Alla base della decisione adottata dalla Fondazione Opera Pia, come denunciato dal consigliere del Pd Nicola Cucinotta, la mancanza delle risorse necessarie al mantenimento della struttura dopo la disdetta del contratto di locazione da parte del Comune, che ha spostato altrove la sede del Centro per l’impiego
Alzi la mano chi, almeno per una volta, non si è soffermato ad osservarli mentre stanno seduti sulle panchine e tra di loro scambiano pensieri e riflessioni su quanto accaduto in città o su quanto accade nel mondo. L’immagine appena descritta si riferisce ai tanti “nonnini” assidui frequentatori delle zone adiacenti piazza Casa Pia e piazza San Vincenzo, quasi un’istituzione nelle dinamiche sociali della città. Ebbene, a partire dal 1.dicembre scorso, sarà sicuramente capitato di vederli con sempre più frequenza, perché l’unica struttura a loro disposizione, il Centro di aggregazione “Casa Pia”, gestito dall’omonima Fondazione (ex Ipab) e ricavato nell’edificio che fino a qualche tempo fa ospitava anche l’Ufficio di collocamento, è stato chiuso, nel silenzio e nell’indifferenza generale. A sollevare il problema, il consigliere del Pd Nicola Cucinotta.
Ma procediamo per gradi. Il Comune, dal 1991, ha assunto in locazione gli immobili siti in Piazza Casa Pia is. 448, di proprietà dell’opera Pia, con due finalità: adibirli a sede dell’Ufficio di Collocamento e offrire un servizio alla collettività, ospitando in una parte dei locali il Centro per Anziani. La cui conduzione, compreso utenze ed animazione, finora assicurata da 6 operatori, per accordi sottoscritti con l’ex Ipab, di cui è presidente Paolo Andronaco, era inclusa nel canone di locazione dello stesso ufficio di Collocamento (100 mila euro). Tutto procede senza intoppi fino al 2009, anno in cui il Comune chiede alla Fondazione di apportare urgenti interventi di ristrutturazione all’edificio. Dopo qualche incertezza, legata anche ai costi da sostenere, si giunge ad un accordo tra le parti, che trova conferma in un incontro svoltosi presso i locali dell’assessorato al Patrimonio il 4 febbraio 2010. In quella sede, infatti, il presidente Andronaco, si dichiara disponibile ad affrontare tutti gli interventi strutturali necessari, a condizioni che si avvii la rimodulazione contrattuale di locazione e si sanino le occupazioni esistenti, affermando di mettere in locazioni altri 300 mq. Impegno confermato anche su invito del dirigente del dipartimento, l’ing. Castronovo.
Il rischio di abbandono dei locali sembra dunque scongiurato, fino all’inaspettata “rottura”, sancita con una nota del 2 settembre 2011 con cui il sindaco dà ricercare nel mercato mobiliare un immobile da adibire a Centro per l’Impiego. “Annullati”, dunque, gli impegni presi nella riunione di febbraio, il Dipartimento Patrimonio predispone il Bando di selezione mediante procedura aperta per la ricerca dell’Immobile. Il 15 Novembre termine ultimo per la presentazione delle offerte indicate nel bando approvato con determina dirigenziale nr.108 del settembre 2010, dopo la prevista pubblicazione, pervengono sei offerte. Il 1 Dicembre 2010 si rileva che la miglior offerta presentata è quella della società ARR Immobiliare, che si aggiudica quindi la selezione per la ricerca di un immobile in locazione, sito in Via La Farina 229, idoneo ad ospitare “solo” il centro per l’impiego, per la cifra 180.750,00 euro. Il successivo 14 aprile la Giunta delibera di predisporre gli atti gestionali e autorizza l’Area Coordinamento Economica Finanziaria ad emettere mandati per 180.000,00. E si arriva ad oggi, anzi a qualche mese addietro. Lo scorso 24 ottobre, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione, valutate le nuove condizioni, e venuta meno la principale fonte di finanziamento rappresentato dal contratto di locazione con il Comune, si trova costretto a sospendere, dal successivo 1. dicembre, l’attività del centro di Aggregazione per Anziani.
Una vicenda che il consigliere Cucinotta porta oggi all’attenzione del prefetto, di Mons. La Piana e del sindaco Buzzanca: «Il centro di aggregazione per anziani di Casa Pia, fino ad oggi, rappresentava l’unico servizio territoriale con finalità di accoglienza e di aggregazione per i “nonnini” della zona Nord, un luogo sano destinato all’attività di socializzazione. Fino a prima che venisse sospeso questo vitale servizio alla comunità, nel centro venivano egregiamente organizzati: laboratori manuali e artistici di ricamo, maglia, sartoria, fotografia, fumetto, carta e cartone; laboratori per il recupero di mestieri artigianali; laboratori di riparazione giocattoli; corsi di alfabetizzazione informatica; attività culturali: lettura di quotidiani e libri, giochi che stimolavano la memoria; attività socio-ricreative e di animazione quali feste, recite, visite guidate, attività balneari. Gli anziani accedevano al Centro mediante apposita richiesta al Consiglio di amministrazione dell’Opera Casa Pia. Insomma, un’ isola felice in una città carente di servizi e di attenzione nei confronti della terza età, di cui non rimane più nulla».
Della vicenda è stato investito anche l’assessorato regionale alla famiglia a cui il presidente della Fondazione Opera Pia ha sottoposto copia del provvedimento dello scorso 24 ottobre che ha disposto la sospensione dell’attività. In attesa di qualche risposta, l’Ente ha bandito, lo scorso 29 dicembre, un bando (scadenza 6 febbraio) con cui si mette in locazione il locale prima occupato dall’Ufficio di Collocamento, nella speranza di ottenere introiti sostituitivi. Nel frattempo agli anziani non rimane che attendere, ma nel loro caso la barba è già abbondantemente bianca, la speranza è di non farla diventare ancora più lunga.(ELENA DE PASQUALE)
Ma in che xxxx di città viviamo?
Purtroppo è vero. Messina, città che per tanti e lunghissimi anni di un ormai remoto passato era stata la perla del mar Mediterraneo, sta vivendo, ad oggi, un soffocamento ed uno schiacciamento non indiferrente, probabilmente mirato a distruggere e stravolgere l’assetto stesso di una città che, purtroppo, prima di tutte le altre ha avvertito e vissuto la crisi internazionale. Mancano i centri di aggreagazione per i giovani, mancano punti di ritrovo per gli anziani, viviamo il continuo assillo del precariato e della disoccupazione, mentre nelle “sale” di chi di dovere si gozzoviglia e si banchetta sulle nostre teste.
Con ogni buona probabilità si chiude per mancanza di interesse, e lo sottoscrive un ex operatore del centro Casa Pia dei poveri che, per statuto e lo ribadisco, per statuto DEVE essere messa a disposizione della città.
Con ogni buona probabilità si chiude, appunto, per “riaprire” altrove con nomenclature e diciture diverse, ma con maggiori possibilità di occultare i reali interessi…. a buon intenditor poche parole… e questo sempre a discapito nostro e sulla nostra pelle di cittadini…