Il sindaco era stato accusato di aver aumentato gli emolumenti della sua giunta; in realtà gli stipendi attuali sono gli stessi delle scorse determinazioni, ma senza le riduzioni del 30% applicate per lo sforamento del patto di stabilità.
È l'ennesima, inutile polemica. Non si placano le tensioni politiche a Barcellona Pozzo di Gotto, dove sindaco e giunta comunale sono stati accusati di aver aumentato le loro indennità. Un'accusa rivelatasi poi infondata: gli stipendi attuali sono quelli previsti dalla legge, ma erano stati ridotti per due anni durante l'amministrazione Collica a causa dello sforamento del patto di stabilità, avvenuto mentre era in carica l'amministrazione Nania; in seguito a questo sforamento, le indennità sono state decurtate in media del 30%, per essere poi ripristinate.
La vicenda ha infastidito non poco Roberto Materia, primo cittadino della città del Longano, che ha affidato a un post la sua durissima replica: “Dal giorno dopo l'insediamento, con cadenza quotidiana, parte dell'opposizione – affiancata da una testata giornalistica che riporta quasi esclusivamente la voce dei suoi consiglieri – sottolinea con estrema puntualità mancanze, vere e presunte tali, a livello di contenuti e forma. Le stesse persone, anche oggi, non si fanno scrupoli nell'assecondare una ricostruzione vergognosa atta solo a screditare uomini e donne che hanno avuto la “colpa” di vincere le ultime elezioni”.
Il primo cittadino già ieri aveva risposto alle accuse, spiegando che la rideterminazione era stata fatta autonomamente dagli uffici e che, al netto delle riduzioni per lo sforamento del patto di stabilità, è identica a quella delle precedenti amministrazioni e, ovviamente, rientra nei limiti fissati dalla legge. L'opportunità morale di “accettare” la percentuale di indennità prima trattenuta – circa il 30% – è dunque un tema, ma forse personale più che politico: “Ciò che ognuno intende fare di tale indennità” – ha concluso Materia – “rientra nella propria sensibilità. E già più di uno si è mosso e si sta muovendo senza farne pubblicità”.
Giovanni Passalacqua