“Aquile randagie” al Tindari Festival per “credere, disobbedire e resistere”

“Aquile randagie” al Tindari Festival per “credere, disobbedire e resistere”

Tosi Siragusa

“Aquile randagie” al Tindari Festival per “credere, disobbedire e resistere”

sabato 06 Luglio 2024 - 15:47

Per la rassegna con direttore artistico Tindaro Granata, un testo coinvolgente e un'interpretazione eccellente grazie ad Alex Cendron

PATTI – Per la 68° rassegna del Tindari Festival, nella serata del 3 luglio, è andata in scena la ben strutturata pièce “Aquile randagie” di e con Alex Cendron, regia di Massimilano Cividati, in un sito insolito, la Chiesa di Madoro a Patti.

La recensione

Iniziamo, però, proprio dalle dislocazioni diversificate di questa edizione, dato che tanto ci suggerisce sul corretto “modus operandi” della direzione artistica. Direzione giustamente confermata, quella di un appassionato “outsider” quale Tindaro Granata, che è stata ed è contraddistinta da una vocazione comunitaria, anche nel senso della più ampia inclusività possibile nella ricerca di palcoscenici non convenzionali, da mettere in valore.

L’intitolazione “Umanità” è del resto chiara esemplificazione dei valori portanti, intesi quale empatica apertura, previa presa d’atto delle criticità dei territori in area pattese, alcuni, come la zona ricadente nel solco del Campo Sportivo di Madoro, (segnata dai pesanti incendi del luglio del decorso anno), che in segno di riscatto si era voluto individuare quale location per la “mise-en-scène” di quest’opera teatrale di indiscussa valenza etica e civile, con puntuali rimandi storici per una pregevole ricostruzione di accadimenti realmente intercorsi.

Gli interventi, di Tindaro Granata, ”in primis”, del sacerdote locale e del sindaco di Patti, hanno reso il senso della scelta e conferito alla stessa adeguata significanza anche grazie alla presenza dei familiari di Francesco Pagana, uno dei fautori della costruzione del campo sportivo, al quale la rinnovata struttura sarà a breve dedicata.

Testo coinvolgente, interpretazione eccellente e abile regia

Assai coinvolgente il testo di Alex Cendron – basato su una fedele riproposizione, con attenta ricerca storiografica – che ne è stato anche eccellente interprete monologante, curando con maestria di dar voce alle tante anime, candide e nere, protagoniste delle vicende ripercorse.

L’ambientazione nella accogliente chiesetta (in seguito alle avverse condizioni metereologiche che avevano inibito l’utilizzo del riadattato campo sportivo), rimessa in sesto unitamente allo spazio verde circostante, con fruibilità anche di un bagnetto prima fatiscente, è parsa dignitosa, con pochissimi elementi scenici di supporto alla proiezione di fotografie ed immagini riferite al regime fascista ed allo scoutismo, quale quella di una ardente fiamma, con restituzione di uno spazio quasi immersivo, e, unitamente alle incisive musiche di Paolo Coletta e alle riproduzioni di suoni, quali squilli telefonici, etc., ha costituito valore aggiunto per questa toccante produzione “Arca Azzurra”, diretta abilmente da Massimiliano Cividati.

È stato tutto un sapiente puzzle temporo-spaziale per la ricostruzione della storia di ragazzi che all’appropinquarsi della notte del drago, del 21 dicembre 1943, si coalizzano per sconfiggere il buio e offrire personale contributo alla Grande Storia.

L’Associazione Scautistica Cattolica Italiana (Asci) era stata preceduta dal Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani e dalla Milanese Associazione Ragazzi Pionieri Italiani.

Con una delle cosiddette leggi fascistissime, attuata nel 1927, si predispose il futuro scioglimento della ASCI, e nell’aprile 1928 fu soppresso lo stesso scautismo, pur se, attraverso messaggi in codice, (morse) e cifrati, anche attraverso il linguaggio del bosco, le attività di alcuni aderenti proseguirono, sotto l’egida del capo del Milano 2, Giulio Cesare Uccellini, con il nome di Kelly o Tigre, e soprannome di “Bad boy”( conferitogli da Wilson, direttore del Bereau Mondiale dello scautismo), di Andrea Ghetti, del gruppo Milano 11, alias “Baden” e di Vittorio Ghetti detto “Cicca”, e quel “gioco” clandestino prese a realizzarsi durante i campi estivi.

Anche Venezia fu sede di tali raggruppamenti segreti.

La resistenza, in gergo definita “periodo della giungla silente”, durerà 16 anni, 10 mesi e 29 gg.

Negli anni ’30 si segnala la fondazione del giornale “Estote parati” quale traduzione latina del motto scaut “ Siate pronti”, che aveva raggruppato le attività, i canti e le tecniche dello scautismo, consentendo di mettere il focus sul movimento sotterraneo, il cui operato si faceva via via più rischioso, per i pericoli di pestaggi e carcere: ciononostante la posizione delle Aquile Randagie, pur a seguito del consolidamento della dittatura fascista italiana, non era isolata in Europa, e alcuni aderenti parteciparono ai Jamboree in Ungheria e nei Paesi Bassi, e misero in atto anche beffe nei confronti dei fascisti e dei nazisti, sfilando a fianco dei gerarchi durante la parata della Gioventù Hitleriana, nel 1935.

Un’immersione nella storia

Poi lo scoppio della guerra, ma le attività delle A.R. non diminuirono, pur subendo pesanti attacchi.

A seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943, le “Aquile Randagie”, con altri organismi, generarono l’Organizzazione Soccorso Collocamento, Assistenza Ricercati (Oscar), dedicata al salvataggio di perseguitati, anche espatriati, di differenti nazionalità, razze e religioni.

L’invasione tedesca e la formazione della R.I.S., nel Nord Italia, fece germogliare, infatti, l’attività tendente all’espatrio in Svizzera non solo di ebrei, ma anche di renitenti alla leva e ricercati politici. Si fabbricarono documenti falsi, ma varcare il confine sorvegliato e recintato con filo spinato era periglioso.

Ben rappresentata una delle tante storie, quella del bambino Gabriele Balcone, di madre ebrea, che dopo la cattura dei genitori, in attesa di essere deportato a Buchenwald, venne salvato, con trasferimento in ospedale per un simulato intervento chirurgico, poi il rapimento e, finalmente, dopo un periodo di nascondiglio, l’emigrazione con il padre in Australia.

Nel 1944 Teresio Olivetti e Carlo Bianchi fondarono l giornale clandestino “Il ribelle”, organo di stampa delle formazioni partigiane cattoliche “Brigate Fiamme Verdi” ed ebbero una triste ed eroica fine.

L’Oscar si segnalò anche per gesti di prevenzione contro gli odi e le vendette verso i vinti.

In Lombardia l’attività dell’Asci non dovette per così dire riprendere, essendo stata ininterrotta dal 1928. Nel 1974 l’Associazione si fuse con quella corrispondente femminile, Associazione Guide Italiane (Agi) con la creazione dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci).

Il pubblico entusiasta

Anche un lungometraggio ha celebrato le comunità di servizio, ambientandole nella Milano pre-bellica, con le attività scoutistiche nelle montagne in Val Codera, e la loro aderenza all’Oscar.

In conclusione, questa curata narrazione performativa, che non smarrisce mai il giusto ritmo, tenendo alta la tensione scaturita da quello che pare l’intreccio di due storie, per circa un’ora e trenta, ha saputo intrecciare accadimenti intorno a piccole- grandi esistenze, mettendo a punto la divulgazione di quello che può appellarsi un mosaico composito della Resistenza sotto il peculiare profilo dello scoutismo, caratterizzato da goliardia, alta spiritualità e gran senso morale.

I numerosi spettatori, immersi e entusiasti, non hanno lesinato i giusti riconoscimenti al protagonista e drammaturgo Alex Cendron, così come all’ineffabile Maestro della perfetta organizzazione, Tindaro Granata.

Al termine un gustoso buffet con prodotti locali.

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