Giuseppe, malgrado la confisca del 2015, continuava a gestire le imprese di famiglia e per questo aveva creato la Technolam, intestata al figlio Giuseppe ma di fatto gestito da lui, come hanno scoperto Dia e Carabinieri. Sequestrata l'impresa e 23 auto di lusso, comprese una Ferrari e una Maserati.
Avevano creato la Technolam srls, operante nel settore edile e nel noleggio di autovetture di lusso, per continuare ad operare malgrado i provvedimenti della giustizia. Secondo gli investigatori messinesi, però, nelle attività di Giuseppe La Monica, 21 anni, c'era ancora la longa manus gestionale, e soprattutto i soldi, del padre Antonino, 41, sorvegliato speciale e già colpito da confisca.
Per i La Monica l'accusa è di essere colletti bianchi di Cosa Nostra palermitana, in particolare del mandamento di San Mauro Castelverde, la famiglia che governa il territorio-cerniera a cavallo tra Messina, Palermo e Catania che ha l'ultima parola in fatto di mafia su buona parte della Sicilia.
Padre e figlio sono stati arrestati per trasferimento fraudolento di titoli ed è stato disposto il sequestro preventivo dell’intero compendio aziendale della “Technolam srls”, comprensivo di 23 autovetture di lusso fra cui una Ferrari 548 ed una Maserati 4.7 S, e vari rapporti finanziari, fra cui conti corrente, depositi bancari e fondi di investimento, per un valore complessivo stimato in oltre 1,2 milioni di euro.
Il patrimonio dei La Monica era già stato messo sotto chiave tra il 2012 e il 2015 e Antonio non è più legittimato a svolgere attività economica. Per questo la titolarità delle aziende, anche create ad hoc, era passata al figlio.
Questo il sospetto venuto agli investigatori della Dia, esaminando gli incartamenti, i bilanci, e i passaggi societari tra le varie sigle. Sospetto confermato dagli accertamenti dei Carabinieri che hanno pedinato e intercettato padre e figlio, scoprendo che era ancora il capo famiglia ad avere l'ultima parola sugli affari.