Sono queste le conclusioni del "Rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia", redatto dalla Protezione Civile. Determinante nel creare "nodi idraulici" è l'azione antropica, e in particolare l'abusivismo edilizio
È una descrizione impietosa quella che emerge dal “Rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia e ricadute nel sistema di Protezione Civile”. E ancora più drammatica è la situazione della provincia di Messina, dove sono presenti la maggior parte dei “nodi idraulici”, i più pericolosi punti di interferenza tra rete idrografica e impatto antropico. Nel report è dedicato ampio spazio all’azione antropica, individuata come causa principale dei fenomeni alluvionali verificatisi negli ultimi 100 anni; particolare attenzione viene poi dedicata al problema dell’abusivismo.
Il rapporto si pone l’obiettivo di sostituire il Piano per l’Assetto Idrogeologico, la cui redazione è basata su “criteri generali che non sembrano tenere conto degli eventi cosiddetti minori”; a tal fine è stato chiesto agli Enti locali di effettuare un censimento dei nodi idraulici presenti nel territorio, estendendo la valutazione anche ad eventuali nodi posti al di fuori dei confini comunali, ma che potrebbero comunque incidere negativamente sul territorio comunale”. Milazzo ha annunciato l’avvio del censimento, mentre a Barcellona lo stesso è già pronto, in attesa di essere presentato.
A convincere gli autori del report dell’importanza della variante antropica nel condizionare il rischio idrogeologico sono state le statistiche sulle frane e alluvioni – e relative vittime – avvenute negli ultimi 600 anni: dal confronto emerge che, dal 1900 a oggi, si sono verificate ben 342 delle 378 frane e alluvioni conosciute, che hanno causato circa 683 vittime. Una differenza enorme, spiegata con l’esponenziale – e incontrollata – crescita economica e urbana che ha caratterizzato l’età contemporanea. In provincia di Messina i nodi idraulici caratterizzano oltre 1/4 del territorio, più del doppio rispetto a tutte le altre province isolane.
Giovanni Passalacqua