Martedì 2 agosto "Voci mediterranee, tra oriente e occidente". Un viaggio nel passato, anche quello più remoto, per riscoprire le fonti del canto a più voci
“Voci mediterranee, fra oriente ed occidente” è titolo dell’atteso concerto polifonico in programma martedì 2 agosto, alle ore 20, nella chiesa del Santuario “Ecce Homo” di Calvaruso. Un viaggio nel passato, anche quello più remoto, per riscoprire le fonti del canto a più voci che ha unito, fra sacro e profano, le culture del mediterraneo. Protagonista, sulla scena del seicentesco luogo di culto e devozione per la sacra e mirabile scultura lignea del Cristo, in occasione della Festa del Perdono di Assisi, il coro polifonico “ouverture”, diretto da Pier Paolo Scattolin e Giovanni Mirabile. E così, dopo i tre intensi giorni di Laboratorio polifonico, animati dagli stessi Scattolin e Mirabile, rispettivamente, nei ruoli di docente e direttore dello stage, i coristi interpreteranno quello straordinario codice polifonico, funzionale ai diversi ambiti cerimoniali, che ha plasmato nei secoli i sentimenti di festa e di devozione, favorendo l’integrazione culturale. Di assoluto livello il programma musicale che, fra oralità e scrittura, ripercorre lungo la “freccia del tempo” alcune delle forme vocali più emblematiche della storia del canto. In apertura di concerto, “Polichronion”, un canto bizantino, armonizzato da Scattolin. Dalle fascinose liturgie vocali orientali si passa a quelle occidentali con il “Pange Lingua”, canto gregoriano (elab. Kodàly), segue una lauda del XIII secolo, “Sia laudato san Francesco” (elab. Mirabile), dedicata al Santo di Assisi nel giorno della Festa del Perdono. L’anima vocale del popolo, rispettivamente siciliano e sardo, esordisce con “A la pitinisa”(elab. Mignemi) e “Nanneddu meu” (elab. Mirabile). Con “Ego sum panis vivus”, mottetto del palermitano Sigismondo d’India, siamo invece in piena polifonia rinascimentale. Per l’espressione vocale popolare, ancora due titoli, “Stho mi e milo”, della tradizione macedone, e Sarvi Rriggina, della tradizione siciliana, ambedue armonizzati da Scattolin. Il gran finale del concerto è affidato ad una prima esecuzione assoluta in epoca moderna di ”Domine ad adiuvandum”, un mottetto a quattro voci, composto da Francesco Maria Stiava, di origini lucchesi, attivo nella Capella Musicale del Duomo di Messina, alla fine del XVII sec., che vedrà impegnati ai violini Antero e Joseph Arena, e all’organo, Maria Assunta Munafò.