Ha risposto con franchezza alle domande dei cronisti l'amministratore apostolico Antonino Raspanti, che avrà la reggenza della diocesi fino alla nomina del sostituto di La Piana. Dalle polemiche, al giallo dell'eredità, passando per i temi legati alla pedofilia ed agli ammanchi nelle casse, il vescovo di Acireale ha fatto chiarezza.
Non guarda la tv sin da quando era ragazzo, per scelta religiosa. Si informa attraverso la rete e la carta stampata. Non ha volutamente letto nulla sulle polemiche post dimissioni di La Piana perché preferisce informarsi direttamente alla fonte. Ma ai giornalisti messinesi monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e amministratore apostolico dell’Arcidiocesi di Messina (una sorta di reggente) ha risposto con franchezza, senza sottrarsi, per quanto di sua conoscenza, persino a quelle domande alle quali l’ex arcivescovo non ha voluto rispondere. Non si è nascosto dietro nessun silenzio monsignor Raspanti e cercherà di affrontare tutti i nodi che sono venuti al pettine, nei limiti del possibile e per il tempo che avrà a disposizione fino alla nomina del nuovo arcivescovo.
“Messina non la conoscevo proprio, fin qui sono dovuto venire usando google maps, ma non mi sottrarrò all’impegno ed approfitto della stampa per salutare i fedeli, coloro che si riconoscono nella fede cattolica ed anche quanti non si riconoscono. Ho iniziato a pregare per tutti voi sin dal giorno della mia nomina”.
Una breve introduzione, poi il fuoco di fila di domande per cercare di far luce sul clima nebuloso che ha caratterizzato gli ultimi mesi della presenza di La Piana.
LA SITUAZIONE DELLA DIOCESI
“Ho ancora pochi elementi, non ho voluto appositamente basarmi sulle polemiche apparse sulla stampa ma accertarmi di persona. Non c’è molta serenità in alcuni, è chiaro, ma non c’è stato un cataclisma vero e proprio. Certo, potrò esprimermi più chiaramente nelle prossime settimane e non voglio affatto minimizzare, ma neanche accentuare i toni. Serve tempo. Se crolla un tetto il problema si risolve rapidamente, se ci sono ferite in alcuni sacerdoti non è facile allo stesso modo, ho bisogno di parlare con loro e approfondire”.
IL CASO DON CHIARENZA
L’arrivo a Messina di monsignor Raspanti è coinciso con una lettera inviata dall’associazione “La caramella buona” a Papa Francesco, nella quale si stigmatizza la decisione del vescovo di far concelebrare, alcuni giorni fa, una messa ad Aci San Filippo a don Chiarenza, condannato dal Tribunale ecclesiastico per abusi sessuali su un minore.
“Cerco di essere sintetico ma chiaro. Martedì si festeggiavano i 25 anni di sacerdozio del parroco di Aci San Filippo. Padre Chiarenza vive proprio di fronte la chiesa ed è stato lo stesso parroco a chiedermi di concedergli il permesso, visto che officiavo io ed io ho anche questa prerogativa. Ho tenuto conto di una serie di fattori, mi sono consultato anche con la Congregazione e poi ho deciso. Tra l’altro il decreto cautelativo nei confronti di don Chiarenza l’ho emesso io e per ben 2 volte”.
Monsignor Raspanti ha spiegato che in attesa della sentenza (che ha condannato il prete per pedofilia all’allontanamento ed al divieto di officiare) è stato proprio lui ad emettere il decreto cautelativo durato 2 anni. Nel luglio del 2013 è arrivata la condanna, ma don Chiarenza ha presentato ricorso e l’istanza ha sospeso il provvedimento cautelativo. Papa Francesco nel frattempo ha nominato una nuova Commissione internazionale per i casi di pedofilia e da allora la mole enorme di fascicoli è in fase di analisi.
“Ho periodicamente sollecitato notizie sull’esito del ricorso, l’ultima volta in estate. Lo faccio nell’interesse della vittima, Pulvirenti, ma lo stesso don Chiarenza me lo chiede. Nel frattempo ho emesso un secondo decreto cautelativo autorizzando don Chiarenza a vivere dove si trova adesso ma vige il divieto di celebrazione. Il permesso, che è stato un caso isolato è di mia pertinenza, ma mi sono sentito con la Santa Sede e con la Congregazione. La Caramella buona mi ha sempre dato atto di essere inflessibile, mi stupisce quindi questa nota. Mi auguro che il clamore possa magari accelerare l’esito del ricorso, nell’interesse di tutti”.
Proprio in relazione alla pedofilia l’amministratore è stato sollecitato a rispondere in merito alla presenza in Curia di un prete indagato per molestie su un minore, non ha esitato: “Non c’è alcun dubbio che approfondirò la questione e faremo chiarezza, esistono le leggi, le regole, su questo non si discute, sarò fermissimo, come ho dimostrato.
I BUCHI E GLI AMMANCHI
“sì ho sentito di queste voci. A me non risultano né ammanchi né buchi. Ne ho parlato con l’arcivescovo e mi ha lasciato una corposa documentazione. Certo, alcune entrate sono venute meno come del resto in tutte le case. Altre spese sono sopravvenute nel caso di appalti per ristrutturazioni o costruzioni di nuove Chiese a causa di varianti o imprevisti. Serve un piano di ristrutturazione, un piano di risparmio e chiederò a tutti di tirare un po’ la cinghia. Farò come Renzi, una spending review.
IL GIALLO DELL’EREDITA’
Tra le polemiche legate alla gestione La Piana c’è anche quella relativa all’eredità Bertolami, il medico di fiducia della Curia e dello stesso arcivescovo, morto nel 2013 lasciando tutti i beni proprio a monsignor La Piana. La storia è sconfinata poi nella leggenda perché si vocifera di un lascito milionario. Entro dicembre l’avvocato Vermiglio, nominato esecutore testamentario dovrebbe ultimare l’inventario e le operazioni esecutive.
“Anche di questo ho parlato con l’arcivescovo che mi ha detto di non aver mai fatto neanche un gesto per accettare l’eredità ma di voler esprimere la volontà di lasciare alla diocesi i beni. Se non lo ha ancora fatto con atto pubblico non ho dubbi che lo farà quanto prima perché mi ha precisato proprio questo, di non aver accettato alcunché e di non voler nulla ma di voler lasciare ogni bene a Messina. Tra l’altro si parla di 6 milioni di euro ma la cifra da quel che ho compreso è di gran lunga inferiore ed in ogni caso lui non vorrà nulla. Penso che lo chiarirà ufficialmente entro dicembre o pochi mesi”.
LA CASA DEL CLERO
L’ultima vicenda finita nel calderone è la transazione per circa 900 mila euro per la Casa del clero a Collereale, sede scelta sin dai tempi di monsignor Paino per i sacerdoti “in pensione”.
“Mi è parso di capire che La Piana ha concluso una vicenda iniziata molti anni fa e chiusa anche con il rispetto delle regole, delle autorizzazioni e nell’interesse della Diocesi stessa. E’ un problema che ha ereditato e risolto. Comunque anche questa vicenda la approfondirò. Sarò qui a Messina due giorni a settimana e avrei piacere anche di incontrare più spesso i giornalisti, sono a disposizione per qualsiasi chiarimento e approfondimento e vi chiedo scusa se adesso devo lasciarvi”.
In poco più di mezz’ora invece monsignor Raspanti ha risposto con franchezza, nei limiti di quanto poteva essere di sua conoscenza, a tutte quelle domande rimaste con il punto interrogativo sin dal giorno delle dimissioni dell’ex arcivescovo La Piana e della successiva conferenza stampa.
E da cronisti questo dobbiamo sottolinearlo.
Rosaria Brancato
la piana? mai piaciuto! siamo proprio sfigati, dal sindaco agli ex presidenti di provincia passando dagli arcivescovi…non ce ne va bene una.
la piana? mai piaciuto! siamo proprio sfigati, dal sindaco agli ex presidenti di provincia passando dagli arcivescovi…non ce ne va bene una.
Il solo fatto di essere sospettato di pedofilia, avrebbe dovuto dare modo a Raspanti di negare ogni celebrazione in attesa di sentenza. Vedere un prete che fa messa ed è sospettato di pedofilia è una cosa ignobile ed il Raspanti avrebbe dovuto negare decisamente e non autorizzare.
Il solo fatto di essere sospettato di pedofilia, avrebbe dovuto dare modo a Raspanti di negare ogni celebrazione in attesa di sentenza. Vedere un prete che fa messa ed è sospettato di pedofilia è una cosa ignobile ed il Raspanti avrebbe dovuto negare decisamente e non autorizzare.
Un vescovo siciliano che non conosce Messina e la sua Curia è veramente dura da digerire. Non entro nel merito delle polemiche sulla PEDOFILIA, a tutti ha risposto con chiarezza esemplare PAPA FRANCESCO, e con tutto il rispetto per monsignor RASPANTI, è il verbo del Santo Padre a guidare la Chiesa Cattolica. Il Papa gesuita con il nome del fraticello di Assisi ha chiesto PERDONO ai bambini per i crimini dei preti pedofili, allontanandoli dagli altari di Dio, non avrebbe MAI officiato messa con chi è solamente sfiorato da accuse cosi infamanti. Chi ascolterà della Curia monsignor RASPANTI? Gli stretti collaboratori di LA PIANA e i parroci sereni delle parrocchie ricche, oppure quei preti in trincea nei quartieri difficili della città?
Un vescovo siciliano che non conosce Messina e la sua Curia è veramente dura da digerire. Non entro nel merito delle polemiche sulla PEDOFILIA, a tutti ha risposto con chiarezza esemplare PAPA FRANCESCO, e con tutto il rispetto per monsignor RASPANTI, è il verbo del Santo Padre a guidare la Chiesa Cattolica. Il Papa gesuita con il nome del fraticello di Assisi ha chiesto PERDONO ai bambini per i crimini dei preti pedofili, allontanandoli dagli altari di Dio, non avrebbe MAI officiato messa con chi è solamente sfiorato da accuse cosi infamanti. Chi ascolterà della Curia monsignor RASPANTI? Gli stretti collaboratori di LA PIANA e i parroci sereni delle parrocchie ricche, oppure quei preti in trincea nei quartieri difficili della città?