Centro destra: l'Invincibile Armata, effetto Genovese, il carro del vincitore

Centro destra: l’Invincibile Armata, effetto Genovese, il carro del vincitore

Rosaria Brancato

Centro destra: l’Invincibile Armata, effetto Genovese, il carro del vincitore

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lunedì 25 Giugno 2018 - 16:04

Tutti gli errori del centro destra che ha tirato dritto verso la sconfitta come Willy il Coyote verso il baratro inseguendo Beep Beep. Sul carro del vincitore salgono in tanti da Calderone a Siracusano.

All’inizio avevano pensato di aver realizzato l’Invincibile Armata, ma come racconta la storia l’epilogo è stato lo stesso della corazzata spagnola contro l’Inghilterra.

Errori nel centro destra ne sono stati fatti tanti ed hanno inciso sul risultato più delle divisioni, dei tradimenti, delle rese dei conti, delle ripicche e delle ambizioni personali.

Ad un certo punto la coalizione sembrava Willy il Coyote che tira dritto verso la montagna senza accorgersi che la galleria che vede è solo disegnata.

1-LA CORAZZATA DELLE 10 LISTE. In questo errore sono incappati un po' tutti, centro sinistra, Accorinti, De Luca. Ancora una volta si è pensato di poter utilizzare la legge elettorale che invece si è rivelata un boomerang. In politica non sempre la matematica è una scienza esatta. Moltiplicare le liste pensando di contare sull’effetto trascinamento previsto dalla legge regionale è stato un errore. Da un lato infatti la differenza l’ha fatta il voto disgiunto ( a dimostrazione che non occorre avere 3 lauree per mettere due X in caselle diverse), dall’altra se crei liste senza “pesi” fanno flop. Le 10 liste del centro destra non hanno influito sull’effetto trascinamento come la coalizione sperava ed anzi, hanno disperso il bacino di voti al punto che su 10 sono arrivate al traguardo del 5% soltanto 3. Una debacle anche in termini di consiglieri eletti. Se Fratelli d’Italia avesse unito le forze con Diventerà Bellissima o con la Lega, come accaduto alle Regionali, e se Forza Italia invece che 4 liste ne avesse presentate 3, i numeri finali sarebbero stati diversi. Stesso errore, ne parliamo in un articolo a parte, hanno fatto centro sinistra (che ha perso 3 liste su 6), Accorinti (che le ha perse tutte e 3). Diversa la posizione di De Luca, che ha presentato 6 liste, nessuna delle quali ha raggiunto la soglia, ma era lui “l’effetto trascinamento” in persona.

2-LE DIVISIONI INTERNE Il centro destra si è presentato diviso sin dal principio, un po' come accaduto alle Regionali del 2012. Fratture insanabili, come quelle con i due candidati sindaci Emilia Barrile (ex presidente del Consiglio comunale) e Pippo Trischitta (ex capogruppo di Forza Italia). A queste devono aggiungersi crepe tra le diverse anime degli alleati che poi si sono trasformate in “tradimenti” nelle urne sin dal primo turno e si sono appalesate al ballottaggio. La Lega infine è entrata di malavoglia nella coalizione dopo settimane di tira e molla.

3-L’EFFETTO GENOVESE Già era accaduto nel 2013 con il candidato sindaco del centro sinistra Felice Calabrò, che per tutta la campagna elettorale venne additato come il “candidato di Genovese” al solo scopo di sconfiggerlo. Un po' come la strategia dell’untore che si è ripetuta anche con il professore Bramanti. E’ ormai evidente come il leit motiv sia diventato questo a prescindere dal valore e dallo spessore del candidato prescelto. L’obiettivo non era sconfiggere Bramanti in quanto candidato sindaco ma sconfiggere Genovese. Probabilmente se la coalizione nella quale si trova Francantonio Genovese decidesse di schierare Obama, farebbe la stessa fine. Il voto di domenica notte è un chiaro segnale della città e che dovrebbe spingere l’ex parlamentare ed ex sindaco a riflessioni.

4-LE LOTTE PER IL CONTROLLO DI FORZA ITALIA Le crepe che sin dal primo turno hanno alimentato il voto disgiunto si sono fatte voragini al ballottaggio in chiave anti-Genovese. L’obiettivo è il controllo di Forza Italia e l’opa nel centro destra. Non a caso al Comitato elettorale di Cateno De Luca domenica c’era il deputato regionale barcellonese Tommaso Calderone che era già arrivato ai ferri corti con Genovese e con i vertici del partito sin dalle Politiche e che ha fatto pesare i suoi voti (e i suoi trasferimenti di voti verso altri lidi, sia a marzo che a giugno). La leadership di Genovese peraltro è mal tollerata anche da diverse altre anime del centro destra e si sta creando un asse Messina-Barcellona che ricorda quello dei tempi di Buzzanca sindaco con Nania senatore. In questo caso l’asse unisce anche la zona jonica puntando alle prossime elezioni per la Città Metropolitana con Materia in pole position. Le prossime settimane saranno determinanti anche per capire cosa farà Diventerà Bellissima. In casa Fratelli d’Italia i malumori nei confronti di Elvira Amata continuano e l’esito delle urne peserà. Quanto alla Lega, le dichiarazioni di Lo Monte nei mesi di aprile e maggio contro la “casta” sono abbastanza chiare.

5-GLI ASSESSORI Ad un quadro già critico si sono aggiunte le scelte degli ultimi 3 assessori designati: Pasquale Currò, Simona Contestabile e Giusy Marabello.

Tre figure diretta emanazione dei leader di riferimento. Scelte che hanno scatenato la protesta di: candidati al consiglio non eletti nelle stesse liste, esponenti di coalizione stanchi dei diktat dall’alto, candidati eletti al consiglio che si sono visti ignorati o scavalcati, candidati e consiglieri delle altre liste. Infine anche il mondo del centro sinistra o dell’area moderata ha mal digerito una squadra a evidente trazione dei partiti e dei leader di riferimento. Scegliere 3 fedelissimi non a Bramanti ma a Genovese, Amata e Germanà, ha scatenato l’esercito degli scontenti che anche se avesse nevicato sarebbero andati ugualmente alle urne per votare De Luca. Dire che il centro destra la sconfitta se l’è cercata è persino un eufemismo.

6-GLI “AIUTINI”. Non è un mistero che la mancanza di consiglieri eletti con le liste De Luca abbia “regalato” un drappello di consiglieri rimasti fuori al primo turno del centro sinistra e 5stelle. Chi sapeva che con la vittoria di De Luca sarebbe entrato in Aula ha fatto votare per lui. A questi occorre aggiungere quanti, tra le decine e decine di candidati esclusi e di liste rimaste fuori, hanno seguito la tesi che vuole l’era De Luca durare due anni e mezzo, causa procedimenti giudiziari, ipotizzando un ritorno alle urne e quindi la possibilità per loro di ritornare comunque in pista (sempre che i messinesi si ricordino di loro frattanto…..).

7-BRAMANTI E’ STATO LASCIATO SOLO. Con tutte queste premesse l’impresa per un non politico che si cimentava per la prima volta appariva titanica. Anche il direttore scientifico dell’Irccs Piemonte ha commesso degli errori in questa campagna elettorale, soprattutto di valutazione e di scarsa capacità di trasmettere il suo messaggio. Strada facendo però è stato lasciato solo ed ai “nemici ufficiali” si sono aggiunti i finti amici. La scelta degli ultimi assessori è stata fatale per il colpo finale. Avrebbe dovuto aprire ad altri nomi, altre scelte e dire una serie di no. Già a metà della campagna elettorale si è ritrovato in mezzo a lupi e volponi della politica. Morale della favola chi doveva essere eletto in consiglio comunale ci è riuscito ugualmente, secondo un copione già visto e già scritto sin dal 2013.

8-IL CARRO DEL VINCITORE. Molti biglietti per salire su quel carro sono stati acquistati quando era ancora nel garage. Con un consiglio comunale senza eletti delle liste De Luca inoltre il carro del vincitore rischia di diventare a due e tre piani sin da domani. Su questo ci sarà molto da scrivere, perché dell’assalto al carro c’è chi ne ha fatto un mestiere, chi in fondo è uomo buono per tutte le stagioni, chi è arrivato ultimo ma già è seduto ai primi posti, chi lo ha fatto durante il ballottaggio, chi sin dal primo giorno, chi sta scendendo dal carro di Genovese divenuto scomodo e chi sta già provando di avere le carte in regola per salirci mentre io sto scrivendo, solo che si appaleserà nei prossimi mesi.

Sarà un esercito. Nel frattempo ricordiamo il triplice salto di Isgrò passato da Navarra e Bramanti in un mese (marzo-aprile) e da Bramanti a De Luca in un giorno (fine primo turno), l’endorsement di D’Alia, le indiscrezioni che vogliono Lo Monte vicino al neo sindaco, o gli avvicinamenti del gruppo di Liberi e Forti o dell’ex presidente Amam Leonardo Termini, o i festeggiamenti di Mario Biancuzzo in piazza Municipio, o infine l’asse con Calderone con l'avvocato Silvestri e Ugo Zante (eletto nella lista Forza Italia), Chiarella e Abbate (gruppo Barrile) e Trischitta. O ancora il comunicato stampa con il quale Matilde Siracusano, da alcuni ritenuta vicina alle posizioni di Calderone, nel commentare l'esito del voto non cita neanche Bramanti che pure ha sostenuto fino al primo turno e conferma la vicinanza a De Luca. Frecciata di Germanà a Calderone (e non solo) "io orgoglioso di aver sostenuto Bramanti fino alla fine, altri hanno fatto come Schettino, abbandonando la nave…"

Quando De Luca, a urne appena chiuse, ha detto sorridendo “ho già 18 consiglieri comunali dalla mia parte”, probabilmente non scherzava più di tanto.

Rosaria Brancato

5 commenti

  1. comunque credo che tra non molto finiranno sia le lotte per controllare il PD che Forza Italia perchè se continuano così si dirigeranno dritte dritte verso l’estinzione

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  2. lo sconfitto principale è Genovese, quello che sembrava un potere elettorale non scalfibile non ha retto ne al primo ne al secondo turno! se accorinti era un personaggio conosciuto e ben ancorato alla realtà messinese e alla lotta contro il ponte e una vittoria al ballottaggio poteva anche starci, i 10 punti in meno di Bramanti rispetto alle liste e la netta vittoria di De Luca al ballottaggio sono un sonoro ceffone, NA GRAN TIMPULATA NTE MUSSA, per dirla alla messinese per francantonio genovese e compagnia. Si preparano giorni bui per lui ! Non mi stupirei se saltasse la sua candidatura alle europee sinora data per certa.

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  3. l’aaltro grande sconfitto di questa tornata elettorale è accorinti, per lui un misero quarto posto, più di 1500 voti personali in meno nella lista al consiglio comunale che senza i suoi voti non è riuscita a superare la soglia di sbarramento. Nessun consigliere eletto, un’altro bel ceffone, NA MOFFA A SPECCHIU, per dirla in messinese. I messinesi tolti i fedelissimi gli hanno voltato lespalle, troppo inefficace la sua azione amministrativa, personalmente lo considero il peggior sindaco di Messina da sempre. La sua parentesi amministrativa non lascia traccia nella storia di questa città, lui potrà tornare a occuparsi dei gadget no ponte !! ps resta la curiosità di sapere a chi darà i soldi della differenza tra indennità e stipendio da prof

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  4. il terzo grande sconfitto è Saitta, l’unico in grado di fare bene il sindaco nonostante la buona volontà non ci è arrivato, il professore di livello, preparato, dall’eloquio forbito ha pagato lo scotto, non vero, di essere considerato un vecchio della politica, e lo scotto, falso, falsissimo, di essere in combutta con genovese. Ai giovani è sembrato stinto, alla fine ha perso, cosa rarissima per un candidato del centro sinistra 5 punti in percentuale rispetto alle liste. Fosse arrivato al ballottaggio avrebbe vinto a mani basse. Peccato se il centro sinistra avesse osato di più, con Maria Flavia Timbro ad esempio, l’esito delle elezioni poteva cambiare.

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  5. sconfitto e deluso il M5S, si sa alle amministrative cala, ma fermarsi poco sotto il 10% quando alle politiche si erano attestati intorno al 45 brucia, poteva andare peggio, il loro candidato un 3% in più rispetto alle liste lo ha preso.
    Non conosco la Barrile, ma bisogna dargli atto che ha lottato come una leonessa e per poco non ha superatola soglia del 5% un bel risultato che la lascia con l’amaro in bocca. E infine Trischitta chi? è partito il primo, ha invaso la città di manifesti giganti, brutti in verità, le ha promesse a destra e manca, e si è fermato a poco più dell’ 1%, risultato misero per uno che ha fatto il consigliere comunale per una vita, avrà tempo per riflettere, se non opta per un dignitoso harakiri in via dei Mille

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