Il corteo si è mosso all'interno del percorso stabilito tenendo in mano una rosa bianca, un palloncino dello stesso colore e delle candele; molti dei partecipanti indossavano anche una t-shirt con una foto di Andrea, sotto l'immagine capeggiava la scritta "Sarai con noi e vivrai con noi per sempre!"
Moltissimi giovani messinesi sono ancora increduli. Il 20enne Andrea Scaglione è morto la scorsa settimana a causa di incidente stradale, avvenuto sulla litoranea all'altezza del Torrente Papardo, che l'ha brutalmente strappato all'affetto dei suoi cari. Dopo il torneo di beneficenza, che ha visto una partecipazione straordinaria, si è svolta ieri un'altra iniziativa per ricordare Andrea.
La fiaccolata , promossa dalla fidanzata e dagli amici più cari, è partita alle ore 20.30 dalla Chiesa di Grotte (punto di raccolta) per poi percorrere la Via Consolare Pompea fino ad arrivare al luogo del tragico evento. I partecipanti, centinaia di amici e conoscenti, hanno supportato la famiglia in questo cammino così sentito: la maggior parte dei presenti ha indossato almeno un indumento di colore bianco, quasi a voler testimoniare l'immenso rammarico per la perdita di un ragazzo così puro, un giovane tanto buono che si è spento, purtroppo, troppo presto.
Il gruppo si è mosso all'interno del percorso stabilito tenendo in mano una rosa bianca, un palloncino dello stesso colore e delle candele; molti dei partecipanti indossavano anche una t-shirt con una foto di Andrea, sotto l'immagine capeggiava la scritta "Sarai con noi e vivrai con noi per sempre!". Durante il cammino, amici e professori di Andrea hanno rivolto un pensiero al ragazzo, volendo tenere vivo il ricordo. Arrivati sul luogo dell'incidente, anche il Sindaco Renato Accorinti, presente per mostrare la propria vicinanza alla famiglia, ha parlato ai presenti, desiderando invitare tutti a divertirsi con responsabilità, con il giusto atteggiamento, al fine di evitare che tragedie del genere possano ripetersi. E' poi intervenuta la madre di Andrea, Patrizia, che con forza e disperazione ha chiesto la fine di queste morti sulle strade causate dalla negligenza di chi si mette al volante non consapevole degli incidenti che può fare o causare. La fidanzata, Emanuela, ha scritto una commovente lettera al ragazzo, in cui tutto il sentimento della giovane si è espresso in parole che hanno colpito il cuore dei partecipanti. E' stato inoltre proiettato un video che, attraverso varie foto particolarmente significative, hanno ripercorso la vita di Andrea. Il corteo ha poi osservato un minuto di silenzio ed infine tutte le rose dei presenti sono state depositate sul luogo dell'incidente mentre i tantissimi palloncini sono stati lasciati liberi in aria.
Altre attività e progetti saranno dedicati nei prossimi mesi ad Andrea Scaglione, ed in questa fiaccolata, mista al ricordo, vi è stata sicuramente la speranza che mai più una madre debba piangere un figlio morto tanto violentemente sulla strada. Andrea si è fatto amare: il suo impegno politico, il suo essere solare e la volontà di far divertire prima di tutto gli amici organizzando, sempre con grande responsabilità, varie serate all'interno del panorama danzante messinese, non verranno mai dimenticati, questo ragazzo così speciale continuerà a vivere nel cuore di chi, come oggi, ha sempre una luce da dedicargli.
Claudio Panebianco
Nel suo testamento spirituale ai giovani di tutto il mondo, Raoul Follereau ha scritto: “La più grande disgrazia che vi possa capitare è di non essere utili a nessuno, e che la vostra vita non serva a niente”. Io non so se Andrea avesse mai letto Follereau, ma conoscendolo sono certo che avrebbe sottoscritto questa frase con la sua firma.
Andrea era la dimostrazione vivente del fatto che non è vero che tutti i giovani pensino solo al divertimento e allo “sballo”, che non abbiano né valori né visione del futuro. E se a volte gli mancava il rigore necessario allo studio, certo non difettava della voglia di mettersi in gioco e di comprendere il senso di ciò che si faceva in classe.
Aveva pure scelto di impegnarsi nella rappresentanza studentesca e nella politica in prima persona, in quanto aveva capito che il mondo non va solo interpretato, ma anche cambiato, e in meglio.
Una volta in consiglio di istituto si discuteva della possibilità di cambiare il regolamento interno, e lui mi disse: “Lo so che quest’anno mi diplomo, ma vorrei lo stesso fare qualcosa per quelli che verranno dopo di me”. Credo che ciò basti a far comprendere come Andrea non pensasse solo all’immediato – e a vent’anni questo sarebbe anche giustificabile – ma anche si preoccupasse di quello che non lo riguardava personalmente. Sapeva cioè porsi al di là dei suoi “due metri quadrati di spazio”, per andare oltre, verso il futuro e verso gli altri.
Questa è, a mio avviso, la lezione che ci lascia Andrea, nella sua vita tanto breve quanto intensa. Dire ai suoi coetanei – e anche a noi che qualche anno sulle spalle in più lo abbiamo – che l’esistenza umana va vissuta come impegno personale e collettivo per lasciare questo mondo almeno un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. Perché ci sarà chi verrà dopo di noi.
Nel suo testamento spirituale ai giovani di tutto il mondo, Raoul Follereau ha scritto: “La più grande disgrazia che vi possa capitare è di non essere utili a nessuno, e che la vostra vita non serva a niente”. Io non so se Andrea avesse mai letto Follereau, ma conoscendolo sono certo che avrebbe sottoscritto questa frase con la sua firma.
Andrea era la dimostrazione vivente del fatto che non è vero che tutti i giovani pensino solo al divertimento e allo “sballo”, che non abbiano né valori né visione del futuro. E se a volte gli mancava il rigore necessario allo studio, certo non difettava della voglia di mettersi in gioco e di comprendere il senso di ciò che si faceva in classe.
Aveva pure scelto di impegnarsi nella rappresentanza studentesca e nella politica in prima persona, in quanto aveva capito che il mondo non va solo interpretato, ma anche cambiato, e in meglio.
Una volta in consiglio di istituto si discuteva della possibilità di cambiare il regolamento interno, e lui mi disse: “Lo so che quest’anno mi diplomo, ma vorrei lo stesso fare qualcosa per quelli che verranno dopo di me”. Credo che ciò basti a far comprendere come Andrea non pensasse solo all’immediato – e a vent’anni questo sarebbe anche giustificabile – ma anche si preoccupasse di quello che non lo riguardava personalmente. Sapeva cioè porsi al di là dei suoi “due metri quadrati di spazio”, per andare oltre, verso il futuro e verso gli altri.
Questa è, a mio avviso, la lezione che ci lascia Andrea, nella sua vita tanto breve quanto intensa. Dire ai suoi coetanei – e anche a noi che qualche anno sulle spalle in più lo abbiamo – che l’esistenza umana va vissuta come impegno personale e collettivo per lasciare questo mondo almeno un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. Perché ci sarà chi verrà dopo di noi.