Su cinque sale se ne riempie solo una e solo il sabato
“Siete stupiti, meravigliati, perplessi, ma di cosa? Proprio voi che scaricate i film on line?”. Così Loredana Polizzi, proprietaria dello storico multisala Apollo, che potrebbe essere venduto all’Università di Messina per farne sede del Dams. Il cinema resterebbe solo nella vicina sala Fasola.
La Polizzi aveva lanciato un primo allarme a marzo 2022 e un secondo a settembre 2022. Nel tempo la situazione non è migliorata.
“In questi 20 anni di lavoro – dice – abbiamo reinvestito, sempre e comunque, in servizi, arte e cultura, ridando un’architettura, importante, alla città. Ricordo, per chi non lo sapesse, che il palazzo è stato progettato dal famoso architetto Filippo Rovigo. Ci siamo inventati un hotel, con un format unico ed originale, quello dell’ambientazione delle camere cinematografiche. Dopo il precipitare degli eventi, le tendenze cambiano, l’offerta pure”.
“Questo ha fatto sì che il pubblico, gradatamente, diminuisse e l’avvento delle piattaforme ha fatto il resto. Tutti voi fruitori di Netflix, Disney+, Prime Video, Dazn, Now, TIMVision, Sky Go, Infinity+. Ma come si può lavorare cosi? Messina ha una popolazione di 230.000 persone e non si riesce, se non di sabato, forse, a riempire una sala di 240 posti, ne abbiamo 5. Per quanto tempo pensate che si possa andare avanti? Il Ministero non ci ha tutelato e non ha tutelato il cinema, non regolamentando le piattaforme. Ancora nulla di fatto, ma se ci sarà una scelta, sicuramente, faremo quella migliore che si possa fare, negli interessi della città e del cinema”.
Ha ragionissima
Ha ragione. Tutte le perplessità e le proteste sui social per la chiusura del cinema Apollo, probabilmente sono state scritte con quegli stessi telefonini su cui, in un formato osceno, si guardano i film.
L’Apollo negli anni 80/90 era un cinema per adulti, perché non trasformarlo in club per scambisti, con sexy shop, sauna e bagno turco, e disco, qualcosa che manca in città….
Alla fine, è il consumatore che è sovrano e sceglie in base alle offerte disponibili. Se vuole, va al cinema. Oppure, vede un film in streaming (su piattaforme ufficiali e pagando un regolare abbonamento, naturalmente).
Chiedere, nel 2023, di “regolamentare” le piattaforme streaming è un pò anacronistico….
Sarebbe come se le aziende che producevano rullini per macchine fotografiche o navigatori satellitari chiedessero di regolamentare la vendita di smartphone….