La presidente dell'Associazione italiana familiari vittime della strada chiede a tutte le parti in causa di fare la propria parte per una maggiore prevenzione
Il 2017 si è concluso a Messina con la perdita di quattro vite umane avvenuta negli ultimi mesi dell’anno. In rapporto alla lunga serie di incidenti con morti e feriti nel 2016, tale risultato aveva fatto pensare ad un miglioramento delle condizioni di sicurezza in città ed ai buoni frutti dell’educazione stradale. Ma il nuovo anno 2018 è invece iniziato già con la perdita di due vite umane avvenuta il 10 gennaio. Sono stati travolti due pedoni in condizioni diverse: Rossella De Leo di 52 anni, investita da una giovane di 23 anni sulle strisce pedonali intorno alle ore 21 sul Viale Giostra, Natale Rebecchi di 70 anni, investito da un giovane di 20 anni alla guida di una Lancia Musa, alle ore 16 nel tunnel che dal Viale Europa sbocca in via Don Blasco.
“Un inizio che ci turba – dice la presidente dell’Associazione italiana familiari vittime della strada, Pina Cassaniti Mastrojeni – e ci invita a riflettere per rimuovere le cause che hanno provocato dolore e sconfitta e per impedire che Messina si caratterizzi, con le persone e le istituzioni, come città fatalista e portata a pensare che l’incidente succede e qualunque intervento non produrrà cambiamento. Riteniamo che la risposta ad un incidente stradale non riguardi soltanto la giustizia, che farà le sue indagini, ma dovrà promuovere una forte attenzione in città, perché ciò che è successo non abbia più a succedere. Pertanto è necessario che il problema si discuta attraverso i mezzi di comunicazione esistenti in città, specie giornali e tv locali, per rafforzare le possibilità di prevenzione. Il silenzio non promuove cambiamento. In particolare, non è accettabile che si muoia sulle strisce pedonali: l’ente locale dovrà interrogarsi su ciò che non ha funzionato, se doveva fare di più e non l’ha fatto; sulla coscienza della guidatrice, qualunque sia la decisione della giustizia, resterà il peso di avere ucciso una donna, con responsabilità piena o in parte, ed arrecando una perdita dolorosa ed irreversibile alla famiglia. Parimenti non è accettabile che una persona percorra a piedi un tunnel buio e privo di marciapiedi: l’ente locale, che ha fatto diversi interventi per migliorare le infrastrutture in centro città, non ha ancora deciso chi dovrà passare in quel tunnel e, oltre a non averlo ancora dotato di luce, non ha indicato se esso è vietato ai pedoni o alle auto. È necessario promuovere la cultura della sicurezza stradale approfondendo i casi successi e pianificando gli interventi di prevenzione, con campagne informative martellanti, controlli mirati, miglioramento delle infrastrutture e formazione responsabile del conducente, ponendo attenzione alle condizioni necessarie al conseguimento della patente.”
L’Aifvs ritiene necessario un confronto con la Motorizzazione civile per approfondire il problema. “Dobbiamo recuperare la dignità di appartenere alla città, rafforzando il senso civico e la responsabilità nello svolgimento del servizio, perché sia utile a risolvere i problemi”.