Il terremoto causò il maremoto in modo indiretto, non diretto
Molto spesso, quando si parla del terremoto dello Stretto di 100 anni fa, si pensa che la causa della maggiorparte dei 120.000 morti che perirono tra le macerie di Reggio, Messina e rispettive Province è da addebbitare al maremoto che dopo le scosse di terremoto, travolse con onde fino a 15 metri le due sponde.
In realtà, recenti studi confermano alcune tesi che già da tempo sono portate avanti da studiosi del settore. Il maremoto non fu causato in modo diretto dal sisma, bensì in modo indiretto, a causa di una frana sottomarina nel messinese jonico: infatti l’unica area in cui le onde raggiunsero i 15 metri di altezza (valore mostruoso) fu il Reggino jonico e la costa di Pellaro.
A Reggio centro le onde non superarono i 7-8 metri di altezza, e a Messina centro i 2-3: questo dimostra come non è possibile addebbitare al maremoto la maggiorparte dei morti, e conferma che decine di migliaia di vittime rimasero schiacciate nel sonno tra le macerie delle loro abitazioni.
Nella nostra memoria, dopo un secolo esatto, questo deve far riflettere sulla violenza del terremoto e sull’importanza di costruizioni edilizie a norma antisismica.
È stata una frana sottomarina, e non il terremoto come si credeva, a scatenare il maremoto che il 28 dicembre 1908 travolse Messina, Reggio Calabria, lo Stretto la Sicilia orientale.
La scoperta, di un gruppo di geologi dell’università di Roma Tre e di geofisici dell’università di Messina, è in fase di pubblicazione sulla rivista Geophysical Research Letters, edita dall’Unione Americana di Geofisica.
-Le frane sono un fenomeno frequente quanto imprevedibile. Tuttavia conoscere meglio le zone più a rischio potrebbe avere risvolti significativi per la Protezione civile-, osserva Andrea Billi, autore della ricerca con Renato Funiciello, Liliana Minelli e Claudio Faccenna, dell’università di Roam Tre, e con Giancarlo Neri, Barbara Orecchio e Debora Presti, dell’università di Messina. -Ora – aggiunge – sappiamo che la frana si è verificata lungo la scarpata continentale della Sicilia sul versante del Mar Ionio-.
Da questa stessa zona, secondo gli studiosi, circa 8.000 anni fa si staccò un’altra frana che provocò un altro maremoto.
Indagini oceanografiche, carotaggi, dati sismici e sulla morfologia sono le tecniche di analisi che permetteranno di conoscere e controllare le zone a rischio.
La frana all’origine del maremoto del 1908 è stata localizzata in una zona del mar Ionio antistante a Giardini Naxos e distante dalla costa fra 80 e 100 chilometri.
Si spostò una quantità di roccia di circa 20 chilometri cubi, un pò più grande rispetto a quella che nel 2002 provocò l’onda anomala a Stromboli.
I ricercatori hanno ricostruito l’evento sulla base della velocità dell’onda (che viaggiava a non meno di 100 chilometri orari) e calcolando il tempo impiegato dall’onda a raggiungere la coste sulla base dei dati storici pubblicati nel 1910 dal geografo Mario Baratta che, con interviste condotte in 30 centri abitati lungo le coste siciliane e calabresi dello stretto di Messina, aveva stabilito che lo tsunami era avvenuto fra 8 e 10 minuti dopo il terremoto.