Durante l'anno, specialmente nella parte finale, il nostro ateneo al centro di diverse inchieste giudiziarie e processi televisivi
Un anno travagliato, costellato di alti e bassi, molti dei quali non strettamente attinenti a questioni accademiche, il 2008 targato Università di Messina. Facendo un passo indietro, anzi qualcuno in più, potremmo certamente affermare che, quasi si fosse trattato di un presagio, l’anno che stiamo per lasciarci alle spalle, per l’Ateneo Peloritano non è certo iniziato sotto la luce di una buona stella. Lo sanno bene i precari del Policlinico, gli ausiliari socio-sanitari che hanno inevitabilmente visto intrecciarsi i propri destini lavorativi con le scelte dirigenziali dell’azienda ospedaliera universitaria. Oggetto del contendere, la decisione presa dall’allora commissario straordinario Antonio Mira, che al 31 dicembre del 2007, non ha rinnovato il contratto in scadenza dei lavoratori, procedendo al contrario con lo scorrimento della graduatoria per i dipendenti in attesa. Una situazione che si è manifestata subito in tutta la sua criticità, attraverso sit-in, manifestazione di protesta, inscenati dai lavoratori ora davanti la direzione generale dell’azienda, ora di fronte il Palazzo del Governo, per diversi mesi. Uno “scontro- che con il passare dei giorni e con estrema rapidità, ha determinato una vera e propria spaccatura tanto all’interno del mondo del precariato, tra coloro in attesa di rinnovo di contratto e quelli in attesa di scorrimento della graduatoria, autodefinitisi “Precari Invisibili di Serie B-, quanto fra le file dei sindacati confederali per la gestione della vicenda. Vicenda che ha investito anche il rettore Franco Tomasello che in più occasioni, una su tutte l’interruzione della seduta del consiglio d’amministrazione per l’improvviso “sbarco- dei precari, ha mostrato piena solidarietà ai lavoratori intercedendo presso l’assessorato regionale alla Sanità al fine di dare via alle procedure di stabilizzazione del personale. Altrettanto determinante l’intervento del prefetto Francesco Alecci ribattezzato come il prefetto “risolvi-vertenza- che, con o senza “poteri speciali-, attraverso una lunga e laboriosa attività di mediazione ha contribuito alla risoluzione dei problemi. Il -lieto fine- arriva solo nel mese di luglio al termine dell’ennesimo vertice tra l’assessore alla sanità Massimo Russo (neo-eletto della giunta Lombardo e succeduto a Roberto Lagalla nominato rettore di Palermo), Tomasello e il commissario del Policlinico Giuseppe Pecoraro .
E proprio la nomina di Pecoraro, avvenuta il primo marzo, 12 giorni dopo l’insediamento presso l’Aou, ha rappresentato uno dei passaggi fondamentali nell’anno, accademico e non, dell’Ateneo Peloritano. Il nome di Pecoraro, il più quotato nella terna dei possibili candidati che Tomasello ha sottoposto all’attenzione dell’organo regionale competente, girava da tempo tra i corridoi del Policlinico e del rettorato. L’ufficialità della nomina, giunta sotto la spinta di una leggera “brezza primaverile-, dà il via ad una fase di rilancio dell’azienda ospedaliera che va di pari passo a quella che il rettore cerca di portare avanti all’Università. I primi provvedimenti che Pecoraro adotta sono destinati al risanamento finanziario dell’azienda, che ha un bilancio in rosso per 42 milioni di euro, necessario affinché il nosocomio messinese possa usufruire delle sovvenzioni governative. I “correttivi- apportati dal commissario (per cui non è ancora arrivata la nomina ufficiale di direttore generale), sono diretti al riequilibrio tra spesa e servizi offerti ai pazienti, ivi compresa la riorganizzazione del personale dell’azienda, delle unità mediche esistenti all’interno del Policlinico, e il ridimensionamento nel numero dei posti letto. Provvedimenti che seguono la scia del “Piano di rientro- della sanità dettato dall’assessore Russo e anche esso fonte di non poche polemiche. Pecoraro ufficializza finalmente la ristrutturazione dei Padiglioni A-B-C, in attesa dal 2006, per un costo totale di circa 13 milioni di euro. Nomina direttore sanitario il professore Sebastiano Coglitore, che subentra a Giovanni Egitto e riconferma alla direzione generale Vincenzo Scicchitano .
A Piazza Pugliatti invece, il 2008, dovrebbe essere per Tomasello l’anno della “Rivoluzione strisciante- e della trasparenza, come da lui stesso ribadito in più occasioni. Una su tutte la conferenza di “bilancio- dei primi mesi tenutasi il 27 giugno nella sala dell’Accademica dei Pericolanti. Un affollato incontro, in cui il rettore lancia la sua “battaglia- contro quegli “stolti- che marciano contro gli interessi dell’Università, convinti che l’Ateneo di Messina non sia una fucina di talenti bensì di raccomandati e concorsi truccati. Proprio “loro-, quei presunti concorsi truccati che valgono a Tomasello la seconda sospensione, dopo quella relativa all’inchiesta veterinaria, per abuso d’ufficio. Il reato secondo quanto sostenuto dal sostituto procuratore Angelo Cavallo(nel frattempo trasferito alla direzione distrettuale antimafia), sarebbe quello di aver favorito l’ex-presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno nell’ambito di un concorso a Medicina del Lavoro. La peggiore delle accuse, quella mossa al “vertice- dell’Università, fautore proprio di quella politica della trasparenza con cui è stato inaugurato l’anno che volge al termine. A qualche mese di distanza dall’inizio del 2008, a febbraio, Tomasello infatti adeguandosi agli indicatori ministeriali, stabilisce che l’assegnazione dei nuovi posti di ricercatore a tempo determinato, avvenga sulla base di criteri improntati alla chiarezza e alle qualità scientifiche. Ottenere tale titolo comporta inoltre il possedere una “via preferenziale- nell’acquisizione di un eventuale incarico a tempo indeterminato. Discorso simile quello relativo alla premialità degli studenti (proprio ieri discussa in Senato Accademico) , che mira appunto a premiare i più meritevoli con sovvenzioni, borse di studio o corsi di lingua inglese da “consumare- negli Usa.
Un colpo duro, dunque, quello inferto negli ultimi mesi del 2008 all’Università “tomaselliana-, colpita proprio al cuore di quella politica inneggiante al merito che ne avrebbe dovuto rappresentare il punto forte. Una vicenda (il rettore attende ancora di conoscere il verdetto del Tribunale del Riesame) cui si vanno ad aggiungere ulteriori “scandali- mediatici, veri o presunti, che non sembrano voler dare scampo a Tomasello, e stavolta anche alla consorte Melitta Grasso e a tutto l’Ateneo. A far discutere anche la nomina di Giuseppe Cardile ex-presidente dell’Atm, in qualità di direttore amministrativo. Quest’ultimo, succede a Vincenzo Santoro ottenuto l’incarico di direttore facente funzione a seguito dell’abbandono di Salvatore Biliardochiamato a ricoprire un incarico presso la ragioneria generale dello Stato.
Ma ad aprire le danze vere e proprie nel salotto di Annozero Michele Santoro e Marco Travaglio che concentrano l’attenzione sulla “parentopoli- messinese. Un albero accademico-genealogico accuratamente dettagliato, quello che viene mostrato in diretta tv sulla prima serata di Raidue e che non risparmia proprio nessuno, in particolare fra le aule di Giurisprudenza e Medicina. La prima delle trasmissioni televisive destinate a spaccare letteralmente in due il mondo accademico e più in generale l’opinione pubblica cittadina tra favorevoli o contrari a Franco Tomasello. L’Università di Messina, suo malgrado, viene travolta dall’ondata di malumore che travolge l’intero sistema accademico italiano. Mariastella Gelmini porta avanti la sua riforma per combattere il sistema del baronato. Un male che affligge l’Ateneo Peloritano come gran parte delle realtà italiane, ma che in riva allo Stretto assume una dimensione ben diversa. Nel team Santoro-Travaglio si aggiunge un terzo “elemento- , il conduttore torinese Massimo Giletti, che nel tranquillo pomeriggio di una “Domenica-in- di ottobre irrompe nelle case degli italiani ma soprattutto dei messinesi, intitolando la puntata “Università di Messina. Concorsi truccati-. Rettore, professori, ma soprattutto studenti e i loro rappresentanti, vengono gettati nella bolgia mediatica, accusati di non aver avuto il coraggio di ribellarsi all’omertoso sistema di potere che soffoca la Messina accademica. Una settimana di “passione- quella trascorsa dalla città, in particolare dai rappresentanti di veterinaria, che a causa del loro rifiuto di partecipare alla puntata, sono finiti nel mirino di Giletti. Alle 14.30 della domenica successiva si replica. Stavolta a parlare sono anche gli studenti che, in un modo o nell’altro, riescono a far capire le loro ragioni. Ma la “suonata- è sempre quella: Università di Messina=Raccomandazioni.
Un susseguirsi di avvenimenti che rischiano quasi di far passare in secondo piano un fatto ben più rilevante, giunto come un fulmine a ciel sereno girono 2 ottobre. Il suicidio del professore universitario Adolfo Parmaliana, che decide di mettere fine alle proprie sofferenze gettandosi con l’auto da un viadotto dell’autostrada A/20. Un episodio che, purtroppo, vale ancora una volta a Messina gli “onori- della cronaca. Le circostanze in cui si consuma il suicidio del docente di chimica, e soprattutto quell’ultima toccante lettera di addio, fanno riemergere lo spettro del “verminaio- degli anni’90. Anche in questo caso, in occasione dell’incontro tenutosi al Comune per ricordare il professore scomparso e a cui ha preso parte anche il senatore Lumia, Tomasello viene chiamato in causa proprio dal politico che definisce assolutamente prive di significato le parole spese da “quel rettore oggetto di provvedimenti giudiziari-, in occasione del funerale di Parmaliana.
ELENA DE PASQUALE