Al vaglio l'indagine della Polizia sugli appalti all'acquedotto gestiti da D'Agostino, sospeso a novembre scorso. Indagati imprenditori di tutta la Sicilia
MESSINA – Arriva al vaglio preliminare l’inchiesta della Polizia sull’Asm di Taormina che il 3 novembre scorso ha portato alla sospensione del funzionario Santo D’Agostino e 4 imprenditori per la gestione di alcuni appalti relativi all’acquedotto di Taormina. Sono 13 gli indagati, e 3 di loro ieri hanno chiesto al GUP Tiziana Leanza di definire la loro posizione in questa fase, attraverso il processo abbreviato fissato al prossimo 22 giugno.
Si tratta di tre imprenditori coinvolti nelle gare per l’affidamento dei lavori o che si erano aggiudicati gli appalti: Vincenzo Caserta (63 anni di Biancavilla), titolare della CaVi; Pietro Monaco (49 anni di Siracusa) legale rappresentante della Mapi; Francesco Cipolla (50 anni di Taormina), amministratore di fatto della Building e Tourist.
Per tutti gli altri, invece, l’udienza preliminare va avanti. Insieme a Santo D’Agostino, il PM Rossana Casabona ha chiesto il rinvio a giudizio per: Antonino e Mario De Luca di Giardini Naxos; Alfio Lo Pinto e Giuseppe Sabato di Taormina; Giuseppe Piccolo di Fiumedinisi; Carmelo Portogallo di Mascali, Salvatore Vercoco di Biancavilla e Antonino Giacona di Mascali; infine Agostino Pappalardo (62) di Taormina.
Si tratta in tutti i casi di titolari delle imprese che hanno partecipato alle gare o hanno avuto in affidamento diretto, in appalto o subappalto i lavori all’acquedotto nel 2020. L’Azienda di Taormina si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Giovanni Mannuccia.
Gare truccate, fondamentalmente secondo l’accusa, perché in alcuni casi affidati direttamente in violazione delle normative previste, subappaltati a ditte non autorizzate, o con imprese concordate.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Isabella Barone, Antonio Scarcella, Cinzia Panebianco, Maria Rita Pandolfino, Orazio Carbone, Nunzio Garufi, Antonio Noè.