L'incredibile viaggio della messinese passa da Milano e da mezza Europa. Ora il trasferimento con il sogno di tornare: "Tra dieci anni un'azienda agricola in riva allo Stretto"
MESSINA – Zaino in spalla e valigie alla mano, Antonina Irrera ha lasciato Messina 24 anni fa. Ma non lo ha fatto perché “delusa” dalla mancanza di opportunità che tanti lamentano nel salutare lo Stretto. Ha scelto di andare via per inseguire un sogno, quello di lavorare nella moda. E questa corsa caparbia ai suoi obiettivi l’ha portata a girare l’Italia e l’Europa, lavorando per decine di marchi per poi approdare nel settore del lusso, in quella che è stata una vera e propria scalata fino a diventare una manager e fino alla prossima tappa della sua avventura. Questo perché Antonina è ora pronta a un altro salto, tutt’altro che piccolo: il trasferimento a Dubai e un progetto con una star di livello planetario.
La storia di Antonina: “Volevo essere la nuova Gianni Versace”
A raccontare la sua storia è stata la stessa messinese: “Da 24 anni sono lontana da Messina. Ho preso il diploma all’artistico, al vecchio ‘Dante’, e mi sono trasferita a Milano per fare una scuola privata di design, indirizzo moda, per fare la stilista. Il mio sogno era diventare una Gianni Versace. Per dieci anni ho lavorato da disegnatrice per tantissime aziende, con cui ho toccato tutte le categorie, uomo, donna, bambino, vestiti da sposa, abbigliamento di vario tipo e con tanti brand. A un certo punto dentro di me c’è stato un grande cambiamento, ho iniziato a fare meditazione e yoga. Lavorare nella moda è molto stressante e io venivo da un contesto totalmente estraneo a questo settore, quindi tutto ciò che ho fatto l’ho fatto da sola. Tra l’altro non avevo l’immagine tipica di chi lavora nel settore, anche per questo per me è stato complicato. Disegnare non mi bastava più: ho capito che non sarei diventata Gianni Versace e mi sono chiesta in cosa mi sentivo brava. Era parlare, creare connessioni e gestire i soldi. Quindi mi sono buttata a capofitto su un altro settore per cui già lavoravo con Philipp Plein, quello del lusso, andando a seguire tutta la parte dello sviluppo dei prodotti”.
L’incontro con Virgil Abloh e la società di Dubai
E lì un’altra svolta: “Sono passati 7 anni, quasi 8. E intanto varie vicissitudini mi hanno portato a lavorare con Virgil Abloh, un designer famosissimo (scomparso nel 2021 a causa di una malattia, ndr), il primo afroamericano a essere diventato direttore creativo per un brand storico come Louis Vitton. Lui ha creato il suo marchio, Off-White, irridendo il fatto che fosse nero, perché tradotto in italiano significa ‘bianco sporco’. Presto è diventato un brand in voga, ha lavorato con Beyoncè, Fendi, tanti marchi e tanti vip. Io per lui ho lavorato sulla linea bambino e questo mi ha portato a lavorare ancora nel settore del lusso. Dopo il 2021 sono arrivata a questa società di Dubai, The Giving Movement, che ha al suo interno il brand lusso sostenibile made in Italy Fiftymade e per cui ho aperto la sede di Milano, diventando una general manager e gestendo stilisti, parte produttiva, parte commerciale. E ora cambierà tutto di nuovo perché tra due mesi mi trasferirò lì, a Dubai. Stiamo per avviare un grosso progetto con uno dei più grandi rapper afroamericani al mondo, recentemente tornato alla ribalta, un personaggio fantastico”.
Il trasferimento tra due mesi: “Paura? Tanta”
In ogni caso Antonina andrà a Dubai: “Non potrò dividermi, starò lì per qualche anno. Questo è un lavoro che mi ha portato a scegliere di non avere figli, ad esempio. E non ho un compagno perché giro tanto per l’Europa e non posso fermarmi. Paura del cambio di vita? Tanta, ma è un passo molto ragionato e c’ho pensato settimane per capire se fossi pronta. Questa è la quarta volta che mi propongono di trasferirmi all’estero e non ho mai accettato. Ma dopo tanti sacrifici, impegno e rospi inghiottiti devo raccogliere i frutti: o colgo quest’opportunità o continuo così, ma non vorrei avere rimorsi tra qualche anno. So bene che lì è l’esatto contrario rispetto all’Italia, figurarsi alla Sicilia”.
Antonina: “Rendo reale ciò che viene solo immaginato”
Cosa fa Antonina nel settore è presto spiegato: “Quando devo spiegare il mio lavoro agli amici racconto che trasformo in reale quello che il creativo immagina, dando tridimensionalità a ciò che vediamo disegnato sui fogli di carta e dando a questo prodotto un posizionamento sul mercato. Trasformo in guadagno quello che fino a poco prima era soltanto immaginazione, accompagnando il prodotto a diventare vero e trovando le soluzioni vantaggiose per tutti. Si parla di economia, marketing e tanto altro nel dietro le quinte: si trasforma in reale quello che qualcuno ha immaginato, non potrei dirlo diversamente”.
L’ecosostenibilità nella moda: l’orgoglio di Antonina
Tra i prodotti lanciati, ce ne sono alcuni che l’hanno resa orgogliosa: “Sì. Penso ad esempio all’ultima collezione che abbiamo lanciato con Fiftymade, perché è la prima collezione al 100% sostenibile. Lusso che rispetta l’ambiente, fatto di materiale di primissima qualità e tutto made in Italy. Mettere insieme lusso e sostenibilità è stato complicatissimo, perché abbiamo mantenuto prodotti di qualità eccellente utilizzando comunque prodotti che non appena smaltiti non vanno a danneggiare il pianeta. Un esempio: abbiamo creato giacche che una volta smaltite e messe sotto terra diventano concime. Mi rende molto orgogliosa. Abbiamo lavorato due anni e abbiamo curato ogni dettaglio per far sì che i prodotti siano ecosostenibili al 100%. L’industria della moda è la seconda al mondo a creare la maggiore quantità di scarto, quindi inquinamento. Intanto a causa del fast fashion, che ha rovinato proprio il settore, e poi perché la lavorazione dei materiali porta a un utilizzo di acqua impressionante. I nostri tessuti oggi hanno un 96% di risparmio d’acqua. Era un sogno del brand, quello di impattare il meno possibile sul pianeta, e ora è realtà, nonostante i costi pazzeschi per creare questi capi. Era una sfida che sembrava impossibile da vincere”.
Il rapporto con Messina: “Traduco in inglese i detti siciliani”
Tornando indietro e ripercorrendo la sua vita personale e professionale, Antonina ha parlato anche del legame con Messina: “Sono andata via per inseguire un sogno, perché sentivo la necessità di fare qualcosa che amavo in maniera viscerale. Oggi dico che sono sposata con il mio lavoro, perché lo amo e lo vivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Me sono andata per la voglia di scoprire cosa c’era fuori, per conoscere persone e culture diverse, al di fuori dell’Italia anche. A metà di questo percorso ho iniziato a provare un senso viscerale di appartenenza alla mia terra. Questo è il legame che ho oggi con Messina e dico sempre di voler lavorare altre dieci anni per poi tornare in città, a casa mia, e aprire un’azienda agricola producendo le conserve della nonna che ormai rischiano sempre più di sparire. Ho voglia di tornare alle mie origini e queste origini sono sempre con me. Pensa che ai miei ragazzi, un team di 20 persone circa in cui si parla solo inglese, spesso traduco i detti siciliani, dal dialetto messinese. E ho scoperto facendo questa cosa, nata per gioco, che moltissimi colleghi libanesi, palestinesi, dalla Giordania, hanno detti con la stessa matrice della nostra: non c’è l’uccellino in gabbia, ma c’è un cane, cose simili. Loro hanno capito che Messina è sempre con me e sempre nel mio cuore”.
Il consiglio ai 18enni: “Seguite le vostre vocazioni”
Una scelta, quella di salutare la propria terra, presa ogni giorno, ogni anno, da tanti giovani come lei: “Ai 18enni di oggi non direi mai che una cosa non si può fare. Me lo dicevano, mi dicevano che non ce l’avrei fatta mai. Ma io dico che se lo fai perché veramente senti che quella è la tua vocazione la devi fare, la devi inseguire. Non te ne pentirai, perché non vuol dire che la tua strada possa essere un’altra, ma è così che la puoi trovare. E non bisogna mai rinnegare le proprie radici, il punto di partenza. Io oggi parlo con un accento ibrido, ma l’aneddoto dei detti siciliani e messinesi fa capire quanto io sia legata al punto di partenza. Per molti lavori sei costretta ad andare all’estero, come nel mio caso. Avrei dovuto viaggiare ugualmente, andare lo stesso fuori dall’Italia: per certi lavori bisogna necessariamente staccarsi, ma bisogna farlo con il cuore e portare con sé il valore aggiunto che ti può dare una città come Messina. Io penso che se oggi sono una viaggiatrice e un’esploratrice nel mio piccolo sia anche perché sono nata in una città con talmente tante contaminazione diverse da avermi dato quel valore in più del sapere convivere, del saper apprezzare altre culture, pensando che tutto possa coesistere nello stesso posto. Io mi sento di aver fatto mio qualcosa che nella nostra città e nella nostra isola è ovunque”.
Il sogno: “Tornare tra dieci anni per un’azienda agricola”
A distanza di anni e con tanti traguardi tagliati, Antonina non ha smesso in ogni caso di sognare e di porsi nuovi obiettivi: “Vado lì a Dubai per l’azienda ma vorrei anche inseguire un nuovo obiettivo. Quello è un mercato in grande crescita ed entro 5 anni vorrei rientrare in Italia per diventare un ponte tra l’estero e il made in Italy, dando un servizio a chi da un Paese dove c’è tanta ricchezza è pronto a investire in Italia. E poi tornare definitivamente e creare questa azienda agricola, con conserve, sottoli, riconquistare il mio rapporto con la terra e far rifiorire quello con Messina”.
minzica eccezziunale……………
Brava Antonina!!! Sei la prova della ricchezza del sud….non fatta dai denari ma della forza di volontà….della creatività….dell’intelligenza….del coraggio…..noi siamo dei dell’Olimpo greco……siamo eredi di mille culture…..siamo ricchi dentro…e se vogliamo…..possiamo…ovunque e comunque…..ad maiora Antonina!!!
Ad Antonina tantissimi auguri perché si possano realizzare tutti i suoi sogni, vecchi e nuovissimi. Vai, Antonina, e prenditi il successo che meritano il tuo entusiasmo, la tua competenza, le tue capacità. AUGURI!