Andrea Messina, dallo Stretto al musical Grisù: "Avevo lasciato la danza per le prese in giro"

Andrea Messina, dallo Stretto al musical Grisù: “Avevo lasciato la danza per le prese in giro”

Giuseppe Fontana

Andrea Messina, dallo Stretto al musical Grisù: “Avevo lasciato la danza per le prese in giro”

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domenica 23 Marzo 2025 - 08:47

Il 23enne messinese sta per chiudere la sua prima tournée da protagonista: "Ai bambini dico di fregarsene di chi prova a buttarli giù, di non lasciarsi influenzare"

BOLOGNA – Si chiama Andrea Messina ed è nato e cresciuto in riva allo Stretto, nella città che porta anche nel cognome e che nonostante l’addio, ormai qualche anno fa, non dimentica e porta nel cuore. Il giovane 23enne è un performer che tra poche settimane chiuderà la sua prima tournée da protagonista, dopo aver vestito i panni del drago Grisù in uno spettacolo (soprattutto) per bambini che l’ha visto protagonista in gran parte dell’Italia del Nord. Oggi vive a Bologna, perché per inseguire il suo sogno, ritrovato dopo un breve addio, è dovuto andare via da Messina.

Arriva Grisù: “Emozione gigante”

Ma partiamo dalla fine, da Grisù. L’iconico draghetto pompiere è diventato il suo primo ruolo da protagonista: “Questa esperienza è nata come quasi tutti gli spettacoli con un’audizione. A maggio dello scorso anno ho partecipato alle audizioni a Verona per questo spettacolo. Dico la verità: ero andato quasi senza aspettative. Poi mi sono convinto, l’ho fatto ed è andata molto bene contro ogni pronostico. Avevo un altro lavoro e ho dovuto fare un po’ di salti mortali per incastrare tutto. Abbiamo iniziato le prove a giugno e debuttato a ottobre a Trento con un’anteprima. Poi è partito il tour vero e proprio e ora siamo alle battute finali: nel prossimo fine settimane saremo al teatro Repower di Milano e finiremo il 16 aprile a Trieste”.

Grisù in scena - Andrea Messina

Andrea non nasconde l’emozione nel parlarne ai microfoni di Tempostretto: “L’emozione è tanta, è gigante, anche perché questo per me è il primo grande lavoro nel quale mi cimento e in più è da protagonista. È stato un battesimo di fuoco, a due anni dalla laurea all’accademia di musical. Sono stato catapultato in questo mondo e all’inizio ho avuto qualche difficoltà. Ho dovuto trovare un nuovo equilibrio”.

Quell’addio perché “mi prendevano in giro”

Ma com’è nata la passione di Andrea? “È nata sin da piccolissimo. Ho iniziato a fare danza classica, spinto dalla passione di mia madre per l’arte in generale, quando andavo alle scuole elementari. Mi è piaciuto tanto. Ma arrivato alle medie è stato più complicato. Mi hanno iniziato a prendere in giro quando dicevo che facevo danza classica e un po’ per stupidità mia e un po’ degli altri ho smesso. Ho accantonato questa passione e questo amore per un po’ di anni. Mi sono forzato a far rugby dopo aver provato anche calcio, senza fortuna. Mi divertiva il rugby ma per me era una forzatura. L’ho fatto per 3 anni, continuando a fare arte di nascosto”.

Il ritorno grazie a una scuola messinese

“Ho continuato a fare lezioni di coro – ha proseguito – finché non è arrivata la svolta grazie a un volantino che qualcuno ha portato al negozio di mia madre a Messina. Questo dépliant era di una scuola di musical, la Vaudeville. Non volevo andarci, di musical conoscevo solo Notre Dame de Paris di cui ero fan, sapevo solo che mi piaceva ballare e che avevo provato a recitare e cantare. Una volta sentita questa cosa ho detto subito no, ma mia madre, che è sempre stata la mia fan numero uno, ha insistito e alla fine mi sono convinto. Ho fatto una lezione di prova e poi sono rimasto 3 anni, scoprendo che di questo amore potevo farne un lavoro e che esistevano anche università di musical”.

L’addio alla città e l’accademia a Bologna

“Ma ho scoperto anche a malincuore che se avessi voluto proseguire su questa strada, la mia vita sarebbe stata lontana da Messina – ha continuato Andrea nel raccontare la sua storia -. Non era compatibile questa carriera con la città, perché non esistono vere e proprie accademie professionali in Sicilia o nei dintorni. Così sono partito verso Bologna. Lì ho iniziato l’accademia e dopo tre anni ho conseguito la laurea. Poi ho iniziato a lavorare in un parco di Natale come perfomer sul palco a Roma, d’estate in un cast artistico in alcuni villaggi e intanto è arrivato Grisù”.

La carriera è soltanto agli inizi: “Incrocerò le dita”

Andrea ha appena 23 anni e la sua carriera è soltanto agli inizi: “Una volta finito Grisù spero che ci siano altre date la prossima stagione. Ma se non dovessero esserci ho già un altro ingaggio come performer in estate e poi si vedrà. Proverò a fare altre audizioni, alcune le sto già facendo. Incrocerò le dita e la speranza è sempre di arrivare nel posto giusto al momento giusto. Serve tanto talento, tanto studio, ma anche la fortuna gioca un ruolo fondamentale. Per Grisù sì, magari ho superato altri concorrenti, ma è stato anche perché la mia fisicità e la mia vocalità erano adatti per questo ruolo. Sicuramente non lo sono per altri”.

Il legame con Messina

La vita del performer è lontano da Messina. Un dispiacere? “Assolutamente sì. Perché nonostante tutto ho un bellissimo rapporto con Messina e alla mia città devo tutto. È vero che per colpa della chiusura mentale di alcuni ho inizialmente mollato ma è anche merito di Messina e della Vaudeville se alla fine sono tornato a fare ciò che amo e oggi è il mio lavoro. Mi è dispiaciuto lasciarla, ma tornassi indietro lo dovrei fare: è un passaggio necessario. Sarebbe bello poter dire che torno a Messina perché c’è un lavoro da performer e opportunità simili. Lasciare la città mi ha comunque aiutato a crescere, perché a 18 anni per vivere da solo devi necessariamente maturare dopo che tutta la vita sei stato sotto l’ala dei genitori”.

Il messaggio: “Fregatevene”

Infine un messaggio all’Andrea di 10 anni fa, ma anche a chi come lui ama la danza, il canto, la musica e l’arte in generale: “Al me bambino direi una cosa che ho imparato poi negli anni: continua a fare ciò che ami, a seguire la tua passione. Lo dico anche ai tanti bambini del pubblico che vengono a vedere il nostro spettacolo: fregatevene di tutti quelli che cercano di buttarvi tu. Pensandoci è anche il messaggio di Grisù, no? Un drago che vuole fare il pompiere, che sputa fuoco, come fa a spegnerlo? Glielo dicono tutti ma lui va avanti verso il suo obiettivo, anche andando contro la natura. Ai bambini che vogliono fare arte dico di continuare. Io mi sono fermato e non posso farne una colpa ad altri bambini che mi prendevano in giro, ma sarebbe stato bello non essere influenzati da queste cose. E penso che la mia sia la storia di quasi tutti gli artisti della mia generazione. Una generazione di mezzo, perché quando eravamo piccoli c’era tanta ignoranza sugli uomini che fanno danza, soprattutto classica. Ma crescendo abbiamo trovato una società più aperta, dove l’arte è stata vista un po’ meglio e abbiamo potuto esplorare questa amore. La mia voce è quella di un po’ di tutti gli artisti della mia età e non solo”.

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