzione della sezione idraulica utile.
Le pubbliche Istituzioni devono attivarsi immediatamente per mettere a punto ed attuare moderni piani di protezione civile in modo da assicurare la tutela dei cittadini. La rincorsa ai finanziamenti per mettere in sicurezza le molte aree nelle quali si hanno attualmente gravi pericoli per i cittadini avviene in un percorso difficile alla fine del quale raramente si rinvengono le risorse necessarie anche perché ingenti risorse finanziarie pubbliche sono dirottate lungo percorsi diversi che non hanno come fine la sicurezza di tutti i cittadini.
Qualificate indicazioni per garantire almeno la sicurezza dei cittadini furono fornite (dallo scrivente, e dall’Ing. Angelo Spizuoco e dal Dr. Peppe Caridi), durante e dopo il convegno (organizzato da Collegio dei Geometri e Geometri laureati della Provincia di Messina – Comitato Scientifico coordinato dall’Architetto Giuseppe Aveni e dal Dottor Melo Citraro) del dicembre 2009 subito dopo il disastro idrogeologico del messinese del 1 ottobre 2009.
Franco Ortolani