L'esperto ribadisce quanto già esposto dal convegno organizzato a Lipari lo scorso 24 aprile dal Team di Studio Tecnico-Scientifico nato dopo l'Alluvione del 1° ottobre scorso e guidato dall'arch. Aveni
Sulla situazione di emergenza ambientale e naturale delle isole Eolie, tornata alla ribalta dopo il terremoto di lunedì, interviene Franco Ortolani, Ordinario di Geologia, Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università Federico II di Napoli, e lo fa dalle pagine di www.meteoweb.it, l’Associazione ONLUS con cui collabora all’interno del Team di Studio Tecnico-Scientifico per l’analisi e la valutazione dei rischi ambientali nato dopo l’Alluvione del Messinese Jonico il 1° ottobre scorso e guidato dall’architetto Giuseppe Aveni. L’emergenza delle Eolie era già stata anticipata poco meno di quattro mesi fa in un convegno, proprio a Lipari (articolo correlato in basso) organizzato dallo stesso Team.
Nel documento, pubblicato integralmente appunto su www.meteoweb.it, Ortolani fa il punto della situazione. «L’evento di lunedì ha “stranamente” colto alla sprovvista alcuni rappresentanti siciliani dell’attuale governo in vacanza a Lipari; ad esempio il Presidente del Senato, secondo quanto diffuso dai mass media, era troppo vicino ai versanti di un’isola eoliana e avrebbe visto cadere dei massi nei pressi della sua imbarcazione. Anche Schifani, quindi, è tra coloro che Bertolaso ha rimproverato per non avere rispettato i divieti esistenti. Sarebbe interessante sapere se: – Schifani era al corrente di tali divieti; – come gli altri turisti aveva avuto modo di documentarsi presso gli uffici competenti; – c’era una adeguata cartellonistica leggibile da decine di metri di distanza sulle spiaggette e lungo le falesie; – che cosa c’era scritto sugli eventuali cartelli: era indicata la distanza di sicurezza alla quale i cittadini dovevano navigare o sostare; – in base a quali valutazioni tecnico-scientifiche erano state delimitate le aree rischiose; – chi doveva tenere lontani i turisti dalle zone a rischio; – è possibile sorvegliare tutti i versanti a rischio delle Eolie e delle altre coste continentali ed insulari. Boschi, Direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha affermato che i dissesti sono da attribuire a mancanza di manutenzione del territorio senza rendersi conto che le frane si sono verificate prevalentemente su falesie naturalmente instabili e inaccessibili. Bertolaso ha subito detto che i turisti sono stati “cattivi” ignorando i divieti già posti nelle spiagge con pericolo di crolli di massi; in altre parole ha scaricato sui turisti le conseguenze del sisma. Vale a dire che se non ci fossero stati i turisti, come nel dicembre 2002 a Stromboli quando si verificò lo tsunami, le frane del 16 agosto c.a. non avrebbero spaventato nessuno. Ma di che cosa vive, essenzialmente, Lipari (e le altre isole)? Non è il turismo la fonte di reddito principale?
I rappresentanti delle istituzioni hanno dimostrato che gli effetti dell’evento non erano previsti in un piano di protezione civile e che i cittadini nemmeno immaginavano che potesse avvenire un fenomeno simile. Conseguentemente non sapevano nemmeno che dopo un evento simile è d’obbligo svolgere verifiche e monitoraggi. La sorpresa e l’impreparazione hanno “segnato” punti negativi nei turisti presenti a Lipari e potrebbero avere preoccupato altri turisti potenziali italiani e stranieri. Il responsabile della Protezione Civile Siciliana ha dichiarato dopo l’evento: “Salvaguardare l’ncolumità dei bagnanti senza creare allarme, in piena stagione estiva, è il tema a cui abbiamo lavorato. Le misure allo studio servono a trovare un equilibrio che permetta di convivere con i fenomeni sismici e vulcanici senza sottovalutarne la potenziale pericolosità”. Ma non sa che bisogna preventivamente fare tutto cio?
L’evento del 16 agosto c.a. ha improvvisamente aperto gli occhi ai responsabili di istituzioni che devono tutelare l’ambiente e la vita dei cittadini. Si sono resi conto che eventi naturali potenzialmente disastrosi si possono verificare anche durante il periodo balneare nei “paradisi terrestri” quali i monumenti naturali rappresentati dalle Isole Eolie; conseguentemente è emersa l’inadeguatezza del sistema di difesa ambientale e dei cittadini. Il 24 aprile 2010 nell’ambito di un convegno organizzato a Lipari dal Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Messina avevo tenuto una relazione dal titolo “La Sicurezza Ambientale alla base dello Sviluppo Ecocompatibile e Duraturo” nella quale avevo ribadito che in un territorio (come quello delle isole) che è interessato da continua evoluzione si deve garantire ai residenti e ai turisti la “Sicurezza Ambientale”. Si devono valorizzare le straordinarie bellezze naturali ma non si devono nascondere i problemi connessi alla natura. Questi ultimi devono essere conosciuti e valutati e si devono attivare preventivamente tutte le necessarie misure tese a garantire la sicurezza dei cittadini. L’uomo deve sapere inserirsi regolamentando le sue attività con buone leggi e provvedimenti che prima di tutto debbono essere sottoposte ad una verifica preventiva di compatibilità con le leggi della natura. Le leggi emanate dal Parlamento Italiano e i provvedimenti degli Enti Locali devono essere in armonia con la Costituzione Italiana: chi amministra si dimentica, quasi sempre, di verificare come essi si armonizzino con le leggi della natura che di fatto governano le modificazioni fisiche di un territorio in evoluzione. A volte interventi previsti dalle leggi fatte dall’uomo sono messi in crisi da eventi naturali che si manifestano secondo ritmi naturali. Questi ultimi a volte non interferiscono sensibilmente con le attività umane; a volte, invece, si incrociano con le attività umane. Tale evenienza, a volte, determina vere e proprie catastrofi. Le interferenze tra ritmi naturali e attività umane non avvengono con continuità e interessano parti limitate del territorio. Dove si verificano, comunque, possono esserci eventi catastrofici che mutano radicalmente le preesistenti condizioni: le attività possono essere sconvolte anche per molti anni. L’assetto socio-economico può subire sconvolgenti tracolli specie per i cittadini direttamente investiti dalle catastrofi.
Ragionando sulle esperienze delle ultime decine di anni sembra che gli amministratori (nazionali e locali) si dividano essenzialmente in due categorie: c’è chi non si impegna nella protezione ambientale sperando, facendo i debiti scongiuri o rivolgendosi ai protettori prediletti extraterreni, che durante il loro mandato non avvengano disastri ambientali; c’è chi non si impegna nella prevenzione facendo segretamente voti affinchè si determinino situazioni di emergenza in seguito ad eventi naturali in modo da gestire il “post disastro” con i poteri speciali connessi e la possibilità di spendere disinvoltamente i soldi pubblici in deroga alle leggi ordinarie che regolamentano la spesa pubblica. E’ noto in tutto il mondo che l’ambiente naturale (ricco di inimitabili “monumenti naturali”) e antropizzato dell’area Mediterranea e del Mezzogiorno d’Italia è esposto ai più elevati rischi naturali permanenti d’Italia (rischio sismico, vulcanico, idrogeologico, geomorfologico).
Le coste sono prive di piani di protezione dagli tsunami: non esiste alcun piano di protezione civile per tale problema che in passato ha seminato centinaia di vittime. I cittadini sanno che non possono essere eliminati i pericoli ambientali come i terremoti, le eruzioni vulcaniche e gli tsunami, sanno anche che si può adeguatamente organizzare un sistema di protezione della loro incolumità».
Ma Ortolani, ormai lo conosciamo bene, non è un uomo di critica/polemica fine a se stessa. E’ invece tecnico dalle larghe vedute, dalle idee lungimiranti per risolvere i problemi. E la sua idea, per Lipari e per le isole Eolie, è la seguente: «INGV e Protezione Civile nazionale e regionale, con la obbligatoria collaborazione di altre strutture di ricerca e di chiunque abbia buone idee, devono supportare i governi per andare verso la certificazione di sicurezza ambientale, particolarmente necessaria per le aree turistiche che garantiscono una consistente parte dell’economia regionale e nazionale. Certamente un turista preferirà venire in una delle nostre zone turistiche sapendo che sarà ospitato in edifici antisismici e che vi è un valido ed efficace sistema di controllo ambientale in grado di tenerlo correttamente informato e di garantirgli l’incolumità. Questo ammonimento lanciato in aprile è passato inascoltato: lo rilancio ora con la speranza che sia raccolto, non dai disattenti, ma dai cittadini ed operatori commerciali interessati ad un duraturo, ecocompatibile e continuo sviluppo nella sicurezza ambientale. L’invito va necessariamente rivolto al Governo Italiano dal quale dipendono Protezione Civile Nazionale e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Si tratta di un invito rivolto come semplice cittadino che si può trovare in situazioni di emergenza conseguente ad un potente evento naturale. Credo che si debba evitare assolutamente che fatti come quelli accaduti nella primavera del c.a. (crollo di Ventotene) e il 16 agosto nelle Eolie possano causare vittime e danni alle persone. Bisogna investire negli studi scientifici tesi ad acquisire una conoscenza dei potenti fenomeni geologici e bisogna, obbligatoriamente, adeguare le scelte amministrative ai risultati sovvertendo l’attuale andazzo secondo il quale prima si individua “l’intervento-affare” e poi si”forzano” le conoscenze che ne devono confermare la fattibilità. E’ ora che sia avviata una nuova attività di ricerca scientifica finalizzata, e certamente non parassitaria, che possa consentire di avere una approfondita conoscenza circa gli effetti dei grandi fenomeni geologici elaborando i dati conoscitivi esistenti ed eseguendo nuovi studi miranti ad incrementare la sicurezza ambientale e dei cittadini. Si tratterebbe di avviare, finalmente, una attività di Protezione Civile basata sulle più avanzate ricerche al fine di elaborare piani di difesa del territorio e dei cittadini; difesa che può anche comportare la bocciatura di interventi pensati e previsti al di fuori delle conoscenze scientifiche qualificate ottenute da ricercatori indipendenti non influenzabili dagli amministratori locali e nazionali».