I direttori artistici: "Il Teatro è vivo. Ai politici diciamo, proteggetelo"

I direttori artistici: “Il Teatro è vivo. Ai politici diciamo, proteggetelo”

Rosaria Brancato

I direttori artistici: “Il Teatro è vivo. Ai politici diciamo, proteggetelo”

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venerdì 14 Settembre 2018 - 11:04

Simona Celi e Matteo Pappalardo: "Le stagioni sono pronte, abbiamo registrato il 56% di pubblico in più, è un momento felice, ma l'appello ai deputati è, di qualsiasi colore politico siate, proteggete questo teatro, trattato come i piromani trattano i boschi"

Siamo vivi, il Teatro è vivo, la stagione è pronta, i numeri registrati sono felici. A mancare è la politica. E’ un appello quello dei direttori artistici del Teatro Vittorio Emanuele Simona Celi e Matteo Pappalardo. Un appello doloroso e accorato, pieno di emozione e passione. Un invito alla POLITICA MESSINESE, ALLA DEPUTAZIONE MESSINESE, al di là di bandiere e steccati, affinchè faccia uscire l’Ente dalle secche dei veti, dei silenzi, dei ritardi, dei rinvii. Il Teatro è vivo, nonostante mesi incredibili, nei quali è successo di tutto. E’ vivo nonostante l’inspiegabile comportamento della Regione, attraverso l’assessore allo spettacolo Sandro Pappalardo, mantenga l’Ente sott’acqua, non prendendo alcuna decisione sul sovrintendente (pare ci siano diverse pressioni di tipo politico provenienti da Roma sulla scelta), mandando un commissario ad acta, decidendo che la designazione del presidente spetta a Palermo e non a Messina. La politica HA IL DOVERE DI RISPONDERE A QUESTO APPELLO, perché deve finire questa guerra al massacro, che sta riducendo un glorioso teatro a brandelli.

La stagione è pronta, così come i bilanci, i numeri ci sono, c’è la tenacia e la volontà di andare avanti. Ma se la Regione continua a tenere sott’acqua il Vittorio Emanuele, privandolo della governance, allora non c’è destino.

L’INTERVENTO DI MATTEO PAPPALARDO- direttore artistico musica

Abbiamo voluto quest’incontro per tre ordini di motivi: rassicurare il pubblico, i nostri abbonati; invitare la politica all’azione, a prendere le decisioni in tempi brevi. Il Teatro di Messina non è morto, non è in agonia come qualcuno vorrebbe far intendere, godendo nel proprio intimo… Intendiamo rassicurare i messinesi che le stagioni sono pronte da mesi, con nomi importanti, bei programmi e produzioni di rilievo.

Per quanto riguarda quella di Musica e Danza, mi piacerebbe aprirla con il grande Vladimir Ashkenazy, che tornerebbe nella nostra città – dopo il magnifico concerto del 1 giugno 2017 – per dirigere la nostra Orchestra.

Nella serie di appuntamenti che ho immaginato, poi, troverebbero posto La vedova allegra (fatta da noi), Il barbiere di Siviglia (con la regia di Francesco Calogero), Aggiungi un posto a tavola, l’Orchestra di Piazza Vittorio, gli Oblivion e altri grandi nomi del panorama nazionale e internazionale (tra cui il violinista Stefan Milenkovich, dopo il successo ottenuto nel maggio scorso). In più, come evento, ci sarebbe una prima mondiale di cui sveleremo maggiori particolari a tempo debito…

Invitiamo la politica, però, – ecco il secondo punto – a fare la propria parte, ad operare le proprie scelte e in tempi brevi, rispettando quelli che sono i tempi dei teatri, che ci impongono scadenze nell’immediatezza. Un appello accorato, il nostro, a cui fanno seguito alcune domande: quando potremo recuperare La traviata, prevista a maggio e poi rinviata? E quando potranno iniziare le stagioni?

Vi esorto a considerare un aspetto: in due anni di mandato (che scade il 6 marzo del 2019) abbiamo avuto modo di interloquire con un Commissario Straordinario (Jervolino), un Cda (Presidente Fiorino), un Commissario ad acta (Lo Cascio) e forse nel prossimo futuro con un altro Cda (se non un altro Commissario Straordinario, prima del prossimo Consiglio). Vi sembra normale tutto questo? Come avremmo dovuto e dovremmo lavorare, vi chiediamo, in queste condizioni?

Terzo punto. In questi quattro mesi (o poco meno) dall’ultimo concerto sono state dette e scritte tante volgari inesattezze sul teatro, sull’ultima gestione e su di noi.

Ora basta. Non intendo rimanere zitto e inerte di fronte ad attacchi meschini di chi mistifica la realtà, guardando esclusivamente ai propri interessi, al proprio povero e spelacchiato orticello. Ora parliamo noi. Anzi, parlano le carte.

D’ora in poi querelerò (in un caso, già ho dato mandato di farlo… ) coloro che senza preoccuparsi minimamente di sentire le mie ragioni pubblicheranno sproloqui . Quanto a me, non mi sento né un dilettante – come hanno scritto, con la protervia e l’arroganza ben note – né un incapace né un unno.

Sono fiero del lavoro svolto finora e dei risultati più che lusinghieri conseguiti; della stagione, opportunamente articolata, degli oltre 500 abbonati che hanno riposto fiducia nelle mie scelte e dei due eventi realizzati (Ashkenazy e Concerto di Capodanno con il pianista Luca Buratto). Gli abbonati alla nostra stagione erano 501 e hanno assistito a tutti gli spettacoli. In precedenza vi erano 10 abbonati presenti, 50, e il picco massimo è stato 211. Ho detto sin dall’inizio che avrei lavorato in controtendenza. A proposito dei professori d’orchestra non sono d’accordo a fare concertini con pochi professori che poi,, al massimo fanno 50 spettatori. Sono visioni diverse, lo ammetto, ma i numeri parlano. E in passato quei numeri parlavano per la Sala Sinopoli di incassi di 49 euro lordi, massimo 80. Noi abbiamo fatto incassi, al di là degli abbonati, sempre per la musica, di duemila euro a serata. Non siamo noi una “triste realtà” come ha scritto qualcuno. La triste realtà era quella dei 49 euro a sera. Sono orgoglioso di aver fatto tutto questo gratis ma con eventi importanti che hanno portato il numero degli abbonati a 500. Vi racconto anche di un episodio: il maestro Marco Alibrando trasmise una lettera ai vertici del Teatro chiedendo un provvedimento disciplinare nei confronti di un professore d’orchestra. Quella lettera è rimasta nei cassetti per due anni e mezzo. Io non avrei agito così. Passiamo alla mistificazione della stagionalizzazione degli orchestrali. Intanto è stata fatta solo per pochi di loro e per appena 3 mesi. L’ultimo spettacolo è saltato e gli orchestrali sono rimasti senza fare niente, eppure nessuno fiatava. Di una stagionalizzazione così meglio farne a meno. Un’ultima nota è per i dipendenti: tutti li attaccano, ma ogni sera si è alzato il sipario ed è grazie al loro impegno. E’ legittimo che il lavoro di tutti venga rispettato e riconosciuto.

DALLA TABELLA CONSEGNATA DA PAPPALARDO SI EVINCE CHE:

Per 24 spettacoli la stagione di musica ha fatto registrare oltre 200 mila euro d’incassi e quasi 12 mila spettatori. La media di spettatori a recita è stata di 482,96 e la media d’incassi lordi a recita 9 mila 182 euro. La stagione precedente, 2016-2017,con la precedente gestione ha fatto registrare poco più di 17 mila euro d’incassi e 1-573 spettatori.

L’INTERVENTO DI SIMONA CELI- Direttore artistico della prosa

Abbiamo voluto questa conferenza stampa per dire che il TEATRO E’ VIVO, non è allo sbando, non è morto. Questi sono discorsi da facebook. Le stagioni sono pronte ED IL Vittorio Emanuele è il secondo palcoscenico più grande d’Europa, eppure Messina non lo sa. Quest’estate ho assistito ad un dibattito doloroso che trattava il Teatro come un piromane tratta i boschi. In tanti avevano il cerino in mano, scagliavano palle avvelenate. Così si fa del male al teatro e si danneggia il pubblico che tante cose non le sa. Nessuno in questi mesi ci ha chiesto i dati ma oggi ve li dico: abbiamo registrato il 56% degli spettatori in più. Il problema non è il passato ma migliorare questo dato. Lo spettacolo che ha avuto più incassi è stato quello con Raul Bova. Eppure quando lo abbiamo annunciato in tanti hanno borbottato. Ma il pubblico messinese ha gradito, è inutile quindi storcere il naso. Il compito del direttore artistico non è fagocitare il teatro, non è trasformarlo nel “mio teatro” ad immagine e somiglianza dei gusti, ma renderlo IL TEATRO DI MESSINA. Sono andata al Ministero per chiedere risorse per le produzioni del Teatro e mi è stato risposto: ma il Teatro di Messina non esiste. Non figuravano produzioni. Così sono tornata a Messina ed ho ricostruito la storia gloriosa del Vittorio Emanuele che fino a 10 anni fa faceva produzioni. Ho scoperto che negli ultimi anni non figuravano produzioni COME EAR, come Ente Teatro Vittorio Emanuele. Certo, se poi fai una produzione con 4 piazze fuori e accumuli 150 mila euro di debiti, un dubbio viene. IL PROBLEMA è IL FUORI. IL Vittorio Emanuele non esiste “fuori”. Noi abbiamo provato a fare stagioni per RIACCOGLIERE IL PUBBLICO e provare a fare produzione. Io da direttore artistico non ho mai mischiato i miei interessi con quelli dell’Ente. Oggi la stagione è pronta, con nomi importanti, sono pronti progetti come il Teatro etico o con le scuole. MA MANCA LA GOVERNANCE, non possiamo muoverci, rischiamo che le compagnie, che nel frattempo leggono anche che siamo morti, e non è vero, prendano altri impegni. Non ho mai assistito ad un clima di violenza verbale e nei linguaggi come quello che ho vissuto qui. Io dico, abbiamo preparato una stagione con titoli meravigliosi ma ORA BASTA, FACCIO UN APPELLO ALLA POLITICA, ABBIAMO SUPERATO LA DEAD-LINE, PROTEGGETE IL TEATRO, perché altrimenti gli abbonati andranno via, le compagnie andranno via.

A chi ci accusa di non dare spazio ad ARTISTI MESSINESI voglio dire che non esistono attori romani o milanesi. L’attore è del mondo. In un teatro si entra se si ha un progetto non un patentino. Questa è zootecnia, ghettizzazione. Aggiungo che comunque finora non mi è giunto un solo progetto in questo senso. L’ultima parola la spendo per il personale, che non si è mai tirato indietro. Prego quindi la politica di far uscire il teatro dalle secche. E’ un momento felice per il Vittorio Emanuele, qualunque sia il colore politico, abbiate cura di questo teatro”.

Rosaria Brancato

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