Intervista con l'attore messinese, in scena al Vittorio Emanuele nello spettacolo "I cambi di stagione" per Nutrimenti Terrestri
MESSINA – Antonio Alveario, attore di teatro, cinema e televisione, è in scena al Teatro Vittorio Emanuele di Messina da stasera alle 21 fino a domenica 25 febbraio ne “I cambi di stagione” di Lionel Goldstein, una produzione Nutrimenti Terrestri.
Come definerebbe questo spettacolo?
“Si tratta del libero adattamento di una commedia drammatica inglese scritta da Lionel Goldstein nel 1983 per la televisione. Uno spettacolo romantico, divertente e, a mio avviso, molto intenso. Dopo la parentesi televisiva, nel 1983 la commedia fu adattata per essere rappresentata a teatro e lo spettacolo fu tradotto in tante lingue e rappresentato in tutto il mondo con grande fortuna, ma incredibilmente mai tradotto prima in italiano e mai rappresentato in Italia. E oggi, a distanza di vent’anni dalla versione teatrale definitiva, io e Maurizio Marchetti lo portiamo in scena grazie alla traduzione di Francesco Calogero che ha curato anche adattamento e regia e anche grazie allo sforzo produttivo di Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terrestri. E’ uno spettacolo davvero molto bello, emozionante e credo piacerà anche al pubblico messinese”.
Cosa ci dice del suo personaggio?
“In scena sarò David Maria Di Naro, commerciante ebreo e vedovo di Mariaflora che durante il funerale della moglie viene avvicinato da un signore distinto, Edoardo Hansen, che scopre essere un vecchio amico con cui la stessa è rimasta in contatto praticamente per tutta la vita senza che lui ne sapesse nulla. Da questo incontro vengono fuori delle verità inaspettate e non mancheranno i colpi di scena ma non voglio spoilerare nulla, per questo vi aspetto a teatro”.
La sua collaborazione con Nutrimenti Terrestri è antica. Come è iniziata e cosa le ha dato il legame con questa storica Compagnia?
“Nel 2023, Nutrimenti Terrestri ha festeggiato quarant’anni di attività e il mio legame con questa realtà se non è quarantennale oggi lo sarà presto. Ho iniziato a fare teatro alla fine del 1984, quando la sede delle prove e delle attività di compagnia si trovava in via Garibaldi a Messina presso Il Circolo di Cultura. È lì che ho iniziato a praticare l’arte teatrale sotto la guida di Ninni Bruschetta e di Maurizio Puglisi con cui studiavo il movimento e il teatro danza. Fu lo spettacolo “Samuel Beckett sul mare” di Ninni Bruschetta, una rivisitazione della poetica beckettiana, a segnare il mio debutto teatrale, in scena a Siracusa presso l’Ara di Ierone nel settembre 1985″.
Anche il passaggio al cinema è stato con loro?
“Sì. Assieme a Nutrimenti Terrestri è avvenuto anche il mio debutto cinematografico nei film diretti proprio da Francesco Calogero “La gentilezza del tocco” (1987), “Bionda per un giorno” (1987) e poi nel 1989-1990 con “Visioni Private” di Calogero, Bruschetta e e Donald Ranvaud. E poi sono arrivate tante altre produzioni, nel 1997 “La Martogliata” e “L’Arte di Giufà” in collaborazione con Vetrano Randisi e dal 2003 altri spettacoli tra cui “Beddu comu a luna” di Antonio Caldarella, “Don Giovanni involontario” di Vitaliano Brancati e regia di Ninni Bruschetta, “Plautus” nel 2006, “Lavori in corso” nel 2010, “L’Assunzione” di Laura Giacobbe nel 2014 fino ai più recenti “Contrada Acquaviola n.1” (2016) diretto da Roberto Zorn Bonaventura e “82 Pietre” (2019), insieme con Simone Corso e Adriana Mangano. Con “I cambi di stagione” prosegue il mio rapporto con Nutrimenti Terrestri che, come intuibile, non può essere considerato esclusivamente professionale perché alla Compagnia, e più alle persone che la rendono viva, sono legato da profonda amicizia”.
Lei è attore di teatro ma anche di cinema e di televisione e ha preso parte a molte produzioni di successo. Quale tra queste le ha lasciato qualcosa in più?
“Sicuramente “La mafia uccide solo d’estate”, il film di Pif che nel 2013 mi ha regalato una meravigliosa esperienza con un bel cast e una bella storia. Io interpretavo il personaggio di Totò Riina ma in chiave assolutamente comica e la famosa scena del telecomando è diventata un cult”.
Nella sua carriera così ricca di incontri, c’è stato un maestro che ha considerato un punto di riferimento e perché?
“Indubbiamente Leo De Berardinis. Leo è stato un grande maestro per me e non solo per me. Lui era un grande creatore di sogni e di mondi al servizio della scena. Da lui ho imparato la disciplina e l’autorialità dell’attore: essere responsabili di ciò che si è e che si fa in scena per diventare creatori della propria partitura. Il mio percorso nella Compagnia De Berardinis, dal 1993 al 1999, è stato parecchio significativo, anni davvero preziosi. Ho vissuto e imparato il rispetto per l’attore e la sua centralità in teatro e ricordo con stima e affetto l’entusiasmo che Leo era capace di regalare”.
In evidenza l’attore in una foto di Giuseppe Contarini.