"Dopo che sono tramontate, una dopo l'altra, le varie opzioni di localizzazione del secondo palazzo di giustizia, proposte dalle amministrazioni succedutesi negli anni ( Tirone, Scuola T. Cannizzaro, Progetto Belgioso, Ospedale Margherita, Mercato Ittico, immobile di proprietà della Curia, Caserma Bisconte, Casa delle Studente etc..), la precedente Amministrazione ha prospettato la possibilità dell'utilizzo delle aree dell'Ospedale Militare, con soluzione i cui vantaggi apparivano costituiti dalla esistenza stessa delle strutture edilizie, seppur bisognevoli di adeguamento, dalla relativa vicinanza con il palazzo di giustizia, dalla esistenza di collegamenti viari e della dotazione di parcheggi."
Come di consueto, alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, il primo presidente Michele Galluccio dedica un passaggio all'irrisolto e ormai decennale problema dell'edizilia. E quest'anno non ha lesinato le "tirate d'orecchio". Di seguito il suo intervento completo.
La legge di stabilità 28.12.2015, n. 208, aveva previsto la possibilità che il mutuo concesso per la realizzazione del secondo palazzo di giustizia, potesse essere stornato, in parte, per la ristrutturazione e/o ricostruzione del presidio sanitario militare. Nel febbraio 2017, dopo una lunga gestazione, la soluzione prospettata ha avuto l'avallo del Ministero della Giustizia, del Ministero della Difesa e dell'Agenzia del Demanio che, unitamente al Comune di Messina, hanno sottoscritto un protocollo di intesa, con validità quadriennale, per arrivare alla dismissione delle aree militari.
L'accordo, in sintesi, prevede la realizzazione sull'area ex Magazzini Gazzi di nuove strutture ove ricollocare le funzioni del Dipartimento di Medicina Militare, attualmente svolte presso la caserma Scagliosi e quindi la realizzazione, nella Caserma Scagliosi, della nuova sede degli uffici giudiziari della città di Messina; fermo restando che la dismissione dell'area in oggetto è temporalmente collocata dopo la acquisizione del certificato di collaudo dei lavori di realizzazione della nuova sede dell'Ospedale Militare.
Con protocollo aggiuntivo, sottoscritto nel febbraio 2018, è stata prevista, tra le stesse Autorità che hanno stipulato il protocollo originario, la dismissione, asseritamente, in tempi brevi, di alcune aree della Caserma Scagliosi, per essere destinate – previa esecuzione dei lavori di adeguamento – esclusivamente ad archivi, senza cioè che le ben note condizioni delle strutture degli uffici giudiziari, destinate ad aule e uffici, e quindi le condizioni di lavoro di tutti gli operatori della giustizia, ne abbiano un qualche immediato beneficio e con l'effetto di differire notevolmente nel tempo la operatività in concreto della soluzione prospettata e di vanificare sostanzialmente, ancora per molti anni, il perseguimento del risparmio di spesa per fitti passivi che, nella contingenza attraversata dal Paese, dovrebbe costituire obiettivo prioritario.
Rimane l'incognita, ove si dovesse proseguire nella vecchia opzione dell'Ospedale Militare, sulla concreta possibilità – a fronte di un finanziamento falcidiato per effetto della inflazione medio tempore maturata e decurtato dell'importo corrispondente allo storno – che le somme residue siano o meno sufficienti a sostenere i costi di ristrutturazione e adeguamento delle già esistenti strutture edilizie dell'ospedale militare, quando – nei tempi del tutto imprecisati e incerti in cui si dovesse concretizzare la loro dismissione – si potesse dar corso a tali interventi.
Di recente, la nuova Amministrazione ha manifestato una diversa opzione (illustrata in sede di Conferenza Permanente dei capi degli Uffici Giudiziari del 12.10.2018) per la realizzazione del manufatto, localizzandolo nel sito dell'area comunale parcheggio di via la Farina, con un costo preventivato di circa 40 milioni di euro.
La individuazione del sito di realizzazione del secondo palazzo di giustizia e le conseguenti scelte urbanistiche, tecniche ed economiche competono alla Amministrazione Comunale, cui sono demandati la programmazione e il governo del relativo territorio, e, per quanto di competenza, alle Amministrazioni Centrali, rientrando nei compiti degli Uffici Giudiziari la mera enunciazione del fabbisogno degli spazi occorrenti e, quindi, del quadro esigenziale.
Non può tuttavia sottacersi che la nuova opzione sulla localizzazione del manufatto, apra una serie di ulteriori incognite: a) sulla possibilità o meno di caducazione degli effetti del protocollo di intesa originario (e di quello aggiuntivo) avente validità quadriennale; b) sulla possibilità, in questo caso, di recuperare lo storno, previsto dall'art.615 della legge 208/2015, di parte dei fondi, destinati per la realizzazione del secondo palazzo di giustizia, in favore del Ministero della Difesa, per la costruzione del nuovo Ospedale Militare; c) sul reperimento delle ulteriori ingenti risorse economiche occorrenti per la realizzazione ex novo del palazzo satellite nell'area individuata dal Comune, in particolare nella presente contingenza di crisi economica che il Paese attraversa.
La sensazione è che ci si trovi in mezzo al guado e, per di più, nella incertezza se sia possibile tornare indietro, sulla sponda di partenza, ponendo nel nulla gli effetti dell'intesa raggiunta in sede di stipula dei protocolli, ovvero, se si decida di andare avanti, in quale delle due direzioni procedere.
Il sentimento che prevale è quello di profonda delusione, di fronte all'ennesimo ritorno al punto di partenza, dopo inutili manifestazioni di buone intenzioni, protratte per oltre venti anni, in una incessante altalena di soluzioni, prospettate solo sulla carta e ondivaghe, che, come tali, rappresentano un vulnus, in termini di credibilità ed affidabilità, difficilmente recuperabile.
Per non cedere alla rassegnazione, non rimane altro che continuare nella denuncia, rinnovando il pressante invito alle Amministrazioni interessate, affinché – adottate, una volta per tutte, le scelte di competenza sulla localizzazione del palazzo satellite – pongano in essere, concretamente e senza indugio, tutto quanto necessario per la indifferibile realizzazione dell'opera.
Intanto, ci si può solo augurare – lungi dal cedere a facili allarmismi e ad enfatizzazioni – che il prolungarsi sine die della intollerabile situazione di grave disagio, per tutti gli operatori, per gli annosi problemi di salubrità e sicurezza, non abbia a determinare conseguenze simili a quelle verificatesi in altre sedi giudiziarie, pesantemente incidenti sull'esercizio della giurisdizione; se ciò accadesse, la responsabilità sarebbe certamente da imputare alla gravissima e perdurante inadempienza che da troppo tempo si protrae nei confronti dell'amministrazione giudiziaria e dell'intera città.
La risposta sarà affidata immagino al solito triviale post su facebook.