Una unica causa per gli operai morti in 11 anni: l'inquinamento all'interno della struttura. Omicidio colposo e lesioni colpose i reati ipotizzati dalla Procura di Barcellona nei confronti della RAM e le ditte appaltatrici.
Si aprirà venerdi prossimo davanti al Gup Salvatore Pogliese l'udienza preliminare per i 17 dirigenti della Raffineria di Milazzo più la stessa RAM come società, ai quali viene imputata la morte di sette operai, sette decessi avvenuti per malattia tra il 2006 e il 2013. Un unico fattore scatenante, secondo la Procura di Barcellona guidata da Emanuele Crescenti: le esalazioni all'interno della struttura e l'amianto presente negli impianti.
Alcuni dei decessi erano già oggetto di inchieste precedenti. Ma dopo l'ultima morte di un operaio per patologie oncologiche e polmonari, la Procura ha chiesto ai consulenti di stabilire se c'era una causa comune appunto,che potesse legare insieme e riaprire i fascicoli vecchi.
Adesso sarà il giudice per l'udienza preliminare a vagliare le ipotesi d'accusa – omicidio colposo e lesioni colpose – nei confronti degli imprenditori e i dirigenti succedutisi alla guida della RAM, responsabili della sicurezza, e nelle ditte subappaltatrici tra il 1984 e il 2010 e capire se hanno responsabilità, e quali nelle morti di Salvatore Currò, Francesco Di Maio, Giuseppe Pollicino, Salvatore Saporita, Salvatore Scolaro, Nunziato Sottile e Aldo Colosi.
Gli indagati sono Franco Terrosi, Napoleone Majuri, Mario Del Tredici, Vincenzo Russo, Francesco Zofrea, Salvatore Caltabiano, Marcello Rubini, Diego La Scala, Angelo Ferrari, Antonio Bucarelli, Cristiano Raminella, Franco Scorretti, Alessandro Gilotti, Pasquale Palumbo, Renato Morelli, Lino Gamba, Daniela Trio, infine la RAM nella persona del rappresentante legale Pietro Maugeri.
Alessandra Serio